L’EDITORIALE di Andrea Bianchi

Probabilmente il massimo che mister Beppe Sannino poteva ottenere da questo organico l’ha già conquistato, comprese prestazioni e punti. Oltre un certo confine, è evidente, il suo Siena non riesce ad andare o a “spremersi” di più. Il limite e la soglia sono stati già raggiunti, ogni ulteriore sforzo potrà ottenere qualche altra soddisfazione, ma il rischio è che i risultati siano vani. Non è solo ed esclusivamente la partita persa contro il Milan a dettare questa riflessione, ma a tutta la serie nera delle ultime sei partite in cui i bianconeri hanno ottenuto un solo punto. Iniziando dalla sconfitta con l’Udinese e il pareggio con l’Atalanta (giocando con il piglio della grande squadra organizzata e grintosa), finendo poi con i ko di Bologna e Genoa in cui la Robur ha palesato una involuzione a cui nessuno poteva credere. Nel mezzo la sconfitta con l’Inter che ha fatto suonare, anzi strombazzare il campanello d’allarme. Quindi la partita con il Milan, a tre giorni dal derbissimo con la Fiorentina, affrontata con l’unico obiettivo di erigere un muro a difesa della porta bianconera e sfruttare, se mai ce ne fossero state le occasioni, ogni tipo di ripartenze. Come dire: “se arriva un punto (magari tre, se Sant’Ansano riuscisse a convincere la Madonnina) tutto di guadagnato, non sono queste le partite in cui il Siena deve fare i punti ad ogni costo”. La prova? E’ arrivata dalla formazione titolare, chiaramente dettata dal prossimo impegno contro i viola, senza Mannini, Destro e D’Agostino tenuti a riposo e soluzioni tattiche diversificate alla bisogna.

Al di là della sconfitta, di come è maturata anche per l’ennesimo errore arbitrale che penalizza i bianconeri (e per cui è ormai necessario battere i pugni sul tavolo per farsi sentire da chi di dovere), purtroppo l’aspetto negativo che è balzato evidente è stato l’atteggiamento della squadra. Remissivo sin dall’inizio, niente di paragonabile alle sfide disputate contro la Juventus, la Roma e l’Udinese dove pur in inferiorità tecnica, il Siena si era dimostrato una formazione fiera che poteva giocarsela a viso aperto con chiunque. Certo, a San Siro abbiamo visto un primo tempo di sacrificio, il Siena poteva perfino andare in vantaggio nell’unica azione manovrata di tutta la partita, però la storia ha fatto il suo corso così come è apparsa subito chiara dal fischio iniziale. E il rammarico è inevitabile perchè va a colpire una situazione di per se già pesante dove, paradossalmente, l’aver ottenuto 13 punti in 10 partite, adesso demoralizza molto di più che averne ottenuti 14 diluiti in 15 gare. La consapevolezza è quella di aver fatto passi indietro anzichè in avanti e la classifica parla chiaro. L’ultima vittoria del Siena risale a 50 giorni fa, quasi un tempo immemorabile che purtroppo spegne anche i sogni autunnali di un campionato, sì di sacrifici e di obiettivo salvezza, ma su cui avevamo riposto buoni auspici, da vivere insomma senza patemi d’animo.

Cosa è successo alla Robur divertente, cinica e tutta grinta che abbiamo conosciuto fino a due mesi fa? Dove è finito quel Siena che se non riusciva ad arrivarci con la qualità, si affidava alla sua organizzazione? E’ impossibile che una squadra possa subire un declino ed una regressione così pesante soprattutto perchè i 14 punti ottenuti sono stati conquistati tutti con merito, senza ricevere regali o sfruttando situazioni fortunose. Semmai ne mancano cinque all’appello. Un risultato positivo contro la Fiorentina, che adesso deve passare necessariamente dal risultato pieno, non placherà le preoccupazioni, ma almeno il morale riuscirà a riportarlo a livelli accettabili in attesa che la società operi subito sul mercato con l’innesto, come minimo, di un attaccante di qualità che possa innalzare il livello tecnico del reparto offensivo (al posto di Gonzalez o Larrondo). L’operazione di rinforzo risulta estremamente necessaria alla luce dei fatti, magari integrando la rosa anche con un nuovo centrocampista e difensore, perchè adesso che tutte le altre squadre hanno raggiunto un equilibrio fisico-tattico, è difficile che l’effetto Sannino possa continuare ad avere un ampio margine di azione (nella squadra) e risultati (in campionato). Per andare oltre il confine, la Robur non può spremere quello che più non ha. (Andrea Bianchi)

Fonte: Fedelissimo Online