Serie A 1a giornata. Il punto di Paolo Soave
Più conferme che sorprese. La prima giornata di campionato si segnala soprattutto per l'introduzione dei giudici di porta: non bastavano arbitri e guardalinee a far danni? Non è il numero a far la differenza. Si sperimenta in Italia una soluzione pilatesca in luogo dell'unica decisiva (sensori o altra diavoleria tecnologica fate voi). Tecnicamente sembra un campionato più povero ma proprio per questo potrebbe offrire più spazio ai giovani. Impazzano le difese a tre, che non tutti possono permettersi. In attesa di scoprire se vi sia un'autorevole antagonista per la Juventus la prima regala ventuno reti per quattro successi interni, altrettanti esterni e due pareggi. Solo a Siena si va in bianco. Si distingue subito Jovetic con la prima doppietta.
La Robur della ripresa suscita rimpianti. E' bastato cambiare passo per cancellare dal campo un Torino che pure è piaciuto a Ventura, ma purtroppo l'attacco bianconero era ridotto ai minimi termini. Il fardello pesa eccome, la vittoria avrebbe aiutato, ma i molti nuovi hanno bisogno di prendere confidenza e farsi un po' più ignoranti, come Felipe, che sembra aver già capito l'antifona e spazzola che è un piacere. Aspettiamo il panterone Rodriguez in mezzo al campo, possibilmente Rosina e una punta di rendimento, a minuti. La strada è in salita ma anche lunghissima, Serse lo sa. La classifica non va guardata, d'accordo, ma i nostri “non punti” attuali indicano anche la distanza dalla zona salvezza: ne abbiamo viste di peggio in questi anni che rappresentano la nostra golden age. Coraggio!
I campioni d'Italia non tradiscono scrollandosi di dosso le polemiche inutili in cui hanno contribuito a cacciarsi. Mirantino resiste quasi un'ora, poi capitola di schianto sotto Lichtsteiner e la punizione birba ma non irresistibile di Sua Maestà Pirlo. Alla Juve manca ancora il top player, che per definizione deve avere nome esotico e cartellino di platino. Meglio rivalutare Matri? Per ora Carrera non ne ha sbagliata mezza, anche se l'invenzione di Marrone centrale difensivo non è farina del suo sacco. Arrogante l'augurio rivolto a Mazzarri di vincere quanto lui in carriere. Chi perde non ha nemmeno il diritto di lamentarsi? Si è difeso con ordine il Parma ma come da copione ha ceduto non appena l'avversario ha aumentato la velocità di esecuzione.
Si spera che la partenza col botto induca anche il Napoli a scansare ulteriori strascichi livorosi. Le frecce di Mazzarri sono saette: Hamsik (goal d'autore), Maggi e Cavani si incuneano nelle maglie larghissime del Palermo. E dire che mancava Pandev, designato erede del pocho, sostituito da Insigne. Riusciranno gli azzurri a far meglio con un organico che non sembra valere più di quello della passata stagione? Parte male l'ennesima sfida professionale e umana di Sannino: difesa a tre molle e poca gente che fa legna in mezzo al campo.
Si rivede l'Inter. Pieno di luci colorate l'albero di Natale montato da Stramaccioni. Si è aggiunta anche quella sgargiante di Cassano, che ingrato nei confronti del suo recentissimo passato si è concesso il lusso di un assist nelle praterie un po' tristi dell'Adriatico. Si illuminano Sneijder, Milito e Coutinho. Discreto esordio del nuovo metronomo, l'onesto Gargano, coadiuvato da Guarin e Cambiasso, per un centrocampo nerazzurro rivitalizzato. Attenzione: non è detto sia tutto oro quel che riluce: poca roba il Pescara all'esordio. Molto lavoro di assemblaggio attende Stroppa.
Non era impensabile un esordio flop per il Milan. In casa rossonera da tempo tutti sembrano pensare soprattutto a non assumersi responsabilità, né chi ha svenduto senza sostituire, né chi dovrebbe metterci la faccia, ovvero la panchina. Allegri getta nella mischia il giovane difensore De Sciglio, già convocato da Prandelli. I rossoneri si scuotono dopo aver beccato la rete di Costa su corner e fioccano vane le occasione. Capita sempre così quando viene a mancare la qualità che può risolvere la partita con una stoccata. Pazzini non la vede mai, più responsabili gli svagati compagni di reparto. Qualcuno ha detto che per ritrovare un Milan così dimesso occorre risalire ai tempi di Terim. Vedremo. Intanto ci si incarta nel totem Kakà. Sarà ancora il giocatore di un tempo?
Gongola Ferrara, il primo a spoggettare la penalizzazione. Per ora la sua Samp ha messo in mostra una discreta fase difensiva.
La Lazio, tanto criticata per l'insignificante mercato e l'inquietante precampionato, sorprende tutti al non facile esordio in quel di Bergamo. Colantuono si lamenta per il catenaccio imbastito dal poliglotta giramondo Petkovic (complimenti per l'italiano, superiore a quello di certi colleghi autoctoni). Ci pensa Hernanes a confezionare la beffa, poi la Lazio regge per gran parte della partita contro un'Atalanta sciupona (Denis con le polveri bagnate), animata soprattutto dal folletto Moralez. Non tutti i campionati sono uguali, può darsi che in questo gli orobici facciano più fatica all'inizio.
Apoteosi viola. La vittoria in rimonta contro l'Udinese è stata accolta sugli spalti del Franchi come una Champions League. Immagini destinate alla storia: Della Valle in trance agonistica che abbraccia Renzi in maglia viola. In effetti con l'Udinese non si era messa bene: i friulani avevano sbloccato con l'ennesima scommessa, il giovane brasiliano Maicosuel. Piano piano la Fiorentina, che pure ha denunciato scricchiolii difensivi, ha preso campo e convinzione, trascinata dal solito Jovetic. Due squadre da rivedere, distinte per ora dall'entusiasmo. Montella sa il fatto suo e di certo non si farà prendere la mano. Troppo diversa da quella di anno scorso l'Udinese presentata in campo da Guidolin.
Il Chievo non tradisce mai. Soffre ma merita il successo casalingo contro il Bologna. Decidono l'eterno Pellissier e Cruzado. Di Carlo punta all'ennesima conferma; Pioli parte con il piede sbagliato trascinandosi qualche incertezza di troppo: difesa, senza Portanova, da rivedere, attacco sterile, grana Ramirez.
Parte bene anche il Genoa. Netto successo sul Cagliari grazie a Merkel e in chiusura a Ciro Immobile, che regala una delle sue poderose progressioni mettendo a nudo la fragilità difensiva dei sardi. Il nostro Rossettini si fa apprezzare più per un insidioso colpo di testa su corner che non per la tempestività delle sue chiusure. Sicuramente crescerà.
Non era ancora la Roma di Zeman, dicono. I giallorossi evitano la sconfitta all'Olimpico al cospetto di un Catania invariabilmente pungente. Maran in panca non cambia il canovaccio di Montella. Marchese, esterno emergente, buca Stekelenburg; rimedia con capolavoro acrobatico Osvaldo nella ripresa. Da incorniciare. Tutti si aspettano che i giallorossi facciano loro la partita, invece rispunta il Catania con Gomez, sempre di rimessa. Solo al 91° Lopez regala il pareggio con altra giocata sopraffina (controllo con un piede e tiro con l'altro tutto rigorosamente al volo). Al solito mummificato il boemo in panchina, mentre i tifosi non sanno come prenderla. Sarà questo il tema del campionato giallorosso?
La seconda giornata regala sfide di un certo interesse: Torino-Pescara e Cagliari-Atalanta, Parma-Chievo e Bologna-Milan per quel che ci compete; Catania-Genoa e Lazio-Palermo per la fascia intermedia, Udinese-Juventus, Inter-Roma e Napoli-Fiorentina per i più ambiziosi. La Robur riparte da Marassi, dove dovrà cominciare a scrollarsi di dosso le incertezze contro un avversario reso più grosso di quel che è dal fresco entusiasmo. Giochiamocela (Paolo Soave).
Fonte: Fedelissimo online