Rossettini: “Non scorderò mai l’esordio in casa contro il Milan”

“I ricordi sono vivi tutt’ora. Sono stati anni molto intensi, belli e anche faticosi visto il brutto infortunio che mi tenne fermo un anno e mezzo”. Luca Rossettini, ex difensore della Robur e adesso allenatore della Primavera del Padova, ha ripercorso la sua esperienza con la maglia del Siena, dal suo arrivo nel 2007 con Mandorlini quando passò dalla C alla A. “Un salto nel vuoto fatto con un po’ di sana incoscienza, ma era un treno che non potevo lasciarmi passare”, dice in collegamento telefonico a Studio Robur Zoom, su Canale 3.

L’esordio in bianconero – “In casa, con il Milan pieno di campioni. Non me lo scorderò mai. Venimmo dalla sconfitta all’Olimpico con la Roma, si era fatto male Bertotto e c’era la sosta per la Nazionale in mezzo. Così ho avuto tempo di prepararmi mentalmente, visto che sapevo che sarebbe toccato a me”.

La rottura del legamento – “È qualcosa che si mette in conto in una carriera. Dopo la salvezza al primo anno, la stagione successiva stavo giocando nel mio ruolo, centrale di difesa assieme a Portanova. Accadde prima della sosta natalizia, quando ero in rampa di lancio. Fu tosta da digerire”.

In B con Conte – “Fu dura, perché venivo dall’infortunio, però anche straordinaria per quello che ha dato lui alla squadra. Dal primo giorno ci ha fatto capire che era un vincente, si percepiva che era un allenatore speciale. Con Mandorlini ho iniziato la carriera al Siena e poi l’ho finita, a Padova, purtroppo perdendo la finale playoff con l’Alessandria all’ultimo rigore. Mi vengono in mente Giampaolo, Beretta… ho avuto molti allenatori bravi e da ognuno ho preso qualcosina”.

Compagni – “Ho contatti con Codrea, ogni tanto mi sento con Jarolim. Negli anni ho rivisto i vari Maccarone, Galloppa, De Ceglie…”.

L’attaccante più difficile da marcare – “Ce ne sono stati tanti, da Ibra a Tevez fino a Lukaku e Cristiano Ronaldo. Se devo citarne uno dico Klose, che magari non appariva ma era determinante nel gioco e sul come impattava sulla partita”.

Allenatore – “La mia priorità era stabilizzarmi un attimo in famiglia, perché gli ultimi anni di carriera ho chiesto troppi sacrifici a mia moglie e i bambini. Ho iniziato da un anno e mezzo, sono contento. Allenare è più complicato che giocare, è un’altra cosa”. (Giuseppe Ingrosso)

Fonte: Fol