Vogliamo conoscere la verità

In questa stagione ancora non ho perso una partita della Robur. Non pensavo di poter essere così emotivamente coinvolto nella rinascita, dopo la vergognosa rinuncia alla serie B ufficializzata quel maledetto 15 luglio di quest’anno. Niente a che fare con la serie cadetta, ma la quarta serie nazionale me la immaginavo diversa, più scarsa tecnicamente, meno divertente. In realtà lo spettacolo offerto, soprattutto dalla Robur, è gradevole, anche se ben lontano dal calcio a cui eravamo abituati.  Spesso ripenso a quanto è successo, soprattutto a quanto non sia stato fatto – da nessuno – per cercare di salvare un patrimonio sportivo di grande valore.

A distanza di mesi qualche nebbia si è diradata e i fatti, nella loro gravità, appaiono più chiari, le responsabilità più nette e tutto questo non può che provocare una rabbia sempre maggiore. È di pochi giorni fa la notizia dell’iscrizione di Massimo Mezzaroma nel registro degli indagati per accesso abusivo al credito, una storia che gira intorno alla cessione del marchio, un’operazione questa che è sempre stata circondata da molti punti interrogativi.

Il personaggio più discusso e discutibile tra coloro che, negli ultimi anni, hanno controllato il pacchetto azionario della vecchia AC Siena, è nel mirino della magistratura cui dovrà dare delle spiegazioni. Ed essere convincente.

Nessuno ci toglie dalla testa che la fine dell’AC Siena sia stata programmata nei minimi particolari e l’amarezza più grande deriva dal fatto di non essere riusciti a capire quello che stava succedendo. Unica giustificazione è che non era facile da capire, il gioco era grande, troppo grande per tifosi e organi di informazione, troppo ben articolato e studiato a tavolino, impossibile da scoprire, se non quando è stato troppo tardi. Nel momento in cui i problemi stavano venendo allo scoperto in tutta la loro gravità, con un’abile mossa, l’attenzione è stata spostata sul nuovo stadio, “sull’unica possibilità di salvezza”, sull’unica strada da seguire per garantire un futuro. Ci siamo caduti come allocchi, per mesi si è pensato solo al nuovo stadio, con raccolte di firme, riunioni, assemblee e quant’altro, senza accorgerci che il Siena era entrato in uno stato di coma irreversibile. Quello che era stato programmato da tempo – da quando il MPS decise di abbandonare al suo destino quel “mostro” che lui stesso aveva contribuito a costruire – il 15 luglio 2014 è puntualmente avvenuto.

Mezzaroma ha cercato di non farsi troppo male e di salvaguardare la propria immagine,  

ma questo avviso di garanzia – che ovviamente non è sinonimo di colpa accertata – potrebbe anche far saltare i piani. I guai per Mezzaroma potrebbero essere solo all’inizio. Come è noto l’AC Siena ha avviato una procedura per cercare di arrivare a un concordato preventivo, evitando così il fallimento, ma niente è ancora sicuro, tant’è che Mezzaroma avrebbe presentato una richiesta di proroga del concordato. L’AC Siena è stato cancellato dal calcio che conta, la sua storia sporcata, la sua immagine graffiata, deturpata, nessuno può fare tornare indietro la storia, ma almeno la verità vorremmo conoscerla. (Nicnat)

Fonte: Fedelissimo Online