Si gioca? Ci scrive Andrea Sordi
Ho letto il resoconto dell’odierno incontro con il Presidente Ponte, ho letto il comunicato stampa della Robur Siena.
La sintesi sembrerebbe essere: senza impianti sportivi non entrerebbero nuovi soci, senza quest’ultimi non appare possibile costituire una società di capitale, senza di essa non ci può essere un consiglio di amministrazione che, invece, è necessario per nominare un Direttore Sportivo, indispensabile per avviare la scelta del tecnico e del suo staff e quindi formare la squadra.
Dunque: SENZA IMPIANTI NON C’E’ SQUADRA. SENZA SQUADRA NON ESISTE IL SIENA!
Bene, allora sino ad ora si è scherzato ovvero si è giocato al famoso “Gioco dell’Oca”, nel quale uno sfortunato lancio dei dadi ti riporta alla casella di partenza!
Insomma, per dirla tutta, è passato un anno, bello o brutto a seconda della lettura che gli vogliamo dare, per tornare dove eravamo, pari, pari, dodici mesi fa. Sicuramente non andiamo avanti, forse torniamo indietro o forse procediamo a piccoli passi, contentandoci, se va di lusso, ad un anonimo campionato nel quale potremmo anche salvarci, ma all’ultimo minuto dell’ultima partita di campionato.
Certo arrivare ad oggi e scoprire che a Siena non ci sono impianti, mi sembra veramente curioso. A Siena non ci sono mai stati impianti: anche un anno fa non c’erano impianti, altrimenti la squadra non veniva portata al Pontaccio di Rosia!
Sinceramente mi infastidisce non poco che, a giugno inoltrato, si chieda la benevolenza del Sindaco di Siena per risolvere gli arcinoti problemi infrastrutturali, quando ben sappiamo che il “Nostro” non è quello che può definirsi un decisionista e, vista l’attualità, non appare nelle migliori condizioni per eseguire forzature che, in altri momenti, sarebbero state fatte pur conscio, come minimo, delle più urticanti conseguenze politiche.
Allora? Non lo so. Certo è che profilandosi la possibilità di vincere un campionato e di tornare a competere in categorie dove la buona volontà non è più la discriminante prioritaria, mi sarei aspettato un minimo di programmazione o, quanto meno, una corretta valutazione delle possibili problematiche con il conseguente e naturale approntamento di un ventaglio di soluzioni.
L’attualità appare curiosa, forse capziosa, se non addirittura irritante. La sensazione che provo è che qualcuno, come dicevano prima del 1959, abbia intenzione di “tagliare il paglione”.
Andrea Sordi