LE SCUSE DELLA SQUADRA? OK, MA……COME MI SUONI, TI BALLO

Come era ovvio, tutti i giocatori intervistati nel dopo derby si sono scusati con il pubblico.

Scuse scontate, sicuramente sincere, ma non del tutto accettate.

La squadra sapeva l’importanza di questa partita, sia ai fini della classifica che per il significato intrinseco del derby, ma una volta in campo, salvo le note eccezioni, ha fatto veramente poco.

Qualche settimana fa è stato siglato un patto di ferro tra tifoseria, allenatore e squadra, un patto che rischia di saltare definitivamente dopo la partita di ieri.

Ripetiamo che una sconfitta con la Fiorentina poteva essere preventivata, una disfatta umiliante, no.

A chi gioca nella Robur è richiesta una caratteristica peculiare, quella di onorare sempre una maglia che, pur non avendo cuciti scudetti e coppe, ha una storia alle spalle fatta di sudore, sacrificio, tenacia e passione.

Vestire quella maglia non è così semplice come potrebbe pensare qualcuno che si avvicina occasionalmente alla nostra realtà; non l’ha capito qualche dirigente, gli attuali su tutti, alcuni allenatori, qualche giocatore.

Giocare nella Robur equivale a lottare sempre, mordere sul collo gli avversari, pressarli fino a togliergli il respiro, essere superati solo da un gesto tecnico, non per una marcatura approssimativa o una scarsa concentrazione.

Chi non capisce questi concetti o è sprovvisto di temperamento e animus pugnandi, non può indossare quella maglia.

Come si può accettare, dopo 18 partite, di subire reti dalle caratteristiche dinamiche identiche? Basta, accettiamo limiti tecnici, non caratteriali, non ce lo possiamo permettere.

Il fatto che durante la settimana venga svolto un lavoro intenso e con grande applicazione ma che la domenica raramente ha trovato conferme sul campo, è la dimostrazione di quanto affermiamo.

Per questo sarà difficile ricreare il giusto feeling con la squadra, difficile, ma non impossibile, ma a questo punto sta alla squadra riportare il tifo dalla loro parte.

Mancano ancora 20 partite alla fine del campionato, 60 punti teorici; a noi ne basterebbero meno della metà per raggiungere la salvezza.

Non sarà facile, lo sappiamo benissimo, ma dobbiamo provarci con tutti i mezzi non escluso, tutt’altro, il ricorso a nuovi innesti che dovranno essere necessariamente di qualità.

Tra pochissimi giorni Mezzaroma prenderà possesso della società; forse per salvare la stagione potrebbe essere già tardi, ma l’imperativo è quello di provarci. La Robur è specialista in miracoli.

Non chiediamo al nuovo proprietario di svenarsi sul mercato, ma nemmeno vogliamo sentire dire che la situazione è ormai compromessa e forse sarebbe meglio pensare al prossimo anno. Questo concetto lo rifiutiamo a priori e sarebbe un pessimo biglietto di presentazione.

Siamo convinti, e alcune indiscrezioni ce lo confermano, che questo non è il pensiero di Massimo Mezzaroma che, sempre secondo indiscrezioni,  vorrà tentare il tutto per tutto per compiere quello che, ad oggi, sembra più un miracolo che un’impresa, ma proprio per partire con il piede giusto, noi lo scriviamo.

La serie A dovrà essere difesa fino all’ultimo, niente dovrà rimanere intentato.

E qui ritorniamo alle scuse dei giocatori e al patto di ferro che c’era con la tifoseria.

Alla squadra concediamo alcune attenuanti, una su tutte quella di essere stata praticamente abbandonata a se stessa.

I giocatori, da qualche giorno, hanno un solo punto di riferimento: Alberto Malesani, tutti gli altri, ad eccezione di Nazario Pignotti,  sono scomparsi dalla vita attiva della squadra.  

La salvezza passa dai piedi dei giocatori, ma anche dal loro cuore.

A loro e a chi arriverà spetterà il compito di scrivere l’epilogo di questa tribolata stagione. Solo tirando fuori cattiveria, cervello e….ormoni maschili, potremmo raggiungere l’obbiettivo. I tifosi hanno già dato, ora aspettiamo segnali dal campo, giudice inappellabile che stabilirà quello che sarà il nostro comportamento. Come recitava un detto dei nostri vecchi: “Come mi suoni, ti ballo” . (Nicnat)

Fonte: Fedelissimo Online