Testa sulle spalle e grande coraggio: la bella storia dell’ex Jonathan Signorini

“Siena è una città bellissima e che mi ha accolto benissimo. Per me è come se fosse casa”. Esordisce così al Fedelissimo Online Jonathan Signorini, ex calciatore delle giovanili della Robur che ormai da qualche mese ha abbandonato il calcio per aprire una propria azienda agricola

Jonathan Signorini, che ricordi hai del Siena calcio ?

Era un ambiente non valido, di più. Mi sono trovato benissimo. Ho giocato con la Juniores, con la quale ho vinto il campionato di categoria, e ho avuto l’opportunità di allenarmi con grandi campioni come Portanova e Vergassola dato che Morgia mi portava spesso ad allenarmi con la prima squadra

Hai citato Portanova e Vergassola, due autentiche leggende. Che rapporto avevi con loro?

Fantastico. Quasi non si notava la differenza tra le nostre carriere. Loro avevano giocato a lungo in Serie A, ma erano rimaste persone molto umili. Portanova mi ha accolto come un figlio, andavo spesso anche nel suo negozio. Di Vergassola, invece, ricordo quando mi riaccompagnò a casa dopo una seduta di fisioterapia.

Poi ad un trattato hai deciso di cambiare strada. Cosa ti ha portato a questa decisione?

Mi ero stufato degli stipendi troppo bassi. In quelle categorie gli stipendi sono dei semplici rimborsi spese. Vengo da una famiglia normale, mi pagavano l’affitto i miei genitori.

Cosa hai fatto appena hai smesso con il calcio?

Sono andato a vivere all’Elba e ho lavorato come sommelier. Poi sono tornato a casa, a San Marcello Pistoiese, e ho aperto una mia azienda agricola.

Jonathan, è stata la scelta giusta?

Decisamente. Era un mio sogno. Mio nonno mi ha trasmesso la passione e alcuni trucchi del mestiere. Piano piano mi sto facendo strada in questo mondo. Sono felice di aver fatto questa scelta

Segui ancora il calcio?

No, per niente. Non saprei dirti nemmeno chi allena l’Inter. Nel calcio di oggi non c’è più umiltà. Se mi chiedi il mio giocatore preferito dico Baggio per il suo carattere e il suo carisma. (Alessandro Gonnelli)

Fonte: FOL