Novara-Siena 2-2: Carobbio e Palazzi contro tutti (pure Gervasoni).
Premetto: l’articolo, per forza di cose, è abbastanza lungo e me ne scuso, ma preferisco scriverne uno e che sia “tombale”, possibilmente pieno di dettagli e virgolettati per non lasciare nulla al caso. Lo farò usando le parole degli stessi protagonisti, come da verbali degli interrogatori resi sia dinanzi al GIP di Cremona, che dinanzi alla procura sportiva. Userò una vecchia tecnica: spezzetterò le dichiarazioni (rese in diversi momenti) dei protagonisti (soprattutto Carobbio) e, ordinandole per argomento, proverò ad ottenere un’unica versione completa (anche di contraddizioni) dei fatti. Per poi analizzarli.
Iniziamo.
PRIMA PARTE – Carobbio, 29/02/2012: «In Novara-Siena del 30.4.11 ci fu un accordo per fare finire la gara in parità».
Carobbio, 29/02/2012: «Ne parlammo anche durante la riunione tecnica (del pari concordato, ndr) e quindi eravamo tutti (i giocatori e lo staff, ndr) consapevoli del risultato concordato, soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara».
Occhio subito alla motivazione: “soprattutto al fine di comportarsi di conseguenza durante la gara”. Ci torneremo, ma tenetela a mente.
Carobbio, 17/04/2012: «i giocatori hanno appreso dell’accordo in occasione della riunione tecnica che ha preceduto la partita»
Carobbio, 17/04/2012: «In sostanza Conte si limitò a dire che avremmo pareggiato la partita e che era stato raggiunto un accordo per il pareggio»
Questa è, in breve, la rivelazione dell’ex calciatore del Siena ed è per questo che Antonio Conte, allora allenatore dei toscani, è finito a processo. Vediamo ora di capirne di più. Vi elenco, in particolare, tutte le dichiarazioni che possano aiutare a farci capire chi raggiunse l’accordo per il pareggio e il ruolo specifico di Conte.
Carobbio, 29/02/2012: «Non sono certo di chi per primo si accordò, comunque Drascek (giocatore del Novara, ndr) venne nel nostro albergo in ritiro e parlò con Vitiello (giocatore del Siena, ndr). Credo che quello sia stato il primo contatto».
Carobbio, 17/04/2012: «Non so chi esattamente abbia partecipato alla conclusione di questo accordo».
Ebbene sì, che ci crediate o meno sono solo queste. Tutto ciò che è nelle mani del procuratore sportivo Palazzi sono – leggere per credere – due dichiarazioni di Carobbio che “vede” (senza ascoltare) due ex compagni di squadra, Drascek e Vitiello, che si incontrano in albergo. Carobbio immagina/ipotizza possa essere stato quello il momento dell’accordo (perché qualcuno deve pure averlo preso, questo benedetto accordo, vero? Ovviamente non lui, e ci mancherebbe!).
Vi ricordo che il Novara ha il campo in sintetico e, in quell’occasione, il Siena salì in ritiro con un giorno di anticipo rispetto alla prassi proprio per testarlo in allenamento. Questo, al tempo stesso, dimostra sia la buonafede della squadra di Conte, che curava nei dettagli anche questi aspetti per non lasciare nulla al caso, sia il fatto che ci fosse una giornata “extra” per i giocatori, anche magari per incontrarsi. Come avvenne.
Non vi riporto i virgolettati dei due (anche perchè i forcaioli di turno risponderebbero che “hanno mentito per non ammettere l’illecito”: su questo poi ci torniamo, però, perché allora dovrebbe valere pure per Carobbio..), ma vi dico solo che, ovviamente, pur ammettendo l’incontro, negano di aver parlato di combine.
Palazzi, ad ogni modo, nonostante la totale assenza di riscontri probatori, crede ciecamente che questo incontro sia “senza dubbio” coinciso con il momento in cui è stato raggiunto, almeno parzialmente, l’accordo per il pari. Tanto è vero che deferisce (accusa) per illecito sportivo i due calciatori, Drascek e Vitiello. La combine per il pari è nata quindi da loro, per Palazzi senza alcun dubbio, con buona pace dei citati “non so chi esattamente abbia partecipato a questo accordo” e dei “non sono certo di” e “credo che” di Carobbio. Per la procura sportiva evidentemente basta e avanza per configurare un illecito.
Ma Conte? Come entra in gioco? E soprattutto quando?
Se il pari lo organizzano Drascek e Vitiello (come lo stesso Palazzi sostiene), chi sono i loro mandanti, se ce ne sono? C’è qualcuno che dice loro di organizzare il pari? Non si sa. E sarebbe piuttosto importante (direi determinante) saperlo. Oppure: sono loro che autonomamente decidono di pareggiare? E perchè? Per amore verso la classifica delle rispettive squadre? Le squadre lo sapevano? E ancora: qualcuno (chi?) lo avrebbe riferito poi a Conte che – accettando l’accordo (e farlo configura un illecito sparato, senza se e senza ma, altro che omessa denuncia) – lo comunicò durante la riunione tecnica a staff e giocatori? Non si sa nemmeno questo qualcuno chi possa essere. Niente, neanche ce lo si domanda. E, anche questo, mi pare non irrilevante.
Buchi, ovunque, insomma.
E allora proviamo a fare un giochino: mettiamo per un secondo da parte questo incontro, come visto senza alcun riscontro, e facciamo finta non sia mai avvenuto (o meglio che, come sostengono i due protagonisti, ci fu solo uno scambio di saluti). Partiamo da un’altra dichiarazione. Non vi cito anche qui gente che potrebbe avere interesse a mentire, perché pare ormai diventata l’unica “difesa” dei forcaioli. Leggete cosa dice Gervasoni, l’altro pentito “attendibilissimo” (cit. Galdi della Gazzetta dello Sport) per la Procura federale, in merito a questa partita.
Gervasoni, 12/03/2012: «Gli zingari (Gegic e Ilievski, ndr) presero contatti sia con Carobbio, che all’epoca giocava nel Siena, sia con Bertani, che all’epoca giocava nel Novara. A quanto mi risulta Carobbio ha dato ad un certo punto a Gegic l’informazione che le due compagini avevano raggiunto un accordo con riferimento ad un over. Credo che ciò sia avvenuto poco prima della partita». (tale dichiarazione è stata confermata in toto da Gervasoni il 13/04/2012).
Quindi Gervasoni, un pentito “affidabilissimo” che non avrebbe alcun motivo di mentire non avendo partecipato né direttamente né indirettamente alla combine (non è accusato di niente), riferisce di aver saputo da Gegic, uno scommettitore (detto “zingaro”), che venne concordato l’over tra Carobbio e Bertani, e che Carobbio lo riferì agli zingari per permettere loro di scommettere e, di conseguenza, per incassare anche lui la sua parte.
Tale dichiarazione, chissà perché, non viene tenuta in giusta considerazione da Palazzi. Eppure, ad esempio, nel capo di imputazione precedente Palazzi fa l’esatto contrario: crede a Gervasoni e non crede a Carobbio, che cerca di alleggerire la propria posizione mentendo (per Palazzi, mica per me) su tutta la linea, anche sul fatto di aver ricevuto una somma di denaro per la sua collaborazione con gli zingari. Sbugiardato su tutta la linea, insomma. Poi, un paio di pagine dopo, è Gervasoni ad essere sbugiardato e Carobbio ritorna (semi)credibilie (poi vedremo perché semi). In base a cosa, questo? Può mai essere credibile, come metodo, quello nel quale una volta si crede ad uno e la volta dopo all’altro? E dove un pentito, nonostante menta, viene comunque creduto per dichiarazioni successive?
Fermiamoci un secondo, però, e controlliamo le date: Gervasoni “introduce” l’over il 12 marzo 2012. Fino ad allora, Carobbio parla semplicemente di pari concordato, non di over. E’ costretto, Carobbio, a rispondere a Gervasoni un mese più tardi, parlando nello specifico dell’over e del coinvolgimento di Gegic e Ilievski.
Ecco i virgolettati.
Carobbio, 17/04/2012: «Quando mi contattarono Gegic e Ilievski, proponendomi l’over, io non sapevo ancora della conclusione dell’accordo».
Carobbio, 17/04/2012: «Gegic e Ilievski si fecero vivi, credo, la sera prima della partita».
Carobbio, 17/04/2012: «Naturalmente quella era una partita in cui la posizione delle due squadre in classifica rendeva quasi scontato che ci sarebbe stato un pareggio».
Carobbio quindi sostiene come “si sapesse già” del pari (non si sa come e perché, né da chi), che fosse quasi scontato come risultato e che però lui non ne sapesse niente, dell’accordo per il pari, fino a che non glielo comunicò direttamente Conte, nella riunione tecnica. Arriva addirittura a sostenere questo:
Carobbio, 10/07/2012: «al discorso di Conte che ci informava del pareggio concordato, nessuno di noi si stupì più di tanto, in quanto durante la settimana già girava voce nello spogliatoio che quella partita si sarebbe potuta concludere con un risultato concordato di pareggio».
Dell’over non ne sapeva niente né prima né dopo. Poverino, non c’entra nulla, lui. Gervasoni se lo sarà sognato, e gli zingari lo avranno contattato (su sim egiziana) per salutarlo (malpensanti!).
Insomma: nonostante i (nostri) dubbi, per Palazzi è più credibile una versione piena di buchi e basata su “non so chi”, “non sono certo” e “credo che”, di chi – per interesse – nega ogni propria responsabilità e accusa gli altri, rispetto a quella di chi – senza interesse alcuno – (ma essendo altrettanto “attendibilissimo”) rivela ciò che ha saputo sulla partita combinata. Per soldi, e non per gloria.
Palazzi (a ‘sto giro) crede a Carobbio. Che è lo stesso che sostiene, mentendo, di non aver avuto più rapporti con gli zingari, a Siena. E invece li aveva eccome. Finanche alla vigilia del match col Novara. E quindi? Come può essere credibile, un personaggio del genere? Non è che – magari – si sarebbe potuto credere di nuovo a Gervasoni e non a Carobbio?
Si potrebbe, credo, chiudere già qui il tutto, poichè – in assenza di alcun riscontro – basterebbe anche solo il fatto di poter legittimamente interpretare il tutto in maniera opposta a quanto fatto da Palazzi per dimostrare quanto fragile e “interpretabile” sia il suo impianto accusatorio. Ma continuamo.
Convocato a luglio, ed in palese difficoltà, Carobbio prova ad aggiungere dettagli sulla riunione tecnica, non essendoci alcun riscontro. Leggiamo come.
Carobbio, 10/07/2012: «Preciso che l’allenatore ci aveva informato che la gara sarebbe finita in pareggio e ricordo bene che all’ultimo, prima della gara, decise di escludere Sestu (giocatore del Siena, ndr) che, in quel periodo era sempre titolare; ricordo bene la circostanza in quanto non era mai accaduto che, dopo la riunione tecnica ed immediatamente prima della gara, l’allenatore cambiasse la formazione, soprattutto escludendo i titolari».
Se non avete ben chiaro cosa eventualmente ciò possa provare, tranquilli: siete in buona compagnia. Carobbio prova, credo, a cercare di “dimostrare” agli inquirenti (e quindi alla Disciplinare) come ricordasse molto bene quella riunione, aggiungendone alcuni dettagli. Sestu, che è un giocatore che non è implicato in questa gara e che quindi non avrebbe alcun interesse a mentire (a differenza di Carobbio, che è parte in causa), così risponde quando viene convocato 3 giorni dopo dalla procura sportiva.
Sestu, 13/07/2012: «La formazione viene comunicata ufficialmente nella riunione tecnica prima della partita ma nel corso della settimana era possibile intuire quali giocatori potevano essere impiegati come titolari».
Sestu, 13/07/2012: «Quella settimana non venni inserito nella formazione titolare».
Sestu, 13/07/2012: «Era comunque un periodo nel quale non giocavo con continuità».
Insomma: qualunque fosse il motivo, l’attendibilissimo (cit.) Carobbio è pure smentito dal giocatore chiamato da lui stesso in (suo) soccorso. E, lo ripeto perché è importante, senza che questi avesse qualche particolare interesse per mentire, anzi (era quello il momento, semmai, per riversare tutto l’eventuale odio e disappunto verso Conte, confermando la storiella della riunione tecnica: o no?).
A questo punto – occhio a questo passaggio – cosa succede? Succede che piano a piano tutti i testimoni sentiti riferiscono come in realtà in quella riunione tecnica Conte motivò la squadra e anzi tenne uno dei discorsi più belli in assoluto della sua esperienza senese, altro che pari concordato! E quando dico tutti intendo tutti, dal primo all’ultimo. Non vi è una singola persona che confermi, direttamente o indirettamente, che Conte istruì la squadra sul pareggio, come sostiene invece Carobbio. Non una. Non ve li cito sempre perché tanto, per i forcaioli, sarebbero dichiarazioni di parti in causa, e non di testimoni. Ma, certo, al di là di tutto dovrebbero far riflettere e di certo non aiutano l’accusa, che resta senza riscontri.
Dicevo: a questo punto, nel suo ultimo interrogatorio, Carobbio parla anche lui di questo (divenuto) famoso discorso, che prima aveva ignorato (come visto) e dice:
Carobbio, 10/07/2012: «Ricordo molto bene quella riunione tecnica in quanto l’allenatore, dopo averci detto che era stato raggiunto un accordo per il pareggio, ci parlò poco della gara e degli aspetti tecnici, ma ci fece un discorso molto emozionante sulla sua carriera, in relazione all’obiettivo che la nostra squadra stava per raggiungere: infatti, ottenuto il punto, concordato, nella gara in oggetto, ci sarebbe servito solo un altro punto in 4 partite per la matematica promozione. Ricordo bene il discorso sia perché fu molto coinvolgente, sia perché era del tutto anomalo che in una riunione prepartita non si affrontassero quegli aspetti tecnici che il mister curava sempre in maniera quasi maniacale».
Ripeto: tutti i giocatori interrogati, anche quelli non indagati e senza interessi, smentiscono Carobbio dicendo come invece la gara fu preparata normalmente e come anzi Conte ci tenesse in maniera particolare (vedi ad esempio il dettaglio del giorno extra di allenamento al campo per provare il sintetico). Vi cito sempre Sestu, che è forse quello – fra i calciatori ascoltati dalla procura -, con meno interessi personali in ballo (anzi, fu lasciato fuori da Conte e ci rimase pure male, per quella gara, e avrebbe potuto sconfessarlo, vendicandosi).
Sestu, 13/07/2012: «Il Mister voleva sempre vincere ma certo è che un pareggio sarebbe stato per noi un risultato comunque utile. Il Conte fece riferimento alla classifica precisandoci che bisognava vincere questa partita e comunque non perderla».
Sestu, 13/07/2012: «A mio giudizio il discorso (di Conte, ndr) era inequivocabile ed escludo categoricamente che il Conte possa aver fatto riferimento ad un accordo intercorso tra le due squadre per un pareggio».
Ciò nonostante, e nonostante 23 dichiarazioni raccolte da Conte tutte sullo stesso tenore e tutte che smentiscono Carobbio, Palazzi crede ancora alla sua versione e, pur non sapendo chi avvisò Conte e perché, incredibilmente trasforma un eventuale illecito in omessa denuncia e non deferisce nessuno dei presenti che, credendo a Carobbio, si sarebbe reso colpevole a sua volta di omessa denuncia. Perché? Non si sa.
Torniamo indietro: Gervasoni parla di over concordato con gli zingari. Carobbio nega. Sapete la cosa bella qual è? Che, nonostante lui non ammetta affatto proprie responsabilità, Palazzi lo deferisce per illecito sportivo. Insomma: l’attendibilissimo (cit.) Carobbio lo è quando accusa gli altri, ma non lo è quando difende se stesso. E anche questo non pare normalissimo..
Vediamo perché si becca l’illecito. E’ un mezzo autogol, in effetti. Così dice lo stesso Carobbio.
Carobbio, 29/02/2012: «Ricordo che, oltre a parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita».
Carobbio si riferisce al pari, non all’over (come contestatogli da Gervasoni). Nonostante Conte avesse rassicurato e addirittura istruito la squadra sul pareggio, Carobbio parla con due del Novara. Casualmente, uno dei due è lo stesso Bertani che per Gervasoni combina l’over con Carobbio.
Domanda: ma non è che il pari non fosse concordato (come sostengono tutti) e fu semplicemente proprio in quel momento che si consumò il “vero” illecito?
Non lo penso io soltanto: i tre sono accusati di illecito sportivo, non di omessa denuncia. Fatevi due conti.
Palazzi, con doppio carpiato, riesce quindi a far coesistere assieme le dichiarazioni di Carobbio che dice “io non c’entro nulla l’ho saputo da Conte”, ad ignorare quelle di Gervasoni e ad accusare comunque di illecito Carobbio per un incontro con alcuni calciatori del Novara successivo alla riunione tecnica di Conte. Come sia possibile, non ne ho idea. Quel che è certo è che a Palazzi fa “comodo” dare l’illecito a Carobbio, perché così da “accusatore”, in qualche modo, può farlo passare per “pentito”. Ma, come visto, non lo è.
Questo è quanto aggiunge successivamente sull’incontro prepartita.
Carobbio, 17/04/2012: «Quando riferisco di avere parlato in campo con Bertani e Gheller del Novara voglio dire che prima di giocare ho chiesto una sorta di conferma di un accordo (il pari o l’over, ndr?) che comunque era già stato concluso».
Non mi pare una confessione.
Anzi, aggiunge a sua difesa:
Carobbio, 17/04/2012: «Io giocai soltanto gli ultimi dieci minuti».
Almeno questo, secondo voi, è vero? No. Entrò al 72° e – i casi della vita – due minuti dopo il Novara pareggiò sul 2-2. Con un gol di testa segnato da un giocatore del Novara saltato a 2 metri da Carobbio (non fu colpa sua, intendiamoci: parlo sempre di “casi della vita”).
C’è, infine, una dichiarazione fatta nell’ultimo interrogatorio del 10 luglio scorso, un altro particolare.
Carobbio, 10/07/2012: «Ricordo che, durante la gara, mentre mi scaldavo a bordo campo insieme al mio compagno Larrondo, lo stesso, essendo un ragazzo giovane e straniero, mi chiese, alla luce di quanto riferito da Conte nella riunione tecnica, come si doveva comportare se l’allenatore l’avesse fatto entrare in campo; lo tranquillizzai dicendogli di entrare, facendo movimento senza segnare».
Non vi riporto anche qui le dichiarazioni di Larrondo, che nega sia che Conte parlò del pari nella riunione tecnica, sia che chiese informazioni di questo tipo a Carobbio. Ma, anche qui, delle domande è lecito porsele.
Come si concilia questa versione con quanto sostenuto a inizio articolo (andate a rileggere), ovvero con Conte che istruisce l’intera squadra su come comportarsi per pareggiare? Un giorno (il 29 febbraio) Conte dà istruzioni e un altro (il 10 luglio) Larrondo spaesato e senza istruzioni chiede a Carobbio? E – tra tutti – perché proprio a Carobbio? Non avrebbe fatto meglio a chiedere direttamente a Conte, in quel caso? Era stato lo stesso Conte, in fin dei conti, a rassicurarli e istruirli. O sbaglio? Perché farlo quasi all’oscuro dell’allenatore, chiedendolo ad un compagno?
Come vedete, di certezze ne ho poche. Quello che però dovrebbe distinguere un velinaro da quattro soldi da un vero giornalista, dovrebbe essere proprio la curiosità di capire, il porsi domande (credo) legittime e sensate, il non fermarsi alle sentenze ma l’andare ad analizzarle, punto per punto, dichiarazione per dichiarazione.
Fermatevi – anche perchè siamo alla fine – e domandatevi: perché tutto questo (riscontrabile dalla prima all’ultima parola) non lo trovate in edicola? Probabilmente, al di là di tutto, è la domanda più importante da farsi. Per tutte le altre che sono state poste dal sottoscritto, vedremo nel seguito, nella seconda parte, che risposte hanno saputo dare sia Palazzi che la Disciplinare. E, prometto, lascerò a voi la scelta di ritenervi soddisfatti o meno di quanto teorizzato (e sentenziato).
SECONDA PARTE – Come promesso, ecco la seconda parte che si riferisce alla ricostruzione data dalla procura federale e successivamente dalla Commissione Disciplinare, che di fatto sposa in pieno l’impianto accusatorio. A curare quest’articolo è l’amico GABRIELE CAPASSO di Calcioblog.it, cui vanno i miei complimenti. Con la promessa che, per carità, non vi parlerà della moglie di Carobbio.
La condanna a 10 mesi di squalifica per Antonio Conte poggia sulla credibilità che Palazzi attribuisce a Filippo Carobbio. Il rapporto fra il Procuratore Federale e “Pippo” (come Palazzi ama chiamarlo), lo ha già messo in evidenza Antonio Corsa analizzando le dichiarazioni rese del “pentito” su Novara – Siena nel corso dei mesi (link), è molto strano. Nella valutazione della risultanze probatorie contenute nei Deferimenti, Palazzi sostiene che le dichiarazioni rese da Gervasoni e Carobbio siano “univoche ed insuperabili”. Dov’è questa concordanza?
Carobbio, 17/04/2012: «Prendo atto delle dichiarazioni di Gervasoni, ma le stesse non corrispondono al vero».
Impressiona leggere come Palazzi ritenga “le dichiarazioni del Carobbio […] autoaccusatorie, prima ancora che di chiamata in correità di altri soggetti”. Di cosa si autoaccusa Carobbio su Novara – Siena? In realtà, come dimostrato, di nulla. Pur avendo ottenuto la fine delle misure cautelari in carcere proprio grazie alla sua collaborazione con i PM di Cremona, la partita in oggetto fa parte delle sue dichiarazioni spontanee alla Procura Federale arrivate in un momento successivo (29/02/2012), tant’è che sul tema i PM hanno bisogno di riascoltarlo nel mese di aprile.
Carobbio – al contrario di Gervasoni – nega che la partita fosse combinata al fine di poter scommettere sul risultato, la etichetta come gara esemplare dell’atteggiamento antisportivo delle squadre che, a fine campionato (o comunque ad obiettivi acquisiti o parzialmente acquisiti), raggiungono accordi prima della gara per evitare di fare “il morto”, preferendo i “due feriti” per citare Buffon.
Come è possibile valutare credibile la ricostruzione di un pentito che si preoccupa di nascondere, prima alla Procura di Cremona, poi allo stesso Palazzi, di aver avuto i contatti telefonici (provati dall’inchiesta della Procura di Cremona) con Ilievski, l’esponente dell’organizzazione criminale dei cosiddetti “zingari”? Carobbio, secondo i magistrati, parla con Ilievski utilizzando l’utenza intestata a tale Mawgoud Adbel, lo fa prima di Novara – Siena per “pianificare parallelamente l’accordo illecivo con il gruppo slavo-singaporiano”.
Di fatto le dichiarazioni di Carobbio su Conte sono “autoaccusatorie” soltanto nella misura in cui configurerebbero un’omessa denuncia, ma nascondono un’intensa attività per combinare, al fine di piazzare scommesse “sicure”, un risultato finale (over) peraltro diverso da quello per il quale viene tirato in mezzo l’allenatore della Juventus (pareggio). Gervasoni parla di un “over”, secondo la Procura di Cremona è questo l’obiettivo dell’organizzazione di scommettitori, non il pareggio.
Carobbio, anche secondo Palazzi che lo scrive chiaro e tondo nelle incolpazioni, è responsabile dell’illecito sportivo riconducibile a Novara – Siena, ma viene punito con soli 4 mesi di squalifica che si aggiungono ai 20 precedentemente comminati, anche questi fortemente “scontati” proprio grazie alla collaborazione offerta. Carobbio si vede “derubricare” quindi, dal punto di vista della pena da scontare, un illecito in un’omessa denuncia.
Quando per la prima volta racconta (a Palazzi) di questa partita, il 29/02/2012, non aveva ancora detto nulla ai magistrati di Cremona in merito. Soltanto nell’interrogatorio del 17/04/2012 – di fronte ai PM – “confessa” di essere stato a conoscenza dell’accordo per il pareggio. Nella stessa sede, lui che secondo Palazzi fornisce dichiarazioni “univoche ed insuperabili”, dice:
Carobbio, 17/04/2012: «Non è vero in particolare che io abbia informato gli zingari che ero stato informato di un accordo con riferimento ad un over. Gegic e Ilievski si fanno vivi, credo, la sera prima della partita».
Chissà, magari è stato Mawgoud Adbel ad informarli?
Palazzi, da inquisitore più che da inquirente, sembra avere come unico interesse quello di far concordare elementi discordanti etichettandoli come “insuperabili”. Nella valutazione del materiale probatorio ignora completamente la differente ricostruzione fornita da Gervasoni e da Carobbio sul risultato combinato (è un pareggio o un over?), ma anche nella conduzione delle audizioni.
Una in particolare, quella del 26/03/2012 a Daniele Ficagna, viene utilizzato per confermare la credibilità di Carobbio. Il compagno di squadra non fa alcun riferimento ad un presunto rapporto difficile fra il “pentito” e il suo allenatore, per questa ragione è desumibile che lo stesso non avesse alcun astio nei confronti di Conte per la mancata concessione del permesso ad assistere al parto della moglie nel settembre 2010.
Perché Palazzi non gli chiede anche cosa disse Conte nella famosa riunione tecnica? Per quale ragione Ficagna è credibile quando fornisce un elemento ritenuto essenziale a sostenere il mancato astio di Carobbio nei confronti del suo allenatore, ma non lo è quando potrebbe scagionare Conte sul contenuto delle sue parole durante la riunione tecnica?
Sempre rispetto alla riunione tecnica, Palazzi utilizza scampoli di dichiarazioni decontestualizzate e tagliate per rafforzare l’accusa. Scrive: “Larrondo sostiene che l’allenatore non avrebbe fatto alcun riferimento alla posizione in classifica, mentre Sestu ricorda proprio che l’allenatore si era soffermato su tale circostanza, in quanto, pur auspicando una vittoria, anche un pareggio, “in quella partita sarebbe stato per noi un risultato comunque utile”: Conte, invece, ha escluso di aver mai detto ai calciatori che il pareggio sarebbe potuto essere un buon risultato”.
In realtà Sestu completa il concetto dichiarando, come visto nel precedente articolo:
Sestu, 13/07/2012: «A mio giudizio il discorso era inequivocabile ed escludo categoricamente che il Conte possa aver fatto riferimento ad un accordo intercorso tra le due squadre per un pareggio».
L’osservazione che il pareggio “in quella partita sarebbe stato per noi un risultato comunque utile”, appartiene alla stessa persona che nega “categoricamente” che Conte abbia parlato di un accordo fra le due squadre.
Il dettaglio dell’aver parlato o meno della “situazione di classifica” è chiaramente insignificante, il fatto che Larrondo non ricordi che se ne sia parlato e Sestu sì nulla toglie e nulla mette, ma per Palazzi non è così.
Tutto ciò volendo tacere dell’inspiegabile decisione di colpire chirurgicamente tutto lo staff tecnico di Conte (ampi stralci delle audizioni sono dedicate a “svelare” chi fossero i presenti) ignorando il fatto che, se fosse andata come dice Carobbio, tutti i giocatori del Siena avrebbero dovuto beccarsi un deferimento per omessa denuncia (parentesi: Angelo Alessio, il vice di Antonio Conte, non è mai stato ascoltato dalla procura federale). L’intento di Palazzi appare punitivo nei confronti di Conte e di chi lo circonda e il suo lavoro di inquirente (accertare la dinamica degli eventuali reati e tutti i suoi responsabili) gravemente deficitario.
In assenza di qualsiasi riscontro altro rispetto alle dichiarazioni di Carobbio, il Procuratore ignora le bugie del “pentito”, le sue omissioni, l’incongruenza con la ricostruzione offerta da Gervasoni, il suo interesse a coinvolgere altri soggetti.
La domanda, a cui ognuno può dare la risposta che preferisce, ma che nessuno con un minimo di onestà intellettuale può ignorare, è una sola: perché?
Mi inserisco integrando le ottime riflessioni di Capasso con qualche dato e alcune considerazioni più generali. Si dice che il pareggio tra le due squadre fosse scontato e che andasse bene a entrambe. Potrà sembrarvi paradossale ma è questa l’unica prova del fatto che la partita fu combinata, mista ad una dichiarazione del pentito Erodiani che dichiara senza prove nè senza nemmeno ricordare chi se ne occupò come la suddetta gara fu “aggiustata” per il pari. Per Carobbio l’X in schedina era talmente scontato che i giocatori del Siena addirittura il discorso di Conte durante la riunione tecnica non li sorprese, anzi. Bene: il Novara, grazie a quel pareggio interno, perse il terzo posto in classifica a dispetto del Varese, che aveva gli scontri diretti a favore. Rischiò quindi, irrimediabilmente, di “giocarsi” la Serie A a quattro giornate dalla fine. Il Siena, invece, vincendo sarebbe stato promosso direttamente. Proprio a discapito del Varese e del Novara. Insomma: bene ma non necessariamente benissimo, quel pari. Per entrambe. Tranne che per il Varese.
Continuamo. Così la Disciplinare: “Specificamente, con riferimento alla partecipazione all’accordo intercorso tra le due squadre, la prova della partecipazione all’illecito è data dalla circostanza che Bertani non si limitò a confermare a Carobbio, al momento della ricognizione delle squadre in campo, l’esistenza dell’accordo, ma disputò la gara, contribuendo a che il risultato pattuito (il pareggio) venisse effettivamente raggiunto”. Quindi “prova” dell’illecito è il fatto che abbia giocato. Pareggio, attenzione. Domanda: Drascek non giocò quella partita, essendo tribunaro. La prova dell’illecità dell’avvenuto incontro con Vitiello qual è? Il solo fatto di essersi salutato con un ex compagno di squadra? No, perchè sarebbe il momento più importante di tutti, quello che certifica l’avvenuto accordo tra le squadre.
Ad ogni modo, continuando la lettura scopriamo che: “Per ciò che attiene, viceversa, all’intesa ‘parallela’ con il gruppo degli ‘zingari’, questa risulta ampiamente provata dalle risultanze sopra richiamate. A tale proposito, a nulla rilevano le asserite contraddizioni tra le dichiarazioni di Carobbio e Gervasoni, in quanto non vi è alcuna contraddizione, tra le stesse, in merito al ruolo avuto da Bertani nell’intesa intercorsa con il gruppo degli zingari”. Fermiamoci un attimo. Le “risultanze” richiamate sarebbero i “molteplici contatti telefonici registrati, sin dal 29.4.2011, tra il gruppo degli zingari e, tra gli altri, Carobbio, Bertani e Gervasoni” (come da ordinanza del Gip di Cremona del 22.5.2012). A parte che, come fatto notare da Criscitiello, qualche perplessità ci sarebbe pure lì (link) e a parte che quegli stessi contatti in un primo momento Carobbio li ha nascosti (anzi, li ha proprio negati espressamente) e poi, tirato in ballo da Gervasoni, li ha “declassati” a semplici telefonate informative tra l’altro inutili in quanto lo stesso non era a conoscenza di illeciti (dice..): si sostiene che Bertani abbia preso parte alla gara contribuendo così al pareggio. E l’over? Chi avrebbe contribuito a realizzarlo? Sempre Bertani per il Novara e Carobbio entrato in campo al 72′ del st per il Siena? In due? E ancora: non è affatto vero, come provato, che ci sia stata concordanza tra Gervasoni e Carobbio sul ruolo di Bertani: il primo sostiene infatti che fu combinato un over tra i due per far scommettere gli zingari, mentre il secondo nega ogni combine con gli zingari e sostiene semplicemente che chiese conferma a Bertani, prima della partita, del pari concordato dalle due squadre e del quale lui, non avendo alcun ruolo, apprese da Conte. Non mi pare ci sia tutta questa concordanza..
Insomma: sono parecchie le cose che non tornano ma, più di tutto, non torna come tanti altri tesserati non siano neanche finiti a processo (o siano stati prosciolti, come Bonucci e Pepe, per fare due nomi) perchè non indagati dalle procure a livello penale. Qui, invece, si preferisce la versione di un personaggio beccato con le mani nella marmellata, arrestato, reo confesso, aggiustatore multiplo di partite e incassatore di soldi ad una persona (Conte) che, per la procura di Cremona, non è nemmeno indagata. E il motivo, che ci crediate o meno, è sintetizzato in questo concetto espresso dalla Disciplinare: “Se vi fossero stati motivi di risentimento di Carobbio nei confronti di Conte e, quindi, un qualche intento calunniatorio, Carobbio avrebbe potuto tirare in ballo il proprio allenatore anche con riferimento ad altri incontri dei quali ha riferito agli organi inquirenti (ad esempio, Siena-Torino), cosa che non è stata. Ne consegue che Conte è responsabile dell’addebito contestato”.
Fonte: antoniocorsa.com