Si gioca con il fuoco
Domenica dopo domenica l’incubo dei playout si avvicina sempre di più. Mentre guardavamo in alto e speravamo in un posto al sole, non ci siamo accorti che ci stava franando la terra sotto i piedi. Sabato contro il Gubbio l’ennesima dimostrazione di una squadra in bambola, confusionaria, distratta, senza idee e fragile come un materassino in mezzo all’oceano. L’obiettivo reale, dopo tanti, troppi trionfalismi enunciati e sbandierati, la missione è diventata quella di evitare i playout, una trappola che per il Siena attuale potrebbe essere fatale. Pessimisti? No, realisti e non prendere in seria considerazione questa valutazione sarebbe un suicidio. E’ normale, scontato, giusto, ma anche facile, far ricadere tutte le responsabilità di questo pessimo momento su chi scende in campo – che le loro colpe ce l’hanno eccome – ma sarebbe da miopi non valutare tutto ciò che è successo da quel 25 agosto in cui il sindaco assegnò la società alla holding armena. Come al solito i numeri sono più esplicativi delle parole: 80 giocatori ingaggiati, 3 presidenti, 3 Direttori Generali, 3 Direttori sportivi, 8 allenatori, il tutto in soli 20 mesi di gestione della Noah Investiments Holding!. Sconfitte mai dimenticate in campi impensabili, cadute casalinghe con squadre che vedono nella serie D la loro massima aspirazione, delusioni su delusioni, caos e tanti episodi che non potranno mai essere dimenticati. In mezzo il pur importante ripescaggio, ma che se non saremo bravi a difendere perderà ogni valore, aumentando solo la rabbia. La Noah è l’azionista unico dell’ACN Siena, i fatti dimostrano che Gazayan è stato fatto fuori e che al timone della società è tornato Roman Gevorkyan, lo ha dichiarato anche il neo presidente e il DG trabucchi in più di un’occasione, ma se chiediamo una visura camerale scopriamo che in realtà niente è cambiato e tutte le quote del Siena sono ancora in mano alla famiglia Gazaryan, che però è di fatto fuori dalla gestione della società. Misteri su misteri, poca trasparenza con l’unico risultato di un ulteriore allontanamento della proprietà – e quindi della società e della squadra- dai tifosi e dalla città. Non c’è più nessun motivo per avere fiducia in questa proprietà che, a nemmeno due anni dal suo insediamento, non è riuscita a costruire niente e non ha mantenuto nessuna delle promesse annunciate trionfalmente. Si, la squadra ha le sue colpe, ma mai come in questo caso è appropriato rispolverare il vecchio detto che il pesce puzza sempre dalla testa. (NN)
Fonte: FOL