L’EDITORIALE di Daniele Magrini

Una domenica eroica, che deve essere il preludio ad altre dieci domeniche eroiche. La storica rimonta di Torino, con la Vecchia Signora a tratti perfino dominata, non sarà solo un episodio da ricordare comunque nella storia di noi innamorati del bianconero giusto. No, perché se c’è una squadra nei bassifondi della classifica, che centrando il quinto risultato utile consecutivo, ha lanciato il suo guanto di sfida al quartetto dei sofferenti, questo è proprio il Siena. Che con il 3-3 a casa Juve dimostra, intanto, e finalmente, non solo di avere la grinta e la determinazione giusta, ma anche e soprattutto la condizione atletica per affrontare il campionato di primavera con qualcosa in più delle altre.

Questa è la prima notazione tecnica sulla quale soffermarsi, anche se ora verrebbe solo voglia di urlare di gioia, di godere di un risultato stratosferico, di lasciar parlare il cuore finalmente corroborato da un’impresa che il Siena, del resto, anche a San Siro con l’Inter, aveva dimostrato di poter realizzare.

E allora, restiamo all’analisi, certo intrisa di soddisfazione, ma il più possibile oggettiva. Se parliamo di calcio, la partita l’ha vinta il Siena. Perché nei primi dodici minuti si è giocato a biliardo. E di carambola ha vinto la Juventus. Perché il primo gol di Del Piero è giunto sulla respinta corta di Curci e il secondo- il tiro al volo peraltro da campione quale è Del Piero – è maturato grazie ad un rimbalzo del tiro di Marchisio sulla schiena di un difensore bianconero, che si è tramutato in un assist per Del Piero. Sul 3-0 invece, il tiro a botta sicura di Maccarone, al 15′, non è entrato per via di un’altra carambola da gioco di biliardo, prima sulla gamba di Marchisio, e poi su quella di Chimenti.

E che dire della respinta di Melo sulla linea sul colpo di testa di Pratali. E del palo di Tziolis che, nel secondo tempo, avrebbe consentito al Siena di pareggiare con cinque minuti di anticipo rispetto al rigore conquistato da Big Mac e trasformato con limpida glacialità da Ghezzal.

La verità è che la conta delle occasioni è favorevole al Siena, così come il dinamismo di gioco e la capacità di ripartenza, la tenuta di gioco e il fiato, nel quadro di un pomeriggio in cui nessun marziano arrivato per la prima volta a Torino avrebbe mai potuto credere che quella verde era la squadra ultima in classifica nel campionato di serie A.

Anche a Torino il tema di un Siena a trazione anteriore è stato evidente, rimarcato oltretutto da una prova finalmente convincente di Ghezzal e dalla solita prestazione da incorniciare di Maccarone. Entrambi hanno potuto esprimersi al meglio, soprattutto dopo l’inserimento di Larrondo, caparbio, tenace, forte nei contrasti. Insomma, il classico centravanti per il quale Malesani, adesso, si trova di

fronte ad un quesito tattico da risolvere subito: come fare a impiegare Larrondo fin dal primo minuto. E’ il messaggio più chiaro che la partita di Torino, dopo Livorno, lancia al tecnico bianconero, al quale va il plauso sincero per aver motivato uomini che parevano – prima del suo arrivo – alla totale deriva.

Secondo nodo tattico: come approfittare al meglio delle strepitosa condizione di Rosi sulla fascia, in grado di mettere in difficoltà tutti coloro che gli si parano davanti.

Conferme vengono dal solito Vergassola, impegnato in un oscuro lavoro di centrocampo di fronte ad una linea decisamente muscolare quale quella costituita dall’asse Melo-Sissoko. Bene anche Odibe, che non ha per niente sofferto di ansia da prestazione, quando è stato chiamato a sostituire Pratali, nel contesto di una squadra decisamente sbilanciata in avanti a cercare l’impresa.

E impresa è stata. Affatto fine a se stessa. Perché il Siena ha recuperato un punto sulla Lazio in caduta libera a agganciato l’Atalanta, certamente in fortissima difficoltà.

"Ci crediamo di brutto" ha detto Ghezzal intervistato a Sky.

Sì, ci crediamo di brutto. E adesso col Bologna, completiamo il ragionamento, con la metafora del titolo di un famoso film di Sergio Leone: "Il buono, il brutto, il cattivo". Il Siena, domenica, deve essere così: buono, perché solo la capacità di esprimere i buoni sentimenti – l’orgoglio, la fierezza, l’appartenenza alla maglia – può dare il valore aggiunto per un’altra impresa.

Brutto, perché il Siena avrà anche il diritto di essere brutto, cioè di giocar male, purchè arrivino i tre

punti.

Cattivo, perché ora la cattiveria agonistica sarà inseparabile compagna di viaggio per una squadra che, ancora in mezzo alla propria terribile Odissea, ha compreso che Itaca, intesa come isola della salvezza, adesso la vediamo quantomeno delinearsi all’orizzonte.

E se un naufrago vede la terra possibile, può trasformarsi in un eroe. Come al Siena è successo nella domenica in cui ha saputo rimontare 3 gol alla Juventus e conquistare un pareggio che sarà fin d’ora la trama di una bella favola, da raccontare per generazioni, alimentando il mito della piccola grande Robur che non si arrende mai. (Daniele Magrini)

foto: Getty Immage

Fonte: Fedelissimo Online