L’EDITORIALE di Daniele Magrini

L’urlo di  gioia di Valentina Mezzaroma immortalato dalle telecamere, al gol di Vergassola, in questo 8 marzo dedicato alle donne – e quindi anche alla amatissima Robur – è l’immagine che ci scalda il cuore e ci consente di relegare da una parte la razionalità delle tabelle. In quell’urlo c’è la voglia e la speranza di tutta una città, sintetizza quello che nel più profondo dell’anima dei tifosi bianconeri rimane comunque, nonostante l’1-1 con il Parma. Ed è la voglia di non  mollare, di crederci fino a quando la matematica non emetterà il suo verdetto.

 

E’ l’urlo di una donna giovane e luminosa come Valentina, che può darci la carica per provare a fare un dispetto ad una vecchia signora apparsa, invece anche a Firenze, con il volto pieno di rughe. Una squadra senza lampi, con poche idee, la Juventus, cupa come il suo allenatore, ancora bisognosa dell’aiuto degli arbitri per espugnare Firenze. Perché al Siena il fuorigioco di Diego lo avrebbero fischiato. E il colpo di karate di Chiellini contro Keirrison, se si fosse trattato del Siena, senz’altro sarebbe sfociato in un rigore.

E’ dunque concentrandosi sulla sfida impossibile di Torino che il Siena deve archiviare Parma. Perché ogni domenica si dice che è l’ultima spiaggia, che se non si vince si è retrocessi. Poi, per fortuna, non è così fino a quando i numeri lasciano aperto un minimo spiraglio.

 

Perché il Siena è a 5 punti dalla salvezza. Cinque, non quindici. E mancano ancora 11 partite, con 33 punti in palio. Certo, chi vuole essere razionale può parlare di situazione disperata, di rincorsa impossibile a questo punto della stagione. Ma questo lo sappiamo. E’ vero. Però, soprattutto noi delle generazioni della serie C, non possiamo rassegnarci. E’ nostro dovere spargere in tutta la città non il seme di un ottimismo cieco e fuori luogo, ma la tenace volontà di reclamare il diritto al sogno.

 

Inutile disquisire tecnicamente della partita con il Parma. L’esordio di uno che una volta si sarebbe chiamato "stopper" come Odibe, inventato centrale davanti alla difesa non è andato poi male, anche se si poteva evitare visti soprattutto i 22 anni del soggetto. Fra le cose migliori, la conferma della crescita di Rosi e l’ascesa del greco. Tra le peggiori, a mio parere, la decisa involuzione di Ghezzal e la prestazione di Reginaldo, con l’alibi di essere stato schierato al centro dell’attacco, mossa di Malesani affatto convincente.

Quanto a Maccarone, viene picchiato da tante gare in modo costante e plateale: qualche protesta in più non guasterebbe. In ogni caso, fino al gol subito le scelte di Malesani sembravano comunque poter sfociare nell’impresa.

Poi, ecco il solito errore in difesa. Grosso, anzi, Del Grosso. Un errore che non ti aspetti – come tanti ce ne sono stati quest’anno – da una squadra che dovrebbe fare della concentrazione e della cattiveria agonistica il pane quotidiano. E invece, fatta la frittata, poteva venir fuori anche di peggio. Perché se la traversa non avesse respinto il tiro a botta sicura di Morrone, a inizio secondo tempo, la ripresa sarebbe stata inutile. Il legno di Tziolis consente di parlare ancora di sfortuna, ma insomma, un’oggettiva analisi delle occasioni, non ci deve poi far troppo lamentare.

 

Quello che è mancato ancora una volta è la grinta. La voglia di imporsi con le buone o con le cattive, per forza o per amore. Il confronto testa a testa fra i giocatori in campo, in cui ognuno dei nostri doveva far capire che non c’era verso. Che si doveva vincere. E non è spiegabile perché i giocatori non riescano a tradurre le motivazioni e gli stimoli che certamente la società e anche il tecnico – i tifosi, più di tutti! – sanno trasferire alla squadra,  in un comportamento agonistico all’insegna della più spietata determinazione. Ma questo manca dal mese di agosto. Da quando l’uomo che incarnava tutto questo e riusciva a contagiare gli altri, Portanova, è stato inopinatamente spedito a Bologna dalla società targata Lombardi Stronati. Senza grinta e cattiveria però a Torino

non si fa nulla. E invece, come la partita con l’Inter ha dimostrato, niente è impossibile, in un campo di calcio, se si ha la forza fisica e soprattutto morale, per osare l’inosabile. (Daniele Magrini)

Fonte: Fedelissimo Online