La nostra città anche in serie B resta sempre da serie A
Una vita, o quasi, per la Robur. Stefano Osti è qualcosa di più del comunque preziosissimo segretario del Siena. In bianconero ha vissuto varie epoche: dai difficili ma intensi anni ’80, alle recenti gioie, agli anni d’oro in serie A, alla dolorosa retrocessione. Un punto amaro da cui ripartire con ancora più voglia. Una storia fatta di addii e ritorni. L’ultimo a gennaio, appena sette mesi dopo essere stato mandato via dalla vecchia proprietà. Il primo di una serie di graditissimi ritorni voluti da Mezzaroma per il suo nuovo Siena.
Stefano, quanto ti sorprese la chiamata dell’allora neo presidente Massimo Mezzaroma?
“Ad essere sincero mi colse un po’ di sorpresa la telefonata del presidente. Accettai con grande soddisfazione ed entusiasmo, anche se ero consapevole della situazione di grande difficoltà di quel periodo. Dopo esserci incontrati in sede accompagnai il presidente fino a piazza Salimbeni. E suggellammo il nostro accordo con una stretta di mano. Come detto la situazione era difficilissima da recuperare se non con ingenti investimenti, che però al tempo stesso non avrebbero fornito nessuna garanzia sulla salvezza. Il presidente optò per la soluzione di effettuare interventi mirati e seguire i consigli dell’allenatore per ribaltare un pronostico che sembrava ormai segnato. La squadra era tutto sommato dignitosa ma aveva bisogno di qualche innesto importante”.
Ma davvero Stronati e Gerolin erano convinti all’inizio della scorsa stagione che quella squadra si potesse salvare? E avevi intuito che l’avvocato romano avrebbe ceduto tutto di li a poco?
“Avevo capito che Stronati, con i problemi personali che stava attraversando avrebbe fatto fatica a continuare e che avrebbe dovuto chiedere ulteriori sforzi allo sponsor, che per dirlo alla catalana, parafrasando lo slogan del Barcellona, ‘è più di uno sponsor’. Per quanto riguarda la squadra credo che loro fossero convinti che aveva le carte in regola per fare bene. Per Gerolin nessuno è insostituibile, come spiega la cessione di Portanova. Questo può essere un discorso giusto in serie B, ma in A è troppo difficile, ci vogliono giocatori di qualità”.
Alla fine, purtroppo è arrivata la retrocessione, seppur molto dignitosa. E vi siete trovati di fronte una squadra con un numero impressionate di tesserati.
“Tra quelli che c’erano, quelli che rientravano da prestiti e i calciatori che dovevamo acquisire abbiamo trattato circa 70 giocatori. Per arrivare agli attuali 27 quindi ci sono state più di 40 cessioni. La vera impresa di Giorgio Perinetti non è stata raggiungere gli obbiettivi di mercato che avevamo ma quella di cedere i ragazzi in esubero. E’ sempre più difficile vendere che comprare. Giorgio ha svolto egregiamente il suo lavoro, arrivando al 31 agosto con un gruppo forte e pochi giocatori da cedere. Ci dispiace solo non aver ‘sistemato’ Packer, che ha rifiutato alcune offerte dalla Lega Pro, Fini, per il quale ci sono state pochissime richieste, e Genevier, il cui infortunio gli ha impedito di andare a giocare secondo le sue aspettative”.
Ti aspettavi un inizio così spedito da parte della squadra di Conte?
“Eravamo tutti consapevoli che il cammino è lungo e che una squadra quasi completamente nuova avrebbe potuto incontrare qualche difficoltà. Anche per questo siamo stati i primi a radunarsi quest’estate. Il nostro avvio è stato importante e per certi aspetti al di sopra delle nostre stesse aspettative. Sappiamo però di non essere ancora al top e che c’è tantissimo da lavorare. In B chi si deve salvare cerca di fare una partenza sprint per mettere fieno in cascina. Chi come noi ha l’obbiettivo della promozione deve invece essere consapevole che gli ultimi tre mesi sono quelli decisivi e che eventualmente oltre alle 42 partite ci potrebbero essere i playoff”.
Quali saranno alla fine le rivali della Robur per la promozione?
“Quelle sulla carta sono Livorno, Atalanta, Torino e parzialmente il Sassuolo, che però è partito male ed ha già cambiato guida tecnica. Quelle che si stanno comportando meglio sul campo invece sono Novara e Padova, nostro avversario oggi. Io ci metterei anche la Reggina, visto che sa sfruttare al massimo il fattore campo e sta crescendo anche fuori. Ogni avversari è però sempre pericoloso e ogni partita rappresenta un’insidia. E’ forse questa la più grande differenza con la A: in B l’ultima può tranquillamente battere la prima”.
Il Grosseto ha già cambiato allenatore.
“Hanno un presidente che ogni anno vuole essere tra i primi a cambiare tecnico. Credo la classifica sia in linea con le loro possibilità. Hanno comunque una buona squadra. Mi aspetto due derby difficili e sentiti, dove l’importante sarà non trascendere dalla rivalità sportiva”.
La settimana scorsa Conte sembrava davvero dispiaciuto di lasciare a casa alcuni ragazzi. E’ l’inconveniente di avere una rosa ampia?
“Se un allenatore ha a disposizione 25/26 giocatori forti, che danno garanzie e tutti in grado di giocare è normale che sia ‘costretto’ a fare delle scelte. Ma la stagione è lunga e con oggi iniziamo una serie di impegni ravvicinati e difficili dove ci sarà bisogno di tutti”.
Infine un saluto ai tifosi, fin dall’inizio vicini alla Robur nonostante tutto.
“Il saluto ai tifosi è scontato. Sono stati eccezionali. Prima della fine del campionato scorso mi auspicavo che la tifoseria del Siena si distinguesse per qualcosa di diverso dal solito uso italiano. Gli applausi alla squadra nell’ultima partita sono stati davvero significativi e hanno lanciato un segnale anche a livello nazionale. Il successo della campagna abbonamenti è da sottolineare invece perché, almeno inizialmente si trattava di una fiducia quasi nel buio, visto che la squadra era in costruzione e c’era molto da lavorare. Il grande affetto per la Robur ha però prevalso, facendo emergere ancora una volta il valore di una tifoseria eccezionale, che merita la A ancora prima della squadra. La nostra città anche in serie B resta sempre da serie A”. (Guido De Leo da Il Fedelissimo in distribuzione oggi)
Fonte: Fedelissimo Online