L’OPINIONE di Orlando Pacchiani

Il Siena di Marco Giampaolo, su 46 partite fin qui giocate, è andato in svantaggio 25 volte: di queste, 23 ha perso e solo in due circostanze ha recuperato (2-2 sul campo della Sampdoria, 1-1 su quello della Reggina). L’incapacità di reagire nelle situazioni di difficoltà era un problema emerso già l’anno scorso, quando però veniva bilanciato dal buon numero di vittorie: saranno 12, alla fine, che consentiranno di annullare le 18 sconfitte pari a quelle del Lecce ultimo a 14 punti di distacco. Ora però rischia di diventare fatale.

Questo per dire che il problema strutturale di una squadra costruita essenzialmente sull’organizzazione della fase difensiva, ma con una ridotta capacità di sviluppare quella offensiva, è un limite che diventa un handicap notevole quando, come in questo avvio di campionato, si sono smarrite le certezze del reparto arretrato. Inutile ripetersi: Portanova non andava ceduto, a sinistra si dovrebbe tentare qualche alternativa a Del Grosso, Terzi fa molta più fatica a destra che non nel suo ruolo privilegiato di centrale. E ancora: se qualcuno aveva dubbi sull’importanza di Galloppa, basta ricordare la qualità e quantità da lui garantita sulla mediana, prima ancora in fase di copertura che non in quella di rilancio dell’azione.

E qui veniamo a uno dei noccioli della questione, cioè alle difficoltà di Giampaolo di puntare sui nuovi. Ieri è stato eclatante il caso di Jajalo (migliore in campo) ed Ekdal. Il primo è già rodato e ormai sta in campo con assoluta sicurezza (e lì dovrebbe stare sempre), il secondo era all’esordio da titolare e non a caso ha fatto fatica nella prima parte di gara a chiudere sulla fascia, per poi venire fuori alla grande con il passare dei minuti, dimostrando che ha bisogno solo di giocare per poter dare un contributo importante e inserirsi al meglio.

E’ questo, ancor più delle opzioni tattiche, che sta facendo fallire il progetto di Giampaolo: la scarsa duttilità nella scelta degli interpreti figlia in parte delle sue convinzioni personali, in parte della sciagurata scorsa estate. Purtroppo non era impossibile prevedere che quelle settimane di silenzio, i messaggi da lontano, il mercato condotto quasi sempre a compartimenti stagni, avrebbe prodotto solo cattivi frutti. Ormai settimane fa auspicavamo un passo indietro da parte di tutti per salvare la baracca. Ma quando si assiste (una per tutte) a scelte tipo quella di Genevier, due mesi in tribuna prima di essere bruciato in 45 minuti da trequartista a Parma, non si può che restare perplessi. Per non parlare del costante confino di Paolucci, in una squadra che non segna e stenta a rendersi pericolosa.

Bastava poco, almeno per provare a invertire la rotta. Da tutte e due le parti, arroccate invece a difesa delle proprie prerogative. E ora, forse, è troppo tardi. (Orlando Pacchiani)

Fonte: Fedelissimo Online