Razza Robur – Il Garrincha bianconero
Emiliano di nascita, ma romagnolo di adozione, Pierfranco Toschi ha militato nella Robur per ben otto campionati, disputando 202 partite e segnando 12 reti.
Era un’ala velocissima, piede fatato e dribbling brasiliano, un vero talento che un carattere simpaticamente bizzarro non farà mai sbocciare definitivamente.
Toschi fino a quindici anni faceva il ciclista, passo e fisico dello scalatore e l’idea fissa di emulare il suo corregionale Ercole Baldini.
Grande impegno, fatica e sacrifici, ma le vittorie non arrivavano. Non valeva la pena continuare e ben presto Pierfranco abbandonò la bicicletta.
In Romagna o si va sulle due ruote o si gioca al calcio, fallito il primo non restava che provare con il pallone. La sua limpida classe non passò inosservata e fu ingaggiato dalla squadra del paese, subito coccolato dai dirigenti romagnoli che vedevano in lui un futuro campione.
Unica perplessità il focoso temperamento del Garrincha della Romagna, una caratteristica che, se da una parte esaltava i tifosi, da un’altra, se non controllata, poteva creare problemi.
E così fu. Durante una partita particolarmente nervosa Toschi, dopo una serie di richiami e un paio di ammonizioni, fu espulso. Mentre si avvicinava agli spogliatoi si imbattè nel secchio pieno d’acqua del massaggiatore e, colto da un raptus, lo raccolse deciso e lo infilò sulla testa all’arbitro
con tutto il suo contenuto. La sentenza fu dura, durissima: squalifica a vita.
La carriera di Toschi sembrava chiusa definitivamente, ma in quell’anno, era il 1960, Roma ospitò l’Olimpiade e i grandi successi raccolti dagli atleti azzurri indussero il CONI ad un’amnistia generale. Toschi ne beneficiò e fu ingaggiato dal Cervia dove riprese brillantemente la carriera interrotta. Dopo alcuni campionati disputati alla grande fu acquistato dal Dott. Nannini e nell’estate del 1964 giunse Siena, diventando subito uno dei beniamini del pubblico.
Raggiunse il top dell’affetto l’8 novembre 1964. Si giocava Siena-Arezzo e nonostante una giornata piovosa gli spalti del Rastrello erano gremiti e molto animati da continui scontri tra le due tifoserie. La partita stava avviandosi verso un nulla di fatto quando Toschi, conquistata la palla a centrocampo, si fiondò velocissimo verso la porta aretina. Saltò un primo avversario, poi un secondo, un terzo, un quarto, un quinto e un sesto e, giunto al limite dell’area, con una pennellata di esterno beffò il portiere, l’ultimo ostacolo, depositando in rete il pallone dell’1-0.
Lo stadio esplose in un’unica ovazione raggiungendo toni incredibili quando la piccola ala destra sbeffeggiò con immaginabili gesti gli ammutoliti avversari. Il Rastrello aveva un nuovo idolo. Purtroppo ’Arezzo pareggiò con Meroi al 90’, ma della prodezza di Toschi se ne parlò a lungo.
Dopo due stagioni andò in prova al Foggia, voluto dall’ex Pugliese. Per lui fu allestita una partita amichevole in cui se la doveva vedere con Micelli, ottimo marcatore e nazionale. Quando Toschi toccò il primo pallone fu incoraggiato amichevolmente dallo stesso terzino foggiano, ma il bianconero non la prese bene e credendo di essere al centro di una presa in giro, ferma il pallone e in romagnolo stretto, gli urla: “ Ma cosa vuoi? Guarda che ti faccio un mazzo così”.
Micelli incassa, ma dopo pochi minuti, mentre Toschi avanzava con il pallone al piede, lo fermò con un fallo al limite dell’arresto provocandogli un serio infortunio. L’avventura a Foggia finì prima di iniziare e con essa una sicura carriera ad alti livelli. Ancora una volta a tradirlo fu il suo temperamento, lo stesso carattere che gli ha permesso di occupare un posto importante tra i grandi della Robur. (Nicola Natili – da Il Fedelissimo in distribuzione lunedì)
Fonte: Fedelissimo Online