Serie A quattordicesima giornata: il punto di Paolo Soave
Juve contro Milan: la fame di Conte o la serenità di Allegri? La cattiveria di Ibra o la faccia d’angelo di Pirlo? La furia di Boateng o la freschezza di Marchisio? Sarà questa la lunga sfida scudetto? Le altre sono ancora alla ricerca della loro identità. La quattordicesima offre diciannove reti per cinque successi interni, tre vittorie in trasferta e due pareggi. Il football saluta Socrates, il “Che Guevara” del colpo di tacco, elegante e carismatico come pochi, il cui ricordo resterà legato per sempre a una delle più grandi partite di tutti i tempi, Italia-Brasile del 1982. Non si trovò bene in Italia perchè, come ammise, era un calciatore, non un atleta. Rara onestà.
Momentaccio Robur. Dice anche male ultimamente al Siena: incorna Larrondo e sul portentoso balzo di Gillet la palla rotola attraversa lo specchio della porta davanti a noi increduli roburmatti, che forse dovremmo capire che anche al Dall’Ara aria non è. E poi le assenze di Brienza, per colpa sua, e di Destro, e poi ci si mette anche Mazzoleni, che scientemente sorvola: Perinetti è preoccupato, noi con lui. Il Bologna si riduce a un tacco smarcante di Diamanti per Di Vaio e a un’ora di trincea. Sarà un caso, ma la partita viene decisa dall'unico colpo di genio visto in novanta minuti, prima e dopo solo tanta buona volontà, soprattutto nostra, e calcio ruminato. Reazione bianconera poco ispirata e prevedibile, affidata alla sola capacità degli esterni di trovare lo spiraglio per mettere dentro palle giocabili. Sempre Perinetti ci ricorda che in panca non c'era Ibra, è vero, quindi vai con i cambi puramente conservativi e anche un po’ scolastici, incaponiti sul solito canovaccio tattico. Per riprendere a far punti serve quella qualità espressa fuori dagli schemi nei giorni migliori, come insegna la partita decisa da un colpo di tacco, che non è un'esclusiva di Diamanti.
La Juve impiega oltre un’ora per piegare la resistenza del nuovamente coriaceo Cesena. Nella giornata dell’assenza di Sua Maestà Pirlo, sblocca “tardellino” Marchisio, sempre più decisivo nella squadra da corsa di Conte, con abile e fulmineo movimento apri difesa. Chiude l’altro cursore di lusso, Vidal, su rigore, una partita che non può suscitare rimpianti nei romagnoli. Non perde più colpi la Juve e anche Del Piero ci mette quel che può, stavolta la testa. Immolato.
Ci aveva provato il Milan a Marassi, frenato più dai lacrimogeni che dal Genoa in evidente crisi, a riprendersi la testa della classifica. Gara a senso unico sbloccata nella ripresa da chiaro penalty su e di Ibra dell'incauto Kaladze. Si segnala l’ennesimo goal divorato da Robinho sulla linea di porta, prima del decisivo tap in di Nocerino, che mai aveva segnato così tanto. A pieno regime da qualche settimana il turbo rossonero; nuovamente con la chioma scomposta, fra l’incazzato e il depresso, il buon Malesani. C’è indubbiamente qualcosa che non va nel grifone. Che farà Preziosi?
Quel che aveva preso a Siena l’Inter l’ha restituito all’Udinese. Calano definitivamente le luci sulla San Siro nerazzurra, Ranieri può risparmiare l’euro che intendeva scommettere sui suoi nella lotta per lo scudetto. Milanesi sempre al passo, Alvarez inadeguato e beccato dal pubblico, Milito e Pazzini involuti. I friulani di rimessa fanno a fette la difesa di casa finchè Isla, nella ripresa, sblocca. Poi Zanetti su Armero si immola per il rigore che Di Natale si fa parare. In chiusura Pazzini emula dal dischetto Terry del Chelsea di qualche stagione fa: fantozziano. Quando dice male … Urge il recupero di Maicon e Sneijder, ma soprattutto un generoso rinzillino di Moratti a gennaio. L’Udinese continua a divertirsi: senza mete prefissate il suo campionato è godimento puro, un lusso che nessun altro può permettersi.
La Lazio mette a nudo la fragilità del Novara: all'Olimpico basta una ventina di minuti agli uomini di Reja per archiviare la contesa. Non pervenuta la difesa piemontesi sui calci piazzati, ne approfittano Biava e Rocchi, che sigilla poi nella ripresa con il suo centoduesimo goal con la maglia della Lazio. Complimenti al giocatore e al professionista, che supplisce alla momentanea scarsa vena di Klose e Cissé, in guerra fredda con la tifoseria. L'aquila consolida il quarto posto, mentre il Novara, sempre precario, ne busca spesso.
Dopo aver sperperato nel recupero contro la Juventus il Napoli si sfoga contro il Lecce, al solito molle in difesa e leggero in attacco. Lavezzi, in grande spolvero, Cavani e Dzemaili chiudono già nel primo tempo. Ripresa più allegra: c’è spazio per Muriel, che scherza con Aronica, e Corvia, ovvero quel che passa il convento per l’attacco dei salentini, fino al sigillo di Cavani, alla settima realizzazione. Per Mazzarri è già tempo di pensare al Villarreal. Esonero ampiamente annunciato per Eusebio Di Francesco, sfortunato all’esordio nella massima serie dopo le imprese di Pescara. La società pugliese ha provato a difendere il tecnico finchè ha potuto, ma dopo nove sconfitte in tredici partite, con la peggior difesa e il penultimo attacco, c’era poco da fare. Ci proverà Serse Cosmi a riscrivere la storia di un campionato che appare segnato, del resto lui per primo è bisognoso di un rilancio.
L’hanno visto in pochi per il nebbione che avvolgeva il Tardini, ma il Parma avrebbe meritato di più contro il Palermo. Giovinco ci ha provato in tutti i modi. Siciliani salvato dai legni e da Benussi. Il punticino in trasferta, il secondo, è già qualcosa, ma per una squadra con quel potenziale offensivo è pazzesco non aver ancora segnato una rete fuori casa. Avanti adagio, per entrambe.
Al Massimino il Cagliari che non ti aspetti. Dopo alcune settimane di magra i rossoblu di Ballardini si scuotono grazie a Ibarbo, devastante, che dalla linea di fondo fa fuori mezza difesa di casa portiere incluso. Chapeau. Il Catania sembra improvvisamente vulnerabile fra le mura amiche, un tempo inespugnabili. Per entrambe le compagini alti e bassi probabilmente fisiologici.
Che sia stato definitivamente affossato al Franchi “er proggetto” della Roma di Luis Enrique? Giallorossi subito in crisi: espulso Juan e rigore realizzato d Jo Jo, insostituibile trascinatore della Fiorentina. Gamberini consolida in chiusura di tempo ma nella ripresa c’è gloria, sempre dal dischetto, perfino per Silva. Roma in crisi di nervi: finisce in otto. L’allenatore spagnolo non può continuare a far finta di niente: la cantera era una pacchia rispetto al nostro campionato. La palla passa ora alla società, che deve valutare gli umori dello spogliatoio (Totti docet), oltre che quelli dei tifosi. Prima soddisfazione per Delio Rossi, che si aggrappa a Jovetic.
Chievo e Atalanta non si fanno male e in fin dei conti il punto è ottimo per entrambi. Giunge al termine di una discreta battaglia nella quale Denis e Pellissier restano a bocca asciutta. Bel tempo stabile per veronesi e bergamaschi.
Dopo l'intermezzo di coppa la quindicesima si apre sabato con Lecce-Lazio, Palermo-Cesena, Inter-Fiorentina e soprattutto Siena-Genoa. A seguire domenica Atalanta-Catania, Cagliari-Parma, Bologna-Milan, Udinese-Chievo, Novara-Parma e lunedì Roma-Juventus. Come ha ammesso Sannino, senza farsi prendere dall’ansia la vittoria comincia ad essere discretamente urgente per la Robur. Genoa da prendere con le molle, indecifrabile, come il suo tecnico, onesto e guascone. Ci vorrà il Siena vero, di cui si sono perse le tracce dopo la vibrante gara con l’Atalanta, e noi roburmatti dobbiamo fare il nostro. (paolo soave)
Fonte: Fedelissimo Online