L’EDITORIALE di Daniele Magrini

Il Siena non meritava la sconfitta a Varese, ma i lombardi non hanno rubato niente. Perché il Siena ha concesso praticamente tutto il primo tempo ai padroni di casa, esclusi i cinque minuti iniziali, quando solo due grandi interventi di Zappino hanno evitato il gol prima a Brienza, poi a Mastronunzio, che quei gol a tu per tu con il portiere non dovrebbe sbagliarli più.

La conta delle occasioni pende probabilmente dalla parte del Siena, perché Brienza, Marrone, Vergassola e ancora Mastronunzio, hanno trovato sempre uno strepitoso Zappino a dire di no, con interventi decisivi. Il Varese, oltre al gol alla Ibra di Ebagua, che si inventa un colpo di tacco alla kung fu, può però far conto sul palo dovuto alla deviazione di Vergassola sulla conclusione di Pesoli, su un prodigioso intervento di Coppola sulla conclusione di Carrozza a inizio ripresa, sul quasi gol di Ebagua su cross di Carrozza un minuto prima del gol, su un salvataggio di Del Grosso nel finale,  e sul rigore non concesso alla fine del primo tempo per il netto fallo di mano di Mastronunzio sul colpo di testa di Pesoli. Rigore più nitido, se si vuole essere obiettivi, rispetto a quello reclamato dal Siena per fallo di mano di Armenise nel finale. L’arbitro ha comunque commesso due errori, perché entrambi i penalty ci stavano, ma non pare che stavolta il Siena possa lamentarsi dell’arbitraggio. E in ogni caso recriminare sugli arbitri non serve a nulla e semmai porta male.

 

Se dunque il risultato sta un po’ stretto al Siena, va detto che il Varese ha confermato tutto quanto di buono si va dicendo da mesi sulla squadra di Sannino: difesa rocciosa con un Pesoli leader di personalità e di sostanza che aggiunge spessore; esterni bassi dove spicca un Pisano pronto a ribalte più importanti; centrocampo dinamico e veloce con Buzzegoli e soprattutto Zecchin a fare e disfare; l’uomo in più sulla tre quarti, Carrozza, svaria non dando riferimenti agli avversari, e davanti Ebagua e Neto Pereira a creare scompiglio. In più, in porta, uno Zappino che ieri davvero ha salvato il risultato.

 

Cosa è mancato al Siena? Della prova di Zappino abbiamo già detto. Ma è mancata la capacità di continuare il primo tempo come era stato iniziato; è mancata una costante azione degli esterni alti in grado di fornire palla agli attaccanti, mentre gli esterni bassi non hanno mai avuto la forza o la possibilità di venire in avanti a sovrapporsi e creare superiorità numerica. Sono mancate quindi palle giocabili davvero, in avanti, per Mastronunzio, per esempio: ed ecco perché l’attaccante non segna come ci si aspettava. Perché se sbaglia l’occasione che gli capita in una partita, poi non ha grandi altre possibilità.

 

E’ mancata la personalità che hanno mostrato, per esempio, giocatori come Pesoli, Pisano, Zecchin. E’ mancata la grinta e la determinazione , che non significa fare falli come quello commesso da Rossettini nel finale, ma capacità di imporsi agli avversari. Il Siena, su questo fronte, in trasferta non riesce a esprimersi come fa in casa. E la scarsa personalità finisce per essere un handicap grave, su cui Perinetti e Conte dovrebbero riflettere in chiave mercato da una parte e sul piano dell’ìmpostazione del gioco dall’altra.

 

Perché è soprattutto il tecnico che potrebbe ragionare su una cosa: se ritiene che questo ruolino di marcia basti per la promozione diretta, allora va bene così. Se questo passo così tentennante in trasferta non basta, allora è solo lui che può inventarsi qualcosa.

 

Ieri, nel secondo tempo, ha impostato un 4-3-3 zoppo che, se da una parte ha consentito di guadagnare campo e di arginare quindi l’intraprendenza del Varese, migliorando qualcosa, sbilanciando il fronte sinistro non ha consentito di produrre il gioco offensivo che ci voleva.

 

Ci aspettavamo l’ingresso di Bolzoni, ma anche quello di Larrondo, subito accanto a Mastronunzio, spostando Brienza a ridosso delle punte, togliendo anche Troianiello ampiamente frenato da Armenise. Certo, sarebbe stato un altro assetto tattico, con un 4-3-1-2 classico, ma forse più adatto al bisogno di rimontare contro il Varese. E’ un tema che, personalmente, pensiamo che Conte potrebbe approcciare, perché soprattutto contro sei, sette squadre in alto, il Siena soffre troppo. Con le altre, quelle più mediocri, il 4-2-4 va pure bene, ma non garantisce – a nostro parere – il rendimento che ci vuole per andare direttamente in A.

 

Uno sguardo statistico agli ultimi cinque campionati di B, consente comunque di non drammatizzare: Ovviamente, per quanto possano essere attendibili statistiche e proiezioni, proviamo comunque a ragionare sui numeri. Così, ci permettiamo di dare per scontata, facendo gli scongiuri, la vittoria al rientro dalla pausa contro l’Albinoleffe e il Siena allora concluderebbe l’andata a quota 40 (avendo poi a disposizione, sempre in casa contro il Pescara la prima di ritorno).

 

Bene: se il Siena facesse gli stessi punti nel girone di ritorno, finirebbe a quota 80 punti e in tutti i cinque ultimi campionati di serie B, una squadra con questo bottino è sempre stata promossa direttamente, salvo che nella stagione 2007-2008: Lecce e Cesena lo scorso anno sono tornate in A con 75 e 74 punti; andando a ritroso, Bari e Parma rispettivamente con 80 e 76; Chievo e Bologna nel campionato 2007-2008 con 85 e 84; Juventus e Napoli con 85 e 79; Atalanta e Catania nel 2005-2006 con 81 e 78.

 

Insomma, non è certo tempo di tabelle, ma i numeri confortano. Il gioco un po’ meno e le prestazioni in trasferta ancora meno. C’è tempo e c’è il mercato. Conte e Perinetti sapranno che fare. (Daniele Magrini)

Fonte: Fedelissimo Online