Una riflessione sullo stadio da parte del SC Fedelissimi

Nel corso dell’ultima assemblea generale del SC Fedelissimi, è stato affrontato l’argomento stadio, non tanto per le condizioni pessime in cui si trova attualmente, quanto per l’insistenza con cui viene inserito nelle trattative di cessione della società. Al termine dell’assemblea è stato stilato, letto e approvato il seguente documento che proponiami ai soci, a tutti gli sportivi e ai vari candidati a sindaco impegnati nella prossima tornata elettorale.

 

Lo stadio Franchi, il vecchio Rastrello, si trova praticamente nel centro storico e all’interno del perimetro del patrimonio UNESCO.  Ai tempi della serie A veniva apprezzato proprio per questa caratteristica.

Ma proprio per questo è una zona troppo delicata per essere concessa facilmente a privati i quali in cambio dell’ammodernamento della struttura intendono ammortizzare i costi del rifacimento dell’impianto sportivo proponendo compensazioni che prevedono l’edificazione di volumi ad uso commerciale. Tutti i progetti di cui si è parlato fino ad ora prevedevano molte di queste opere rendendoli impattanti e sostanzialmente impossibili da percorrere sia per le necessità urbanistiche e per bacino d’utenza anche prevedendo un ritorno in categorie superiori.

Rifare lo stadio è un affare o un costo?

–          Se è un affare perché il Comune deve demandare ad altri questo business?

–          Se è un costo, perché dovrebbero venire da fuori a spendere i soldi per la comunità senese?

Partiamo da un presupposto: sullo stadio bisogna intervenire, senza ombra di dubbio adesso si è arrivati al limite della decenza e della praticabilità: è anche a rischio omologazione per le stagioni future.

 

Altre realtà italiane dove sono stati costruiti stadi di proprietà.

Fino ad oggi si contano sulle dita di una mano: Udine, Juventus, Bergamo, Albinoleffe, Frosinone. Tutte queste realtà hanno una cosa in comune: proprietà pluridecennali alla guida della società di calcio. Stessa cosa non si può certo dire di Siena dove si cambia società di media ogni due anni.

E il Comune dove trova i soldi?

In questo modo tutta la cittadinanza deve pagare lo stadio ai tifosi?

Il Comune può accedere rapidamente al Credito Sportivo e realizzare un’opera progettata per essere al servizio dei cittadini: questo include la realizzazione di strutture di utilità pubblica come il rifacimento della Palestra Comunale o la sistemazione del Posteggio (il più remunerativo di quelli attualmente esistenti).

La ristrutturazione, perché è solamente questo che chiediamo, deve essere un intervento a misura di Siena: una capienza da 8mila – 10mila posti tutti coperti è sufficiente. Una struttura essenziale, leggera che non gravi sulla città ma sia una risorsa anche per eventi culturali e concerti.

Lo stadio di Siena è già polivalente e usufruito 365 giorni all’anno: per 346 giorni è un posteggio e per 19 è uno stadio, ogni intervento deve tenere conto di questo, per questo è legittimo presupporre il coinvolgimento di SIGERICO che il posteggio lo gestisce, ne trae profitto e con la ristrutturazione potrebbe anche ricavare altri posti e box auto da vendere o affittare.

Ma allora se non c’è un ritorno economico perché uno deve prendere il Siena?

Una risposta semplice non c’è tuttavia possiamo basarci sugli eventi degli ultimi anni per capire che fare dello stadio uno specchietto per le allodole per chiunque si avvicini ad una trattativa per rilevare la Robur è controproducente.

Far credere, come è stato fatto, che comprare il Siena equivale all’avere la prelazione su una mastodontica opera piena di spazi commerciali è un errore grossolano: attira a Siena solo speculatori che appena si accorgono che non faranno nulla si dileguano.

Chi è interessato al Siena lo deve essere solo per la squadra di calcio, non per altre intenzioni così come nella stragrande maggioranza delle altre realtà italiane soprattutto in città con dimensioni e tradizioni sportive come la nostra.

Siena Club Fedelissimi