Verso la festa del 27 maggio – Brambilla: “Paolo De Luca l’unico a crederci all’inizio”
“La partita della matematica promozione, la serata di Genova. È quella la prima immagine che mi viene in mente ripensando a quella stagione”. A far parte del gruppo che venti anni fa si rese protagonista della cavalcata in Serie A c’era anche Massimo Brambilla. L’ex centrocampista nativo di Vimercate, che quest’anno ha allenato la Juventus Next Gen, ha ripercorso al Fedelissimo Online i momenti salienti di quell’annata.
Hai menzionato la notte di Genova, ma qual è stato il segreto alla base di quel successo?
Giocavamo in una cornice di pubblico spettacolare, con tanti tifosi venuti al nostro seguito, ma eravamo molto tranquilli perché sapevamo di avere altre due partite per fare i punti della matematica. La tranquillità è stato il segreto.
Arrivavi dal Torino.
Ero reduce da cinque anni al Toro e avevo avuto altre richieste, alcune delle quali mi avrebbero permesso di restare in A. Una volta sfumate ho accettato Siena con tanto entusiasmo. Nelso Ricci mi aveva convinto del progetto che inizialmente non prevedeva di salire al primo colpo.
Che spogliatoio trovasti?
Si percepiva che c’era entusiasmo, del resto l’anno prima la squadra si era salvata con una rimonta incredibile. Ripartiva quindi da basi solide a cui era stato aggiunto qualche giocatore di esperienza. La squadra in effetti si è rivelata subito molto forte e forse siamo andati oltre le aspettative.
C’è stata una svolta nel corso della stagione?
Secondo me no. La chiave della nostra vittoria è stata la regolarità, quella continuità di risultati che in Serie B è fondamentale. Strada facendo ci abbiamo creduto sempre di più, capendo quale fosse il nostro valore reale. L’alchimia fra tutte le componenti, società, squadra e tifosi, ci ha portato a vincere.
Quanto è stato importante Papadopulo in quella stagione e nella scelta di intraprendere la carriera da allenatore?
Il mister era riuscito a creare un gruppo forte, in cui c’era grande competitività. Ognuno metteva a disposizione del gruppo le proprie qualità. Lui stato un esempio, ci faceva lavorare tanto ma dava grande importanza al clima nella squadra. Sembrano frasi fatte, ma è vero quando si dice che è il gruppo a fare la differenza. È uno spunto da cui ho preso esempio per il mio percorso da allenatore.
Quali sono i ricordi del presidente De Luca?
Il suo grande entusiasmo, il fatto di essere sempre ottimista. Ad inizio anno aveva sempre parlato di andare in Serie A, era l’unico che ci credeva veramente. Strada facendo abbiamo capito quanto ci avesse visto lungo. Il suo entusiasmo e la sua positività sono stati contagiosi.
In questi anni hai avuto modo di risentire qualcuno dei tuoi compagni?
Con Radice siamo amici sin da bambini, abbiamo fatto insieme tutto il settore giovanile nel Monza, per poi ritrovarci a Siena in quell’annata. Ogni tanto mi è capitato di sentire anche qualcun altro, con Ruggero continuiamo a sentirci spesso perché l’amicizia nasce ancora prima.
Ti vedremo alla festa organizzata dai Fedelissimi?
A causa di vari impegni probabilmente non riuscirò ad esserci. Colgo l’occasione per abbracciare tutti i tifosi della Robur e mandare loro un grande saluto.
(Jacopo Fanetti)
Fonte: Fol