L’EDITORIALE di Daniele Magrini

 

Questa è la strada maestra. La via giusta per una squadra che vuole vincere in serie B. La vittoria con il Piacenza è infatti, determinazione e sacrificio, agonismo e capacità di soffrire. Pochi frizzi, pochi lazzi, tanta compattezza di squadra. Magari la partita di ieri sera può essere piaciuta di meno agli esteti del calcio, ma è stato invece – a mio parere – una sorta di prototipo di come si debba giocare per vincere in trasferta in serie B. E cioè, capacità di copertura, ma squadra predisposta comunque al gioco offensivo. E il Siena, oltre alla bella rete di Sestu, ha offeso eccome: le due clamorose occasioni di Troianiello, il tiro di Larrondo appena entrato, un altro paio di opportunità capitate a Mastronunzio, tra cui la prima, al 5’, con Cassano che si è reinventato portiere dopo che invece, sabato, si era fatto una sorta di autogol da solo su calcio d’angolo. Insomma, le vere occasioni da gol, sono state del Siena. Il Piacenza, a parte un’incursione di Guzman e un colpo di testa di angolo di Rickler, non ha concretizzato alcunché. E questo per la capacità del Siena di reggere bene il confronto a centrocampo e anche in difesa, dove la conferma di Ficagna si è risolta in un’altra bella prestazione e lo spostamento di Rossettini al posto di Vitiello ha dato frutti interessanti, quantomeno come possibilità di varianti nell’uso dei giocatori. Carobbio è ormai il direttore d’orchestra rispettato dai suoi e temuto dagli avversari, in grado di calibrare le sventagliate in avanti per la “banda dei quattro” bianconera, cioè i due attaccanti e i due esterni, che poi, viso a viso con i difensori, fanno sempre qualcosa di buono. E bene anche il confermato Marrone, capace di sacrificarsi in un lavoro oscuro di copertura e sostanza.

Per il resto conferme alla grande da parte di Sestu e Troianiello, che quando riescono ad allargare il campo e poi a puntare l’area volando dalle esterne, appaiono irrefrenabili. A me, che sono un po’ nostalgico del modo di giocare di una volta, quando le ali si chiamavano, appunto, ali, i due ricordano quelle ali veloci che si sfiancavano al servizio del centravanti. Un po’ Domenghini e un po’ Jair, ma a tratti questi due sono in grado di trasformarsi anche in finalizzatori, perché sanno saltare l’uomo in velocità. E in più, le ritrovi anche in fase difensiva a sfiancarsi in coperture e ripiegamenti. Bravi, davvero tanto!
Quanto all’attacco, nell’attesa di ritrovare il Calajo brillante di un paio di gare fa, Mastronunzio è in grado di conquistare il titolo di capocannoniere e già perfino i concorrenti (Rolando Bianchi del Torino) lo indicano come il migliore. Quando poi Conte inserisce Larrondo ha sempre risposte alla grande, perché il tiro di ieri sera che ha sfiorato il palo, è una magia per capacità di controllo e rapidità di esecuzione da parte di uno che è entrato in campo da un minuto.

Se si vuole anche dare un’occhiata alle statistiche che quest’anno vengono offerte a fine partita dalla Lega di B, troviamo conferme importanti. Non è tanto per scimmiottare il basket, per carità, visto che il calcio è per fortuna sport meno esatto, meno statistico, meno ingabbiabile nella ferrea logica dei numeri, ma certi dati offrono appigli importanti per dire che il Siena a Piacenza ha vinto da squadra leader: il 56,5% del possesso di palla, 16 tiri di cui 8 nello specchio della porta, 629 giocate contro 468 e il 56,5 di livello di pericolosità contro il 31,2.

Ma quello che è più importante è che il Siena è a  +1 in media inglese, che la squadra appare decisamente in sintonia con il tecnico e viceversa già ora mentre si attendono disponibilità importanti per la rosa (Vergassola, Valdes, Brienza), e che in questo sabato mattina si può attendere che giochino le altre da una bella distanza di quattro punti. E se stasera, di questi quattro scalini di dislivello, ne restassero almeno due o addirittura tre, l’assalto al Modena sabato prossimo, potrebbe davvero rappresentare l’occasione per il remake in chiave bianconera di un grande film di guerra e prigionia del 1981, in cui recitò anche Pelè: fuga per la vittoria. (Daniele Magrini)

Fonte: Fedelissimo Online