LEDITORIALE di Daniele Magrini
Senza capo né coda. Senza la minima consapevolezza di essere il Siena. Senza attenuanti. La sconfitta della Robur a Sassuolo va presa così. Senza scusanti. Perché un bagno totale di umiltà è l’unica possibilità per ripartire. Giustificazioni psico-tattiche che vengano dall’allenatore o dall’ambiente sono un pericolo reale – più della stessa sconfitta – per le ambizioni della squadra.
Il Sassuolo fino a poche ore fa aveva il peggior attacco della serie B, con 10 gol. Ne ha segnati quattro al Siena e sarebbero stati cinque senza il miracolo di Coppola nel finale del primo tempo su Noselli. Non basta. L’arbitro ha regalato un rigore letteralmente inventato al Siena, che ha potuto così rimontare subito, trovando il 2-2, trenta secondi dopo aver subito un gol. Come era accaduto sull’1-1. Grazie a un guizzo di classe di Calajo, il Siena è andato al riposo sul 2-3 e solo una conclusione viziata da troppa sufficienza di Mastronunzio, ha impedito il 2-4.
Eppure, non è bastato questo folle primo tempo, concluso nel migliore dei modi quanto al risultato, a riportare il Siena sulla retta via, lungo la rotta di una ripresa da squadra equilibrata e raziocinante. Perché nel secondo tempo la squadra di Conte non ha saputo controllare il gioco, rallentare i ritmi, aprire la manovra in velocità sulle fasce, come doveva accadere, anche per approfittare degli spazi che il Sassuolo offriva, impegnato come era nella ricerca del pareggio.
Durante tutti i novanta minuti di gioco è mancata la tensione agonistica, la determinazione, la voglia di conquistare il risultato. Quelli del Sassuolo arrivavano sempre prima sulla palla, con un Catellani imprendibile lungo tutta la tre-quarti e un centrocampo in continua pressione.
Quante volte i neroverdi sono riusciti a entrare in area, sbagliando poi conclusioni per un soffio? Tante. Troppe.
Il filtro di centrocampo non c’è stato e ancora una volta ha funzionato la gabbia avversaria che finisce sempre per sezionare la disposizione del Siena in campo: gli esterni piazzati sulle fasce restano avulsi dal gioco, senza mai saltare l’uomo. I due di punta sono costretti a giocare isolati, in un rettangolo di pochi metri a ridosso dell’area avversaria, in cerca di sempre più rare triangolazioni. E i rifornimenti dal centrocampo, con due uomini soli a combattere contro quattro avversari, non arrivano. Non solo: i due di centrocampo, finiscono per sobbarcarsi un lavoro impossibile, e non ce la fanno a tenere alta la fase senza palla. Abbassandosi, aprono così i varchi alle folate degli avversari, che riescono ad arrivare alle soglie dell’area o addirittura dentro, nel momento in cui riescono a velocizzare il gioco.
Avvisaglie di questa situazione si sono manifestate da almeno cinque partite a questa parte. Con il Sassuolo, tutto è arrivato a maturazione in senso negativo. E’ chiaro che le assenze hanno pesato, ma è giunto il momento che il tecnico rifletta sul fatto che nelle ultime tre partite esterne, mettendoci dentro anche la partita di Coppa con il Lecce, il Siena ha incassato dieci gol.
Equilibri, solidità difensiva e qualità tecnica in avanti.
Questi parevano gli ingredienti della Robur per tenere la posizione di alta classifica. Ma la situazione ora fa acqua su tutti i fronti. E se nella giornata in cui, in trasferta, si ritrova la capacità di gol di classe, come quelli di Calajo e Reginaldo, si smarriscono invece completamente gli equilibri, il piatto piange.
Ripetiamo: scusanti e giustificazioni sono in questo momento pericolose.
Così come l’affermazione aprioristica di un credo tattico ineluttabile, che sta mostrando la corda pesantemente. Ci vuole solo il chiaro riconoscimento di aver sbagliato atteggiamento e partita. Se il Siena è stato il re della serie B per alcune giornate, indiscutibilmente, ora il re è nudo. E viste le temperature, è indispensabile rivestirlo, quanto prima. Perché Sassuolo resti solo un episodio.
E tornare così a meritare la fiducia incondizionata di tutto l’ambiente. (Daniele Magrini)
Fonte: Fedelissimo Online