Roberto Mulinacci: Non ci resta che piangere
Vorrei sbagliarmi, vorrei che qualcuno mi dicesse che ho le traveggole, che quello che penso è soltanto il risultato di un pessimismo cronico, che i miei timori non hanno alcuna ragione di essere, che le partite della mia amata Robur sono sempre state partite vere, agonistiche, sportive, animate dalla voglia, sempre e comunque di esaltare le glorie calcistiche della più che centenaria Società.
Vorrei, ma non ci riesco.
Vedo il nome della mia cara città (e non solo per quanto riguarda lo sport) accostato sempre più spesso (adesso quotidianamente) a illeciti, trucchi, corruzioni… malaffare, insomma; lo vedo, fremo e non so cosa pensare. Ma come, nessuno difende Siena? Nessuno prende le parti della vecchia Robur? Dove sono le querele, le difese appassionate, le marce di protesta, le smentite sui giornali…. niente. Intorno alla Società attaccata e vilipesa (e destinata, ne sono certo, ad una punizione esemplare) si è fatto il vuoto assoluto. Il Sindaco, in altre faccende affaccendato, si guarda bene dall'uscire allo scoperto, tutto preoccupato dalle conseguenze del buco spropositato nel bilancio comunale…, lo sponsor figuriamoci se avrà la disponibilità (e la volontà) di ripianare il passivo della Robur impegnato come è e come sarà per i prossimi anni a cercar di ripianare il suo…
Certo è che si preannuncia un triste epilogo di un decennio sportivo pieno di soddisfazioni, un epilogo che rischia di cancellare tutti i ricordi meravigliosi che abbiamo accumulato in questo periodo. Sarà quel che sarà ma lasciarsi affossare e offendere così, senza che una voce si alzi a contrastare l'attacco multimediatico contro la piccola città che osò sfidare le squadre padrone del calcio nazionale fa male. Fa troppo male, e Siena, la mia Siena, non la riconosco più.
Roberto Mulinacci