LOPINIONE di Orlando Pacchiani
Male tutto, malissimo. Atteggiamento, assetto tattico, prestazione dei singoli, ambiente esterno. Non si salva niente, del resto il risultato parla da sé.
L’atteggiamento – Incredibile la leggerezza dopo soli cinque minuti, una rete subita per semplice e gravissima disattenzione. Ha ricordato molto quella di Toni, dopo un paio di minuti, nell’altra sconfitta interna del Siena con la Fiorentina. Ma allora (pure nella sciagurata partita di Chiesa-Locatelli confinati incredibilmente in panchina da De Canio) ci fu per lunghi tratti una reazione, una squadra combattiva. Ieri sera niente di tutto questo: poca aggressività, addirittura una ripetizione dell’errore sul secondo gol (su Kroldrup, perché poi ci sarebbe stato un fuorigioco evidente), una quasi totale assenza di quel furore agonistico non solo indispensabile per salvarsi ma che si penserebbe scontato in un derby. Inspiegabile e soprattutto presagio assai poco positivo, per una squadra che dovrebbe fare un girone di ritorno a ritmo Champions, per restare in serie A.
L’assetto tattico – Il 4-3-3 ha prodotto anche buone prestazioni, è vero. Ma ieri, come in altre occasioni, ha mostrato tutti i suoi limiti. Anche perché l’esterno destro offensivo, come al solito, è un problema. Secondo Malesani, Reginaldo non aveva più alcun futuro in questo ruolo: lo disse dopo averlo schierato da terzino contro il Catania. Poi, per due volte l’ha riproposto all’ala, con risultati assai poco convincenti: basta contare (e fare il paragone con Maccarone, sull’altra fascia) quante volte salta il diretto avversario o quante punizioni conquista. In alternativa, Fini fatica troppo e con Malesani non gioca quasi mai; Ghezzal ha reso meno dell’anno scorso, anche perché l’impegno intenso tra qualificazioni mondiali durissime, ora Coppa d’Africa, poi la prospettiva dei mondiali non può non influire su un giocatore che fino a due anni fa giocava in serie C. Morale: il 4-4-2 e derivati (ieri Malesani ha giocato per appena otto minuti con il 4-2-3-1, per tornare subito al 4-3-3) sembra una chimera, ma siamo proprio sicuri che non esista una via in quesro senso?
La prestazione dei singoli – Si salva nessuno, stavolta. Maccarone è l’unico vero trascinatore della squadra, anche se la facile rete sbagliata di testa sullo 0-3 è errore grave, perché lì si è spenta l’ultima speranza – per quanto remota – di provare a lottare fino alla fine. Però è anche vero che non si può pensare a un solo giocatore come salvagente per tutte le domeniche. Paolucci assolutamente impalpabile, troppo leggero il centrocampo dove è fallita l’idea dei piccoli in grado di mettere pressione sui diretti avversari, imbarazzante la difesa a partire da Curci, che non può regalare una rete come quella del 3-0 che chiude di fatto la partita e poi mettersi a parare (quasi) tutto quando non conta più niente. Affogato con tutti gli altri, inevitabilmente, l’esordiente Cribari.
Ambiente esterno – C’è qualcosa di peggio di una società che sbaglia, ed è una non-società. Nel senso che l’interregno attuale porta solo instabilità, mancanza di punti di riferimento, deresponsabilizzazione. Roba che il gruppo avverte immediatamente. Che questo momento coincida con il mercato di gennaio, quindi con giocatori potenzialmente in partenza e altri potenzialmente rimpiazzati da quelli che arrivano – senza che ci sia chi, con pieni e riconosciuti poteri, tiene in mano saldamente la situazione – è un ulteriore problema. Non è un alibi per la prestazione di ieri, solo una spiegazione integrativa di una situazione da spavento.
Detto questo, oggi più che mai forza Robur. Soprattutto oggi.