SCARAMANZIA, AMULETI E ARBITRI SCADENTI

Chi scrive è il primo a non crederci. Figuriamoci se esistono la jella, il malocchio e le fatture. Eppure, dopo l’ennesima, incredibile sconfitta rimediata a Messina – che fa seguito all’altrettanto rocambolesco autogol di Siena-Milan – m’affiderei a maghi, stregoni, sciamani e quanti altri pur di sconfiggere la mala sorte. Darei metà dei mio stipendio a qualcuno che con una formula rituale del tipo “Bubu bubu scaccia i gufi a Timbuctù” sapesse esorcizzare questa maledizione che troppo spesso sembra caderci fra capo e collo. Sto esagerando? Non so: partendo dall’incidente automobilistico che nel 2003 coinvolse Pinga e Taddei, proprio nel giorno della grande Festa bianconera, quante tegole ci sono cadute in testa, da allora? Una infinità, di ogni genere. E’ comunque sicuro che nelle ultime due partite abbiamo toccato il fondo. Anche col Messina: traverse, miracoli del portiere avversario, palle respinte sulla linea. E un Alvarez che neanche se piange in greco ritrova un guizzo e un tiro come quello che ha impietrito Manninger. Per completare l’opera, in terra siciliana non è mancato, ti pareva, il solito arbitro afflitto da mediocrità cronica. I fischietti del tipo di Pantana sono quelli peggiori. Non commettono errori eclatanti, non si meritano un lampante quattro in pagella ma condizionano gli incontri con decisioni in linea con la loro innata incapacità di giudizio. Lavecchia commette subito in apertura un fallo da killer: solo ammonito. Il truce Riganò (mamma, quanto è brutto!), nella ripresa, lavora duro di gomito, un gesto cattivo che meriterebbe il rosso. Niente espulsione: per qualcosa di simile (ma probabilmente di meno grave) Brevi venne scacciato dal campo, in Siena-Roma. Ancora: Parisi stende Antonimi in area. Nulla. Riganò in fuorigioco disturba Manninger in occasione della rete di Alvarez. Macché, tutto regolare. Insomma, oltre ad ordinare amuleti, versare sale sull’erba del Rastrello, organizzare processioni a Montenero o Monteoliveto, bisognerebbe pure alzare la voce nel confronti di chi sceglie le terne arbitrali. Il momento è delicato per la Can, lo sappiamo. Dopo Calciopoli c’è da ricostruire un settore precipitato veramente in basso. Ma i Pantana restano i Pantana e così lo saranno anche fra dieci anni. Chi vale, tra i fischietti, si vede dal principio. Orsato, ad esempio, all’esordio in A al Franchi mostrò subito carattere, piglio e occhio fino. Adesso, però, concentriamoci tutti sul decisivo scontro col Livorno. Se la luna ci porta fortuna (vabbé, si gioca di pomeriggio), non ci sarà trippa per gatti. Gatti neri??? No……. (riccardo benucci)
Fonte: Siena Club Fedelissimi