La Robur sul Guerin Sportivo

Il Guerin Sportivo, il mensile diretto da Matteo Marni nelle sue “Pagine Gialle” dedicate alla D ha parlato della nostra Robur. Ecco l’articolo (dal titolo “La nuova vita di Siena passa dalla Svizzera”) apparso nell’ultimo numero del Gs.

 

Il peggio sembra essere passato. L’entusiasmo contagioso e il progetto molto concreto dell’imprenditore elvetico Antonio Ponte, che la scorsa estate si è preso la delicata responsabilità di rilanciare il club bianconero, ha riportato fiducia. Mister Morgia predica umiltà, ma il salto in Lega Pro non è più un miraggio.

Come in due anni il calcio ti può cambiare la vita. Citofonare Robur Siena, al via del campionato di Serie A nella stagione 2012-13 (al termine del quale sarebbe retrocesso in B) e ora in lotta per vincere quello di Serie D, dove è stata costretta a ripartire dopo la mancata iscrizione che la scorsa estate aveva cancellato 110 anni di storia. Uno shock (seguito alla quasi contemporanea scomparsa della Mens Sana, plurititolata società cittadina di basket) da cui non è stato semplice riprendersi. Fortuna ha però voluto che il sindaco Bruno Valentini non abbia perso tempo nel consegnare le chiavi del club bianconero all’imprenditore italo-svizzero Antonio Ponte, il cui merito è stato quello di presentare un progetto di rilancio serio, concreto, credibile. Ponte faceva parte del Cda del Siena che nel 2000 vinse il Girone A di C1, tornando dopo B dopo ben 52 anni, e anche la Supercoppa di categoria, ma poi decise di lasciare. Un addio polemico, dal momento che Ponte, pur con il 40% delle azioni, si ritrovò messo in disparte, tanto da prendere la decisione di vendere le sue quote. Un passato che, per amore della squadra, ha deciso che mi hanno commosso per come si sono stretti al nuovo gruppo dirigente: voglio riportare il Siena nel calcio che conta nel più breve tempo possibile. Nel progetto iniziale, ci siamo dati tre anni di tempo per risalire in B. La speranza è di trovare qualche altro socio che, oltre a Pietro Mele, mi dia sostegno. In ambito locale noto ancora una certa diffidenza nei miei confronti: poco male, posso capire, vorrà dire che conquisterò la fiducia dell’imprenditoria senese strada facendo».

Antonio Ponte parla a ruota libera, c’è passione nelle sue parole. Non potrebbe essere altrimenti, provenendo da una famiglia che da sempre si nutre di calcio: uno dei due fratelli, Raimondo, centrocampista, è stato bandiera del Grasshoppers negli anni Settanta-Ottanta, con cui ha vinto tre campionati, due Coppe nazionali, una Coppa di Lega e, nel 1978, la classifica marcatori di Coppa Uefa, oltre a collezionare 34 presenze nella Nazionale elvetica; l’altro fratello, Luigi, ex arbitro, è presidente dell’Associazione svizzera arbitri. Ponte conosce la materia, nulla è stato lasciato al caso: «Ho scelto collaboratori affidabili, ho chiesto loro di puntare senza esitazioni alla Lega Pro. Quando hai 4.000 abbonati, con presenze che in casa superano le 5.000 unità, non puoi permetterti di restare più di una stagione in D. Anche se, ci tengo a metterlo in chiaro, non abbiamo mai snobbato questa categoria, nella quale ci siamo anzi calati con grande umiltà, consapevoli che vincere, a qualunque livello, non è mai impresa facile. Nella costruzione della squadra siamo partiti in ritardo, rispetto ai nostri avversari, ma abbiamo saputo trovare subito gli uomini giusti, dentro e fuori dal campo. Una struttura manageriale, perché il Siena, ora più che mai, deve imparare a camminare con le proprie gambe. E non, come succedeva in passato, con una banca alle spalle».

La direzione generale spetta all’avvocato Andrea Bozza, con un passato in alcuni dei maggiori studi legali internazionali di Londra e Milano: «L’impostazione che, con lungimiranza, la proprietà ha voluto trasmettere a questo club, muove dalla valorizzazione delle esperienze maturate anche in campo internazionale. In questo senso sento di interpretare il nuovo corso del calcio a Siena, città internazionale per eccellenza. Il tutto in un progetto di crescita organica, dove passione, ambizione e lavoro costituiscono le premesse e i mezzi. Sapendo di dover centrare un risultato importante, abbiamo scelto di affidarci a una guida esperta come di lasciarsi alle spalle: «Anche se pensavo di aver chiuso con il calcio. Ma la squadra mi è sempre rimasta nel cuore e nel momento del bisogno non ce l’ho fatta a restare con le mani in mano» ci dice l’imprenditore, contattato grazie all’interessamento di Edoardo Busala, uomo di sport a 360°. «Una scelta forte, forse compiuta con un pizzico di incoscienza, ma quando si desidera qualcosa bisogna mettere in conto anche alcuni rischi. Spero di non deludere nessuno. Il mio desiderio è quello della città e dei nostri fantastici tifosi, Massimo Morgia, che l’anno scorso ha vinto questo stesso girone alla guida della Pistoiese, da dove si è portato il suo staff (il secondo Michele Coppola, i collaboratori Alessandro Madocci e Simone Baronchelli, il preparatore atletico Gabriele Toschi e quello dei portieri Nicola Melani) e diversi giocatori. Un personaggio carismatico che in poco tempo ha saputo mettere in campo una squadra competitiva. Dirigenti, giocatori, tecnici, tifosi: tutti, sin dal primo giorno, abbiamo operato in perfetta armonia, affinché ogni tassello del mosaico fosse collocato al posto giusto».

Una rosa di tutto rispetto, che annovera fra i pali il giovane Jacopo Viola (’96 di scuola Milan), in difesa l’esperto Gianluca Nocentini (’78), nel mezzo uomini di qualità come Nicolas Zane (’90) e Simone Minincleri (’89) e in prima linea attaccanti di notevole peso specifico in categoria come Lorenzo Crocetti (’83, lontani trascorsi in maglia Fiorentina, dove esordì in Serie A nel 2002), Mario Titone (’88, due anni in B nel Sassuolo fra il 2009 e il 2011), Stefano Santoni (’89 cresciuto nel Torino). E senza dimenticare il “capitano”, Simone Vergassola, 39 anni, che non ha esitato a restare anche dopo il declassamento, ma che un brutto infortunio ha tolto di mezzo quasi subito: rientrato da poco in gruppo, il suo apporto può risultare determinante in questo finale di stagione. Nel mercato invernale, poi, un altro gradito ritorno: quello del 36enne Daniele Portanova, 456 partite e 23 reti nei professionisti, delle quali 302 (con 17 gol) nella massima serie. Con il Siena, Portanova aveva giocato in A dal 2004 al 2009, collezionando 158 presenze e 8 reti, per poi passare al Bologna (2009-2013) e quindi l’anno scorso scendere in campo con il Genoa (21 presenze e un gol). Firme eccellenti che tuttavia non hanno cambiato il clima dentro lo spogliatoio: «Abbiamo sulle spalle una responsabilità pesante, ma guai pensare a un epilogo scontato» avverte Morgia. «Tutti ci aspettano al varco e moltiplicano le forze contro di noi. Bisogna lottare giorno per giorno, traendo spinta anche da un tifo che non ha eguali e non solo a questo livello». Siena sembra aver imboccato nuovamente la strada giusta. Grazie a un presidente che a 64 anni si sente ancora un ragazzino. E non lo nasconde: «La gente si stupisce per la carica che ho dentro, per la mia voglia di vivere e di regalare a questi colori ancora tantissime soddisfazioni. Ma sempre senza perdere di vista il senso della misura; il recente passato ci deve insegnare a fare il passo secondo la gamba. Ho in mente una società seria, con basi solide, che rispetti gli impegni presi e che non prometta quello che non è in grado di realizzare. Di pari passo, sono convinto che i risultati arriveranno. Anzi, ci stanno già dando ragione». Solo un sogno, in cuor suo: «Uno stadio nuovo. Ci stiamo lavorando con una serie di interlocutori industriali. Un progetto importante, che avrebbe ricadute positive sull’economia del territorio, legato comunque al “Franchi” e al cuore della città. Per questo contiamo su una visione progettuale condivisa con l’Amministrazione Comunale». È innamorato del Siena e di Siena, Antonio Ponte. Un amore destinato a regalargli solo rose. Le spine appartengono al passato. (Guido Ferraro)

Fonte: Fedelissimo Online