Stadio: Montanari e quella Pec che chiede un risarcimento danni
L’ultimo segno di vita di Emiliano Montanari è una Pec inviata alle ore 10.51 dell’11 maggio dallo studio legale M&D di Roma al Comune di Siena. L’ingegnere romano contesta l’avvio, il 21 aprile, del procedimento di risoluzione della convenzione sullo stadio. Il presidente del Siena ritiene del tutto insussistenti i presupposti per risolvere unilateralmente il contratto: l’inizio dei lavori entro 180 giorni dal verbale di consegna e la fine dei lavori entro marzo 2023 (poi prorogata all’agosto 2023). Vediamo nel dettaglio le sue argomentazioni, tratte dalla determina pubblicata sull’Albo Pretorio a firma del responsabile Iuri Bruni. Un modo per mettere i bastoni tra le ruote, che fa capire come la situazione potrebbe non avere un epilogo breve. Montanari, tanto per fare un esempio, nella Pec citata chiede un risarcimento dei danni in caso di decadimento della convenzione, cosa poi effettivamente successa ieri.
Il primo punto della difesa di Montanari, dicevamo, è l’inizio dei lavori. Il Siena ritiene che nel corso del sopralluogo allo stadio del 7 febbraio, i rappresentanti delle parti “convenivano chiaramente” che i lavori avrebbero avuto inizio dopo l’ultima gara di campionato (24 aprile contro l’Entella), e in caso di accesso ai playoff “sarà oggetto di confronto tra le parti l’eventuale posticipo dell’inizio dei lavori”. La Robur, sostiene Montanari, è venuta a conoscenza dell’impossibilità di partecipare ai playoff soltanto l’8 maggio (giorno del -4 da parte del Tfn), mentre il procedimento di revoca della concessione è partito il 21 aprile, quando ancora Montanari non sapeva (o meglio faceva finta di non sapere) dell’esclusione dai playoff.
Il Comune di Siena replica sostenendo che nel sopralluogo del 7 febbraio fu l’architetto Angelo Nazzarro, in rappresentanza dell’Acr Siena, a dichiarare che i lavori sarebbero iniziati dopo l’ultima partita di campionato, “fatto peraltro non avvenuto alla data odierna”, sottolinea il Comune. Frase estrapolata da un semplice verbale redatto sul posto che deriva “dalla semplice dichiarazione del concessionario senza alcuna accettazione da parte dell’amministrazione”. L’amministrazione comunale ricorda inoltre che la sua volontà non è mai stata quella di considerare il termine di avvio dei lavori come perentorio, altrimenti “avrebbe dovuto risolvere la convenzione tempo addietro e cioè a dire allo scadere del 180° giorno dalla data di sottoscrizione del verbale di consegna dei lavori”.
L’altro punto è la violazione del termine di conclusione dei lavori. Il Siena ricorda la proroga concessa dal Comune, da fine marzo a fine agosto, e quindi, alla data del 21 aprile, “non è incorsa in alcun inadempimento” (come se bastassero 3-4 mesi per completare il tutto). Qualora l’amministrazione comunale dovesse risolvere il contratto, prosegue la difesa del Siena, “sarebbe evidente l’illegittimità e/o l’illiceità di siffatto operato con conseguente onere per la medesima amministrazione di provvedere al ristoro dei danni arrecati alla scrivente”.
Qui il Comune cita la relazione tecnica del dirigente comunale Paolo Ceccotti, dopo il sopralluogo del 4 aprile, in cui emerge che il Siena aveva “disatteso completamente quanto riportato nel cronoprogramma trasmesso e di non poter di fatto rispettare le tempistiche previste”.
L’amministrazione comunale evidenzia che l’operato della società, “in tutta evidenza in aperto contrasto con i più basilari canoni di correttezza e buona fede”, ha comportato e tutt’ora comporta un evidente rallentamento nell’avvio dei lavori, “a sua volta di per sé foriero di ingenti danni (…) per la cittadinanza tutta”, e per questo si riserva “di richiedere il ristoro dei danni subiti”.
La determina che sancisce il decadimento della convenzione evidenzia anche “l’incuria e il potenziale danno all’impianto sportivo” perché, essendo scaduto il contratto del custode, è venuta meno la figura preposta al mantenimento del terreno di gioco, che deve essere innaffiato almeno una volta al giorno e tagliato ogni due giorni, “e se non si mantiene il perimetro del terreno di gioco almeno ogni cinque giorni, il campo rischia di essere irrecuperabile nel giro di tre settimane”. (Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol