Serie A, trentunesima giornata: Il punto di Paolo Soave

E pur si muove. Inguaribilmente galileiani proviamo un brivido scorrendo la classifica dal secondo al penultimo posto. Con esclusione delle estremità, tutto è possibile, e almeno la palla guizza libera e spensierata. La trentunesima regala, fra cappellate, tensioni e qualche pregevolezza, ventinove reti per tre successi casalinghi, cinque pareggi e due vittorie esterne.  

Ci vorrebbe un'idea un pò bizzarra per fermare il campionato e prendere tempo, come ad esempio nominare due commissioni di saggi. Non si sa come, ma la Robur all'istante sarebbe salva. Eppure verso le 17 si esce mesti dal Rastrello. 270 minuti senza reti in casa e altrettanti tiri, neanche contro il tranquillissimo Parma che in trasferta non aveva mai mantenuto inviolata la porta. Sembra impossibile ma la salvezza resta lì, la possiamo toccare tanto è vicina anche se tecnicamente parlando è quasi un'eresia per una squadra incapace di costruire gioco. Calato il sole gelide ombre si allungano sulla nostra magica conca. Possibile salvarsi in queste condizioni? In molti si chiedono se questa squadra non possa dare qualcosa in più, così, tanto per non aver rimpianti. Tocca rimediare in trasferta e continuare a confidare nell'inattesa benevolenza di Eupalla.

Tra il Bayern e il Bayern. Che fatica per la Juve piegare la resistenza del Pescara. Ci vogliono oltre 70 minuti per bucare Pelizzoli, in giornata di grazia. Il pallottoliere bianconero si sblocca per il rigore causato da Rizzo, espulso, e trasformato da Vucinic, inquieto e indolente genio balcanico che fa imbestialire Conte. Poco dopo il medesimo chiude il conto con eleganza (nono centro). Figuraccia per Storari, che si fa sorprendere nel finale dal missile di Cascione: un tiro in novanta minuti e un goal, non sembra un momento felice per i portieri juventini. Buffon avrà modo di riscattarsi questa sera con il Bayern, arduo ostacolo per la vecchia signora, ancora una debuttante al gran ballo delle grandi d'Europa. Chiede solo un finale dignitoso il Pescara. Magari  non da subito…

Splendide fiammate di Napoli stendono nel primo tempo il Genoa al San Paolo. Tridente tirato a lucido e troppo forte per le maglie larghe del Genoa. Sblocca Pandev, poi è il solito Dzemaili a suggellare il lavoro dei compagni più raffinati. La storia non cambia nella ripresa: grifone innocuo e partenopei devastanti negli spazi. Cavani si fa neutralizzare il terzo rigore stagionale da Frey. Ci prova in tutti i modi il matador, ma non è serata. Prezioso allungo dei partenopei sul Milan, mentre il Genoa è atteso da un derby cruciale.

Succede un po' di tutto al Franchi. Il Milan pare a lungo una corazzata sul campo della Fiorentina. I viola palleggiano come al solito ma non trovano sbocchi, i rossoneri sono letali quando innescano il tridente coloratissimo con Balotelli centrale, El Shaarawy (sacrificato) e Boateng larghi. Pizarro scherza con Montolivo, che picciona prima lui poi Viviano. Ammutolito il tifo di casa che fino a un attimo prima aveva fischiato l'ex pupillo. Tagliavento esagera sventolando il rosso a Tomovic per fallo su El Shaarawy. Nella ripresa il raddoppio di Flamini, che corregge in porta un cross basso, ha tutta l'aria di chiudere il conto, ma la viola, che non vuol abbandonare il sogno europeo, trova un insperato duplice guizzo, ovvero due rigori due, trasformati da Ljajic e Pizarro. Allegri allucinato per l'occasione mancata che avvantaggia il Napoli e le inseguitrici. Nervi tesi fra i vip della tribuna, fra l'ira di Galliani e i consueti balletti di Della Valle junior. Prima giornataccia milanista per Balotelli, che si becca la multa del controllore in treno per una sigaretta di troppo e soprattutto il cartellino di Trentalange che gli farà saltare lo “spareggio” con il Napoli.

Solito derby capitolino: tanta grancassa, un po' di violenza e tutti a casa. Ogni volta sembra che fra laziali e romanisti sia il giorno del giudizio e che in palio ci sia la Champions League. Dopo il consueto casino fuori dallo stadio, con le immancabili coltellate, sul campo le due contendenti si randellano che è un piacere e si concedono un tempo a testa. Parte bene la Lazio, in vantaggio con Hernanes, che poi però fallisce il possibile raddoppio dal dischetto e regala ingenuamente a sua volta il penalty per mani su Pjanic, immancabilmente trasformato da Totti per l'apoteosi giallorossa. Roma più tonica nella ripresa, sfiora il successo in rimonta dopo l'espulsione di Biava. Alla fine i laziali mantengono il primato cittadino e festeggiano. Il piazzamento Champions sfuma quasi del tutto per i gallorossi, ma Totti, che vuol giocare fino al 2020 e forse i suoi glielo consentirebbero, ha pur segnato. Frena anche la Lazio, messa maluccio in Europa League dopo lo 0-2 subìto in Turchia.

Follia interista. A San Siro l'Inter conta gli assenti, cui si aggiunge in corso d'opera Cassano. Contro l'Atalanta sblocca e si sblocca poco prima dell'intervallo Tommaso Rocchi, al centesimo sigillo in A. Sfrutta di mestiere un corner andando a tagliare sul primo palo, indisturbato. Ma è partita tirata e pazza. Nella ripresa pareggia il buon Bonaventura, ma giusto il tempo di metter palla al centro e a colpire è Alvarez che sfrutta una goffaggine difensiva degli orobici. L'incompreso argentino si esalta col bel 3-1. Sembra finita, macchè. L'Atalanta cala l'asso, Denis, che ne mette a segno tre, il primo su rigore immaginifico decretato da Gervasoni, gli altri di qualità e mestiere (in tutto fanno quindici). In una decina di minuti l'Inter dilapida tutto, a partire dalle residue speranze Champions. Moratti, furente contro l'arbitro, dice di non credere più nella buona fede. Che ci abbia creduto solo al tempo degli scudetti in serie? La solita isteria interista a coprire come foglia di fico la pochezza dei suoi. Inconsistenza sconcertante di una squadra anche sfortunata, ma certamente mediocre e fiacca, che chiude con indegna rissa finale innescata da schelotto contro i suoi ex compagni. I quali non potevano onorare meglio la memoria di Ruggeri. Lassù qualcuna ama la Dea, ed è ricambiato. 

Frena il Catania che non sa superare al Massimino il Cagliari, anche per le molte e pesanti assenze. Buona prova dei sardi, che ci provano soprattutto col piccoletto Sau. Non sanno dove giocheranno le partite casalinghe, ma a 39 punti è un pensiero relativo. Gli etnei sono prossimi a toccare il record di punti stabilito nella passata stagione (48), ed è già tanta roba.

Torna a sorridere l'Udinese e il merito è in buona misura di Totò Di Natale, che contro il Chievo sfrutta la pollaggine di Puggioni, che arrischia un dribbling di tacco, poi con splendido diagonale effettato al volo infila sul palo lungo (diciassette reti). Totò mostra sotto la maglia la faccia del grande Califfo che ci ha lasciato ed è un grande anche per questo. In effetti genio a parte, tutto il resto, come avrebbe detto proprio Califano, è noia. In chiusura di tempo il difensore ospite Papp con deviazione ravvicinata riapre i conti, ma è un'illusione. Nella ripresa colpisce anche Benatia, poco avvezzo alla rete. Ai veneti, a quota 35, manca qualche punto, pochi perchè possano essere considerati a rischio.

Discreta e incerto fino all'ultimo Bologna-Torino. Una respinta corta di Curci favorisce Barreto che porta in vantaggio gli ospiti, poi nella ripresa salgono in cattedra i felsinei che ribaltano con l'ottimo Kone e con Guarente. Rolando Bianchi parte dalla panchina ma vorrebbe restare in granata e nei secondi finali trova il rocambolesco pareggio (nono centro). Entrambe fanno un passo avanti e non ne mancano molti a raggiungere il traguardo della salvezza.

Momentaccio Samp. In pochi giorni ne busca due volte in casa, prima nel recupero con l'Inter, poi contro il Palermo. Von Bergen picciona Romero, inquietante portiere argentino che resta impalato su una palla lunga che suggeriva l'uscita facile facile. Prima dell'intervallo è Munari a trovare il pareggio, ma sarà l'unica scossa dei blucerchiati, impalpabili nella ripresa. Continua a funzionare l'asse Miccoli-Ilicic, in goal per il vantaggio, poi è Garcia a chiudere di testa su corner. E' un successo che potrebbe rappresentare la svolta nel tormentato torneo dei rosanero. Che Sannino abbia trovato la pozione magica? In fondo un po' di qualità nella truppa siciliana ci sarebbe. 

La trentaduesima si apre sabato prossimo alle 18,00 con Pescara-Siena, a seguire alle 20,45 Atalanta-Fiorentina, poi domenica alle 12,30 Bologna-Palermo, Cagliari-Inter, Chievo-Catania, Genoa-Samp, Parma-Udinese, Torino-Roma e a chiudere i due posticipi delle 20,45 Milan-Napoli e Lazio-Juventus. Poche chiacchiere: convinciamoci che la salvezza non è una chimera e si vada a Pescara per vincere (paolo soave). 

Fonte: Fedelissimo online