MANNINGER FA IL FENOMENO

Una paratona di Buffon nel primo tempo, due di Manninger nel secondo. La Juve può concedersi una domenica di basso profilo, a mettere la ceralacca sulla vittoria hanno provveduto i portieri. Un tempo a testa, non per una bizzarra iniziativa di Ranieri, ma perché così ha deciso la sorte.

Buffon, infatti, si è infortunato cercando un rinvio su retropassaggio di un compagno. Un intervento sbilenco, la palla che si è impennata e non è partita neppure verso il centrocampo, ma è finita goffamente in corner. Gigi ha scosso la testa come dire: complimenti vivissimi, sono proprio un fenomeno. In realtà nel suo gesto sconsolato c’era anche la rabbia per una fitta acuta all’addutore destro, provocata da quella torsione innaturale della gamba.

Non ha voluto uscire anche se dalla panchina gli gridavano di chiedere il cambio. Medici e massaggiatori in allarme, Manninger già in fase di riscaldamento, lui fermo in mezzo all’area, anche perché poteva muoversi poco, ed era costretto pure a rinviare la palla con la gamba infortunata perché i compagni non avevano capito niente e continuavano a passargli il pallone.

 «Gigi è un testone, non ha voluto uscire a dieci minuti dalla fine del primo tempo». Gigi Pellizzaro, il preparatore dei portieri, si è arrabbiato, ma sapeva benissimo che con Buffon è inutile insistere. Nell’intervallo il cambio, la porta nelle mani di Alex Manninger, arrivato dal Siena con un contratto di quattro anni e pagato 700 mila euro.

E l’austriaco resterà proprietario del ruolo di titolare certamente nelle prossime due partite di campionato contro Catania e Sampdoria, forse anche martedì 30 in Champions contro il Bate Borisov. Oggi il responso sulle condizioni di Buffon il cui infortunio per ora viene catalogato genericamente come risentimento muscolare. Sarà l’ecografia del dottor Carlo Faletti a stabilire la verità. Dopo i problemi alla schiena, un’altra tegola, seppure di gravità ben diversa dalla protrusione discale che lo tiene tuttora in allarme. Gigi non è pessimista: «Secondo me è una cosa da poco, mi sono fermato in tempo. Cagliari non mi porta fortuna: ho sempre preso gol e per una volta che non mi hanno infilato, mi sono fatto male. Si vede che per uscire imbattuto da qui devo giocare solo mezza partita. Mi hanno detto che Manninger ha fatto parate decisive. Del resto non avevo dubbi che anche senza di me la squadra fosse in buone mani».

Ottime a giudicare da quello che si è visto nella seconda parte dell’incontro. Il Cagliari non ha cercato il pareggio con l’artiglieria pesante, limiti enormi da parte dei sardi che a fine partita Cellino costringe a mangiare la pastasciutta come fanno quelli di Milan Lab. Tuttavia la squinternata squadra di Allegri ha sfiorato il gol in due occasioni. La prima quando Jeda ha sferrato un gran tiro da fuori area e Manninger ha rimediato con i pugni, forse anche un po’ impreparato sulla traiettoria. La seconda è stata una prodezza autentica, frutto dell’istinto e della reattività che fanno la differenza fra un portiere normale e un campione. Conclusione ravvicinata di Matri al novantesimo, ed esibizione contorsionistica del biondo austriaco che è riuscito a deviare in angolo. La rivedrà mille volte questa parata e forse si chiederà sempre come ha fatto a opporsi attorcigliandosi su se stesso. Di sicuro un intervento che peserà sulla classifica quando a maggio si tireranno le somme.

Alla fine è stato festeggiato come un eroe, come un attaccante che segna la rete della vittoria all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero. Il primo a correre ad abbracciarlo è stato Pellizzaro che ogni giorno segue i tre portieri e di Manninger ha una stima infinita: «In quel ruolo non abbiamo problemi. Dopo Buffon e Manninger c’è anche Chimenti. L’abilità di un portiere di riserva si valuta in queste occasioni: gioca poco, ma si inventa comunque la parata decisiva». (F. Vergnano)

Fonte: Fedelissimi