Serie A, trentaduesima giornata: il punto di Paolo Soave
Calcioprimavera. Quelli che con il ritorno dei campi asciutti…, quelli che ora si vede chi ha ancora un po' di benzina…, Quelli che alla fine succede un po' di tutto… Quelli che tanto ci sono sempre gli arbitri… Ogni stagione pallonara ha le sue chiacchiere, più o meno sempre uguali. Come gli scontri scontri fuori dagli stadi, che non dovrebbero più essere nemmeno di moda, oh yeah. La trentaduesima regala ventitre reti per ben cinque successi esterni, uno solo interno e quattro pareggi.
Profumo di salvezza. Il vecchio cuore della Robur lascia intravedere insperate possibilità di realizzare la madre di tutte le imprese, nella stagione più difficile, nel campionato complessivamente più scadente, con una squadra che non è certo fra le migliori messe in campo dalla società in questi gloriosi anni di serie A. La primavera sboccia in riva all'Adriatico, in casa degli abruzzesi, gente ospitale e schietta, come lo striscione riservato a Delli Carri. Il delfino ormai boccheggia e riserva solo un orgoglioso colpo di pinna nella ripresa. Robur più squadra, più lucida, del resto ci sarebbero dodici punti di differenza sul campo. Le altre steccano e se solo riuscissimo a vincere qualche volta in casa… Avanti col cuore e con il contropiede, fino in fondo.
Nel posticipo dell'Olimpico provano a rifarsi le grandi deluse d'Europa, la Juve teutonicamente maltrattata e la Lazio liquidata dai sempre tignosissimi turchi. La vecchia signora sigilla lo scudetto già saldamente sulle sue mani passeggiando sui resti della squadra di Petkovic, decimata e poco lucida. Cana ne combina di tutti i colori propiziando subito il rigore su Vucinic trasformato da Vidal. Sempre il cileno poco dopo raddoppia. Centrocampo folto per Conte e una sola punta, il montenegrino. Il secondo titolo consecutivo è tanta roba e il tecnico giustamente lo sottolinea. Per la Champions occorrerà attrezzarsi meglio. Si è parlato sin troppo della differenza di budget per giustificare il pesante 0-4 complessivo subìto dal Bayern. E lo stadio di proprietà? Non riduciamo l'amato football a un vile determinismo di quattrini, che contano molto, certo, ma non sono tutto, perchè poi la palla guizza sul campo anche secondo altre traiettorie. Lazio agganciata in classifica dalla Roma ed egualmente lontanissima dalla terza piazza. Alla distanza si sta squagliando la truppa di Petkovic che aveva condotto una prima parte di stagione brillantissima.
A San Siro la sfida di giornata fra le massime pretendenti alla seconda piazza è preceduta dai consueti tafferugli. Pochi giorni dopo gli incidenti di Roma, ci risiamo. I rossoneri perdono l'occasione forse irripetibile di avvicinare la seconda piazza con un pareggino che sta bene invece ai partenopei. Allegri, già privo dello squalificato Balotelli, rinuncia anche a El Shaarawy e rilancia Robinho. Ci vorrà l'infortunio di Boateng per far entrare il faraone. Il risultato si sblocca grazie al fendente di Flamini imbeccato da Pazzini, ma è breve gioia, subito strozzata da Pandev su assist di Hamsik. L'espulsione di Flamini nella ripresa per una randellata su Zuniga spegne i residui ardori del Milan e imbaldanzisce il Napoli, che tuttavia si accontenta di gestire il risultato propizio. D'altra parte erano solo le seconde forze di un mediocre torneo.
La Fiorentina puntella il quarto posto a Bergamo, terra calcisticamente non delle più ospitali. Contro gli orobici, che cominciano ad essere stanchi e in fondo anche appagati, non serve la verve migliore. La viola passa grazie ai cambi azzeccati da Montella: Ljaic produce il rigore sblocca partita facendo rimpallare sulla mano di Stendardo. Dal dischetto realizza Pizarro. A chiudere è – incredibile a dirsi – il già giubilato Larrondo, che dal vertice sinistro controlla e scaraventa sotto la traversa, tutto col suo piedono mancino, notoriamente non dei più vellutati. Espulso Denis per fallaccio inutile a mezzo campo. Male che vada sarà Europa League per la viola, mentre l'Atalanta arranca un po' alla ricerca degli ultimissimi punti.
Bella battaglia all'Olimpico di Torino. Si impone la Roma di poco, in buona sostanza per la carezza dolcissima di Lamela che dal vertice destro beffa Gillet (quattordicesimo centro). Colpo da fuoriclasse, chapeau! In precedenza era stato il discusso Osvaldo (dodicesima rete) a far centro solo soletto in area. Toro sfortunato, dati i legni colpiti. Vano il pareggio di Bianchi (fanno dieci), che nel corpo a corpo beffa Burdisso. Padroni di casa trascinati da Cerci che pennella assist e coglie i pali. Giallorossi, che finiscono in dieci per l'espulsione di Balzaretti, in scia Champions, più verosimilmente nell'Europa che conta di meno, aspettando forse per il futuro Allegri. I granata devono amministrare bene il vantaggio (otto punti) sulla zona retrocessione.
Dodicesima sconfitta per la sciagurata Inter di Stramaccioni. A Trieste i nerazzurri, opposti al sempre vivace Cagliari, partono bene trascinati da un Rocchi che vorrebbe guadagnarsi la conferma. Le sue speranze si stampano sul palo. Cede anche Nagatomo, ennesimo infortunato di stagione. Pinilla è imprendibile per la difesa ospite. Risultato sbloccato dal medesimo per rigore francamente inesistente, che fa conto pari con quello precedentemente non visto da Celi su Ibarbo. Poi è lo stesso bomber cileno a raddoppiare quando l'Inter è ormai esausta, abbattuta dalla sfortuna oltre che dai propri evidenti limiti. Un po' di ragione Moratti forse ce l'ha, ma i suoi attacchi alla classe arbitrale sono devastanti per l'Inter: da un lato innervosiscono i fischietti, dall'altro deresponsabilizzano i giocatori che dovrebbero render conto del loro fallimento. Sembra davvero di essere tornati a qualche anno fa, prima di calciopoli.
Senza Di Natale si scatena Muriel. Al Tardini l'Udinese passeggia su un intorpidito Parma. Il giovane attaccante già seguito dai club che hanno i danari non trova ostacoli nel pomeriggio emiliano, ben assecondato dai compagni. Sblocca con pregevole diagonale angolato, poi incrementa il bottino assieme a Pereyra. Difesa di casa in confusione, Amauri e Belfodil abbandonati e sostanzialmente inoffensivi. Una giornata di svaga può capitare, per l'inizio afoso della primavera e soprattutto per il 39 punticini messi in carniere sinora dagli uomini di Donadoni. Che tuttavia escono dal campo sommersi dai fischi, perchè a Parma si vorrebbe qualcosa di più di una brillante salvezza. I friulani veleggiano in ottava posizione sotto di due sole lunghezze l'Inter.
Anche al Bentegodi fa caldo. Chievo e Catania sono abbastanza accademiche. La cronaca si nutre prevalentemente di una bella girata al volo di Thereau su cross di Pellissier, e delle parabole sempre raffinate del buon Lodi. Ecco un numero 10 che meriterebbe la chiamata di una grande, essendo forse l'unica alternativa nazionale a Pirlo. Etnei ormai prossimi a superare quota 48 per migliorare il recond di punti; mentre il Chievo vivrà al Rastrello il decisivo crocevia della sua stagione.
Al Barbera sembra tutto deciso dopo una manciata di minuti. Partenza veemente dei rosanero che trovano il vantaggio sul consueto asse Miccoli-Ilicic, che col suo piedone continua a trovare con rasoterra mortiferi il palo lungo. Nell'occasione Curci pare un po' sorpreso, ma si rifarà. Uno pensa: il Bologna, a 37 punti, è molle… Invece passa una decina di minuti, una palla apparentemente inoffensiva corre lungo tutta la linea dell'out destro della squadra di casa, Sorrentino esce a gatto morto e non afferra la sfera. Gabbiadini raccoglie insacca e ringrazia. Sannino non si avvilisce: il Palermo continua a fare la partita e a creare buone occasioni, ma ha il fiato corto. Il punto finale serve solo ai felsinei.
Il derby della Lanterna è ricco di tensioni e poverissimo di gioco. La Samp passa grazie alla punizione beffarda di Eder. Ormai tutte le barriere fanno lo stesso errore: o saltano aspettandosi la traiettoria alta o non tengono ranghi serrati, come è successo anche ai nostri a Pescara. Un tempo i giocatori si preoccupavano di difendere l'integrità dei propri gioielli, oggi hanno più cura dei loro fini lineamenti. Insomma la barriera rossoblu salta e Eder la mette bassa sul palo che doveva essere coperto. Reazione confusa del grifone, che perviene al pari grazie a Matuzalem, precedentemente segnalatosi per un fallaccio meritevole del rosso, che beffa con un finto cross l'imbarazzante Romero, uno dei portieri meno rassicuranti del torneo. Il cuore del Genoa non basta nel finale nonostante la superiorità numerica per l'espulsione di Costa.
Siamo in vista della treentatreesima e sale la febbre. Si apre sabato 20 alle 18,00 con la delicata Genoa-Atalanta, seguita alle 20,45 da Udinese-Lazio. Domenica alle 12,30 l'inutile Inter-Parma, poi alle 15,00 Bologna-Samp, il derby Catania-Palermo, Fiorentina-Torino, Napoli-Cagliari, Roma-Pescara, Siena-Chievo e alle 20,45 si chiude con Juve-Milan. L'iniezione di adrenalina di Pescara darà più spinta ai nostri contro il Chievo? Popeye Iachini sa di dover provare qualcosa di nuovo in casa, che sia la potenza di Pozzi o la velocità di Agra. Prendiamo il vento che ora spira nella giusta direzione (paolo soave).
Fonte: Fedelissimo Online