“Poco sesso, niente droga e qualche gol”, il libro dell’ex allenatore della Robur Andrea Mitri
“Poco sesso, niente droga e qualche gol”. È un tuffo nel calcio degli anni Ottanta il nuovo libro di Andrea Mitri, attore, scrittore e un passato da calciatore professionista e allenatore nelle giovanili della Robur. “Sono racconti basati sulla mia esperienza calcistica – spiega al Fedelissimo Online Mitri, che ieri era a Siena per presentare il volume – il titolo prende spunto da ‘Sex & Drugs & Rock & Roll’, canzone del 1977, anno in cui ho fatto l’esordio in campo. È una presa in giro del calciatore visto come un divo. In realtà non c’era tutto questo sesso, non facevo uso di sostanze stupefacenti, e qualche gol l’ho fatto. Si tratta di una serie di racconti, molto brevi, non cronologici, che descrivono i momenti della mia carriera in cui appaiono personaggi famosi, come Apolloni, Braida o Ottavio Bianchi. Il libro è ordinabile in libreria e acquistabile online”.
Come è nata l’idea di proiettare il calcio sul palco e, adesso, anche su carta?
Frequentavo già la scuola di teatro di Firenze quando giocavo a Pistoia. Ho iniziato a livello amatoriale, da una decina di anni è diventato il mio mestiere. Ho allenato fino al 2007/08, non solo il Siena ma anche la Fiorentina e l’Empoli, poi mi ero un po’ stufato e ho cominciato a fare spettacoli.
Come nacque il contatto con la Robur?
Ero fermo da due anni dopo aver smesso da calciatore, mi chiamò Nelso Ricci per allenare la Berretti. Doveva andarci Di Gennaro, ma rinunciò, se non ricordo male, perché aveva firmato un contratto da commentatore televisivo. Il tramite fu Luciano Bartolini, che aveva giocato con me a Trieste. Mi ero appena diplomato a Coverciano. “Non lo conosco come allenatore, ma so che è serio”, disse. Era una squadra giovanissima, arrivammo secondi pur essendo due anni sotto età. Anche se nessuno di quella rosa arrivò ad alto livello, al massimo la C2.
Poi sei tornato altre volte.
Altre tre, per allenare gli Allievi. Un anno c’era De Canio, un altro la Snai e Di Chiara, l’ultima volta Papadopulo, ma non la stagione della promozione in A. Il giovedì giocavamo sempre contro la prima squadra e con noi c’era Christian Lantignotti, ex Milan, perché era fuori rosa. Si metteva a disposizione dei ragazzi, ho un bel ricordo di lui.
Non hai avuto più rapporti, da allora, con l’ambiente bianconero?
Dopo l’ultima esperienza ho perso i contatti, anche se seguo sempre il Siena. So che è in difficoltà, come lo è tutto il calcio in C. Conosco bene la Triestina, nonostante grandi investimenti si è salvata all’ultimo secondo. Il mio libro dice anche questo: il calcio è completamente cambiato, più spettacolo e meno passione. Prima lo seguivano tutti anche perché c’era solo quello. Ora esistono tantissime distrazioni, le partite sono più frazionate e non c’è più il rito domenicale.
È più facile, anche per questo, portare sul palco storie di pallone del passato?
Sì, sono storie più vere. I giocatori di oggi magari sono più acculturati ma anche più standardizzati. Un Vendrame nel calcio di adesso è impensabile.
Già, Vendrame. Che quando era a Siena regalò un lussuoso cappotto appena comprato ad un ragazzino che stava facendo l’elemosina per il Corso.
Nel libro racconto alcuni aneddoti suoi, come quando si innamorò di una suora a Padova e le fece una serenata. O quando, in una partita combinata col risultato già scritto, prese palla e arrivò fino alla linea della porta, facendo spaventare tutti, prima di fermarsi e ripartire.
Di cosa ti occupi adesso, in teatro?
Di storie di sportivi, come Andrés Escobar, il calciatore colombiano assassinato per l’autogol con gli Usa ai Mondiali del 1994. E poi di Poetry Slam, gara di poesia di tre minuti che sta cominciando ad avere un grande successo in Italia.
(Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol