Verso la festa del 27 maggio – Ghirardello: “Fu la gioia più bella per la Siena del calcio”

“Era un campionato in cui ogni squadra aveva 4-5 giocatori importanti, che avevano vinto tanto e fatto categorie superiori. Questo la dice lunga sul valore di quel successo”. La vittoria del campionato che proiettò per la prima volta la Robur in Serie A portò anche la firma di Stefano Ghirardello, che al Fedelissimo Online ha ripercorso le tappe di una delle pagine più entusiasmanti dell’ultracentenaria storia bianconera.

Stefano, qual è stato il segreto di quella stagione?

Una forza del gruppo che ha raggiunto livelli incredibili, che partita dopo partita si è cementata sempre di più. Ma non bisogna sottovalutare la bravura di alcuni giocatori a cui si è spalancata la carriera dopo quell’annata.

All’inizio la vittoria del campionato non era nei vostri pensieri.

Eravamo partiti con l’idea di centrare la salvezza. Man mano che passavano le giornate, però, ci rendevamo conto di essere una bella squadra, completa in tutti i reparti. C’erano giocatori tecnici e di personalità, il mix giusto per arrivare fino in fondo.

Un successo più significativo proprio perché inatteso forse.

Vincere un campionato non è mai semplice, ma se parti con i favori del pronostico la vittoria la dai quasi per scontata, quando invece è inaspettata tutto assume un altro valore. Noi ce la siamo proprio goduta.

Quando avete capito di poter riuscire nell’impresa?             

Ricordo un episodio che racconto ancora oggi. Giocavamo in casa col Palermo, che in attacco aveva Di Napoli, Maniero e Zauli trequartista. Alla fine vincemmo 2-0, ma già nel sottopasso guardavo i miei compagni e vedevo in noi la convinzione di sapere di essere i più forti. Quando salutavamo gli avversari al tempo stesso gli incutevamo timori, eravamo molto sicuri di noi. Ciò che ho percepito in quella partita ho fatto fatica a ritrovarlo.

Segnasti diversi gol decisivi, quale ricordi con più piacere?

Per un attaccante i gol sono sempre tutti belli, ma la cosa gratificante è poterlo condividere con i compagni. Un gol è figlio di una comunicazione tra più persone, ci sono valori molto più importanti dentro ad ognuno di essi. Se devo comunque sceglierne uno, dico quello di testa con il Messina che ci permise di vincere 1-0, ha contribuito a dare l’inizio alla nostra cavalcata.

Il punto di svolta della stagione?           

La vittoria in 9 vs 11 contro la Sampdoria. È lì che ci siamo detti che ce l’avremmo potuta fare. Ricordo perfettamente il lancio lungo di Fortin e il gol di Tiribocchi al volo. Quella ha cementato le nostre convinzioni, se vinci una partita del genere vuol dire che il gruppo è granitico.

Un aspetto al quale ha contribuito anche il lavoro di mister Papadopulo.

Con il mister non avevamo neanche il tempo di goderci una vittoria che già si pensava a quella dopo. Anche questo ha fatto sì che ci fosse quella sana rivalità in tutti reparti, che ci ha resi tutti uniti. C’era grandissima unità d’intenti tra di noi.

Qualche aneddoto risalente alla notte di Genova?

Alcune cose non si possono raccontare (ride, ndr). Certo che trionfare in uno stadio del genere non capita tutti i giorni. E mentre noi stavamo vivendo la gioia più importante per Siena, di fronte avevamo il dramma dei nostri avversari che stavano per retrocedere; inferno e paradiso andavano a braccetto nello stesso campo. Sono esperienze che auguro a tutti di poter provare.

C’era uno striscione che campeggiava spesso in curva: “Il ghiro dorme, il Ghira no”.

Lo ricordo bene. Non tutti sanno che ad ideare quella frase fu Emilio De Leo, lo storico vice di Mihaijlovic. Era un mio tifosissimo, spesso mi regalava delle maglie con queste chicche ironiche.

Di cosa di occupi attualmente?

Alleno una squadra in Prima Categoria, ma lo faccio come hobby. Da 9-10 anni lavoro nel campo delle suite per alberghi. Sono spesso in giro, per questo non posso prendermi un impegno a tempo pieno nel calcio. Ma per me è come una terapia, non posso fare a meno di andare la sera al campo. Lo faccio con l’obiettivo di trasferire quelle che sono state le mie conoscenze.

Hai rivisto qualcuno dei tuoi compagni in questi anni?

Il tempo passa, quando esci da certi giri è difficile tenerti in contatto.

L’occasione è dietro l’angolo, per la cena organizzata dai Fedelissimi.

Non mancherò. Sarà emozionante rivedere tanti amici.

(Jacopo Fanetti)

Fonte: Fol