“RAZZA ROBUR”: ARGILLI E VERGASSOLA

 

Alla presentazione di “Razza Robur” – moderata da Orlando Pacchiani – anche Stefano Argilli e Simone Vergassola per sintetizzare quanto di loro hanno ‘regalato’ alla pubblicazione.

“Sono arrivato a Siena a 24 anni – ha spiegato Stefano Argilli -: a quell’età un giocatore professionista che ha sempre giocato in serie C, sa che la serie C è la categoria che gli compete. Poi però ti capita di vivere annate fuori dal comune. E con la Robur ho raggiunto la serie B. Dopo due salvezze ho allora iniziato a credere di essere un giocatore da serie B. E poi abbiamo conquistato la serie A, per quanto quell’annata l’infortunio al ginocchio mi abbia condizionato. La Juve, l’Inter, il Milan le avevo sempre seguite in tv. A trent’anni mi sono ritrovato a giocare a San Siro… E mi è anche capitato di segnarci. Beh, queste sono cose indimenticabili. Per la maglia del Siena ho anche rinunciato a un trasferimento in serie A al Lecce e, per quanto ancora oggi pensare al momento dell’arrivederci e al modo in cui è avvenuto mi faccia tornare il groppo in gola, devo dire che con Siena il rapporto è sempre rimasto sereno. Il feeling che si instaura con la città, è forte. Dopo qualche anno che ci vivi, è unico. Scendi in campo e senti di farlo anche per i tuoi tifosi, per i tuoi amici, per le facce che incontri per strada, per il barista da cui vai la mattina a fare colazione. Ti senti tu stesso parte di Siena e non vuoi deludere nessuno. E infatti non me ne sono più andato: sto vivendo qua, questo momento bellissimo della mia vita insieme alla mia famiglia”.

“Nel gennaio del 2004 – ha detto Simone Vergassola -, avevo bisogno di tranquillità. Tra le varie opzioni che mi si erano presentate, quasi d’istinto scelsi Siena. Chiunque me ne parlasse, come ex giocatori tipo Brambilla, lo faceva sempre in maniera positiva. A quasi sette anni di distanza posso dire che è stata la scelta giusta. Ho casa qua e spero di rimanere. Siena mi ha dato tanto e voglio ripagarla ancora riportandola dove le compete. Le colpe della retrocessione sono di noi giocatori, perché noi siamo scesi in campo. Ma è anche vero che la situazione era particolare: quando in una squadra cambi tanto succede di perdere determinati equilibri. In estate se ne sono andati cinque titolari e tre riserve tra cui Frick, che tante volte ci aveva aiutato con gol pesanti. Ma ormai è successo e anche questi momenti, brutti, fanno parte delle vita di noi giocatori e dei nostri tifosi. Ora è il momento di lottare, tutti insieme, per metterci il passato alle spalle. Il fatto di essere il capitano di questa squadra è per me motivo di grande responsabilità. Il capitano deve dare l’esempio ai compagni e ai tifosi sia dentro che fuori dal campo. Non deve mai sbagliare negli atteggiamenti. Ma è anche un grande onore”. (Angela Gorellini)

Fonte: Fedelissimo on line