Mezzaroma nega tutto. Il Siena resta in ansia

Massimo Mezzaroma se l’è sbrigata in neanche due ore. L’interrogatorio del presidente del Siena è durato molto meno del previsto, la sensazione palpata appena uscito dagli uffici della Procura federale è che abbia parlato poco o niente. O comunque smentito tutto e tutti in gran fretta. Tant’è che difficilmente gli 007 di Palazzi lo riconvocheranno. Mezzaroma doveva difendersi dalle accuse di Carobbio (suffragate indirettamente dal portiere Coppola ieri l’altro) su Siena-Varese e poi da quelle di Gervasoni, che lo tirava in ballo per Modena-Siena dove—secondo una ricostruzione doppiamente indiretta del pentito — avrebbe pagato due avversari per assicurarsi la vittoria. Ma l’impressione è che, oltre a una memoria difensiva presentata dall’avvocato Paolo Rodella (ieri l’accompagnava all’interrogatorio), non ci si sia addentrati nei dettagli e nella dinamica dei fatti che a Mezzaroma vengono imputati. Quindi sì e no sfiorati AlbinoLeffe-Siena e Novara-Siena, le due gare in cui viene accusato Conte.

Ottimismo forzato – Circondato da giornalisti e telecamere (una gli sbatte anche sul capo), il presidente del Siena svela nulla e regala battute. Quando gli chiedono se abbia chiarito tutto, regala uno striminzito: «Sì, ma non c’è nulla da commentare». Alla fine, le parti sono rimaste sulle rispettive posizioni: tutto, ora, è delegato alla fase dibattimentale. Anche se nulla è scontato, come dimostra la grande prudenza dei procuratori di Palazzi: né il deferimento del padrone della società toscana, né conseguentemente quello del Siena per «responsabilità diretta».

Balordo o dirigente? – Come detto, due le gare che vedono Mezzaroma chiamato in causa. Per Siena-Varese, secondo Carobbio il presidente avrebbe mandato un suo uomo a convincere Coppola a perdere la gara, con il portiere che, abbastanza sconvolto, corse a svelare la cosa ai compagni. Coppola, nell’audizione di mercoledì, avrebbe confermato il contatto con quello che riteneva un balordo, un personaggio inattendibile che non prese nemmeno in considerazione. Per l’accusa, invece, quel personaggio potrebbe essere Pier Paolo Sganga legato al club toscano, con tanto di cariche ufficiali: componente del Cda e delegato agli affari generali. Ma ancora la procura non ha definito tutta la ricostruzione e la credibilità dell’ipotesi. Mezzaroma sarebbe stato comunque davvero il mandante dell’invito a perdere?

Larrondo e Camilli – Oggi ci saranno altri interrogatori «toscani ». Ancora due testi del Siena, Larrondo e Sestu, l’atteso Antonio Conte, ma anche Piero Camilli, presidente del Grosseto. Camilli è chiamato in causa da alcuni giocatori che, nell’inchiesta di Cremona condotta dal procuratore Roberto di Martino, avevano raccontato di alcune combine, come Salernitana-Grosseto, svelata nei dettagli da Turati proprio mercoledì

Fonte: Gazzetta dello Sport