Serie A diciassettesima giornata: il punto di Paolo Soave
La sosta non è uguale per tutti. Alla faccia del professionismo, c’è chi si ritempra e ritrova slancio e chi si imbolsisce negli ozi e capitombola fragorosamente. Trentuno reti, sei successi interni, quattro esterni, neanche un pareggio, risultati roboanti per un 2012 che calcisticamente parte col botto. E’ il campionato che ci mancava.
Bentornata, vecchia Robur. Sarà stata l’arietta ligure, il panforte razionato da Sannino e la voglia di destarsi dal letargo degli ultimi tempi, ma l’anno nuovo ci restituisce un Siena tonico nelle gambe e vispo di testa, complice una Lazietta dilettantesca per atteggiamento. Si riparte, e bene, con alcune conferme: la diga frangiflutti Gazzi-Bolzoni, che per capacità aerobica e furore agonistico è oggetto delle invidie dell’intera colonna di destra della classifica e non impone necessariamente il sacrificio di D’Agostino; Mattia Destro ha spunti da “piccolo Vieri” ma è giovane e non può farsi carico di troppe responsabilità; il mercato dovrebbe costituire una priorità strategica se la società vuol tutelare l’investimento della promozione, che si basa anche sulla persistenza dell’altrui inferiorità di organico.
Milanconvincente a Bergamo. I campioni d’Italia gestiscono la partita e approfittano degli episodi, tutti a loro favore, come sovente capita ai più forti. Sempre debordante Ibra, che sblocca su rigore (dodicesimo centro, co-capocannoniere con Denis e Di Natale) e manda in rete anche Boateng. Trovano da ridire sul penalty gli orobici, anche sfortunati quando Denis devia sul palo davanti alla porta. Dall’olimpo della Dea precipita fragorosamente il semidio Doni, ripudiato dai suoi dopo cotanto scandalo. Qualche nube sull’orizzonte della sempre solida Atalanta.
La Juve di Conte supera anche l’insidioso test post-sosta. I bianconeri non brillano a Lecce ma prevalgono grazie al tap in di Matri, al settimo centro, sull’inefficace Benassi. Quagliarella questa volta immola lo zigomo (anno scorso gli andò peggio). Non da buttare la prova dei giallorossi di Cosmi, nell’occasione traditi da Di Michele, ma certo la zona salvezza è un miraggio. Accoglienza che è tutto un programma per Borriello, attaccante incompreso al quale tocca l’avverso destino di dover cambiare sempre casacca. I tifosi, si sa, hanno memoria lunga e sono suscettibili, insofferenti del business che regola il professionismo pallonaro, ma di solito basta qualche rete per fare la pace.
Resta in scia l’Udinese, ad appena due punti dal duo di testa. Neanche un minuto e Floro Flores imbecca Totò Di Natale per il vantaggio friulano. Linea difensiva romagnola mentalmente ancora al 2011. Trova il momentaneo pareggio Eder che raccoglie un cross sbagliato di Ceccarelli che rimpalla sulla traversa. Nella ripresa l’Udinese rompe gli indugi, complice Antonioli, un tempo signor portiere. Asamoah, Basta e ancora Di Natale (e sono dodici) lo crivellano impietosi. Ha provato a rivoluzionare tatticamente il suo Cesena, il buon Arrigoni, ma il risultato non cambia: caterve di reti al passivo e attacco esangue se non si innesca Mutu. Si riallontana l’asticella della salvezza.
Deve aver lavorato duro anche l’Inter. Gli uomini di mastro Ranieri continuano a crescere, altro successo, goal in quantità industriale e perfino un Milito nuovamente in versione principesca (doppietta e sei reti complessive). Gloria anche per Alvarez, che sfodera qualità e orgoglio dopo feroci critiche, Thiago Motta e il giovin Faraoni. Nerazzurri tirati a lucido per il derby, che dirà la verità sulle loro aspirazioni. Intanto cercano di fare un dispetto birbo ai cugini per Tevez. Con l’ennesima scoppola in trasferta la difesa del Parma diventa la penultima del campionato e la società si interroga sul futuro di Colomba.
Il “proggetto” va: la Roma continua a funzionare, buon gioco e risultati. Supremazia solare dei giallorossi sul Chievo, ma servono due rigore. Il buon Russo non vede i penalty giusti e assegna quelli sbagliati, ma Totti non si scompone. Nel mezzo Moscardelli si addormenta davanti a Stekelenburg, unico rimpianto per Di Carlo. Il tormentone su De Rossi ormai fa impallidire le bizze dell’odiato spread.
Napoliabbagliante a Palermo. Mazzarri ripresenta i suoi tirati a lucido, devastanti soprattutto nella ripresa i tre d’attacco Pandev, tornato uomo di qualità e goal, Hamsik e soprattutto un Cavani mostruoso, che corre a tutto campo e al nono della ripresa incanta il Barbera con una cometa all’incrocio. Solo applausi. Non basta la perla finale di Miccoli, piovono fischi un tantino ingenerosi sul Palermo di Mutti, privo di uomini importanti e con l’identità nuovamente da ricostruire. E ora vediamo quanto può risalire la china il Napoli in attesa che torni ad incombere l’ansia da Champions League.
Ben ricomincia il Cagliari, con l’esordiente Dessena, va male invece a Marino sulla panca del Genoa e in campo al neoacquisto Gilardino. Larrivey sblocca su rigore, poi nella ripresa coast to coast di Ibarbo, degno erede di Suazo, che vale il raddoppio. Notte fonda per i grifone con l’espulsione di Moretti, cui fa degno seguito l’autorete di Granqvist su cross del sempre ottimo Agostini. I sardi in casa si fanno rispettare, mentre il Genoa, anche nel post-Malesani continua a subire che è un piacere.
Prova di affidabilità del Bologna, nettamente superiore al Catania. Il monologo emiliano è concretizzato nella ripresa da Cherubin, di testa, poi da Di Vaio, nuovamente puntuale al goal. Funziona la difesa a tre provata da Pioli che libera un uomo in più per il centrocampo; gli etnei paiono svagati, forse per i malumori di Maxi Lopez e Andujar, che vorrebbero andarsene ma per ora non hanno gran mercato.
A Novara la Fiorentina batte un bel colpo. Centurioni stende Jovetic, che poi dal dischetto sblocca. In chiusura di tempo è Montolivo a uccellare Ujkani in improvvida uscita. L’impresa è suggellata nella ripresa dalla bellissima girata al volo di Jovetic, ormai consacrato leader della viola (nove centri personali). E’ andato a suonare altrove il proprio violino Gilardino e il progetto tecnico della società è sempre più fumoso ma il successo consente alla Fiorentina di non precipitare nell’incubo retrocessione, per fronteggiare il quale non avrebbe nervi sufficientemente saldi. Insomma il buon Rossi ci ha messo una pezza, non come Tesser, al quale non basta Caracciolo, quello che noi non potemmo permetterci in estate… Prima contestazione nella provincia sabauda, ex isola felice del football italiano. Anche in questo caso la sosta ha fatto male.
La diciottesima si apre con l’anticipo di sabato sera con Catania-Roma, a seguire domenica Lazio-Atalanta (12,30), Cesena-Novara, Chievo-Palermo, Fiorentina-Lecce, Genoa-Udinese, Juventus-Cagliari, Parma-Siena, il posticipo serale Milan-Inter e per finire lunedì sera Napoli-Bologna. Se la ringalluzzita Robur farà il suo al Tardini, dove troverà discreta pressione ma anche la consueta civiltà, inclusa per chi seguirà i bianconeri quella parmigiana, godibilissima, potremmo trarre altri vantaggi in classifica da un calendario che sembra fare il nostro gioco. (paolo soave)
Fonte: Fedelissimo Online