Ivan Rondanini: Dare l’anima, cadere, ricominciare e crederci, la ricetta per volare

Faceva le elementari ed era nonno Luigi che lo andava a prendere a scuola per portarlo a Monza, agli allenamenti. Juventina doc, la famiglia Rondanini, nonostante le origini milanesi. E appassionata di pallone: anche suo papà ha giocato a calcio, fino alla C2, al Pavia. Poi lo stop, per infortunio. Eppure i colori rossoneri erano nel suo destino: la maglia del Milan Ivan Rondanini, l’ha vestita per 14 anni, fino alla Primavera; da quando, dopo il fallimento del Monza, Angelo Colombo lo portò a Milanello. E lì, accanto ai grandi campioni, il giovane terzino si è fatto le ossa. Dai saluti alla ‘Madunina’ alla maglia titolare in Siena-Pontedera, ci sono stati in mezzo il Savona e la rottura di due crociati. E, sempre, la voglia di ricominciare, per arrivare “il più in alto possibile”.

Come stanno andando, Rondanini, questi giorni di lavoro?
“Avessimo vinto domenica li avremmo affrontati con maggiore serenità, personalmente avrei preferito tornare subito in campo. Abbiamo comunque avuto la possibilità di analizzare molto bene quello che è successo; abbiamo rivisto la sconfitta insieme allo staff tecnico, per un’analisi a 360 gradi: abbiamo giocato praticamente tutta la partita nella loro metà campo, abbiamo fatto possesso, abbiamo crossato circa 40 volte, abbiamo collezionato angoli, abbiamo commesso tre errori e abbiamo perso 3-2. Questo è: purtroppo in questo momento creiamo tanto ma non riusciamo a segnare, commettiamo una disattenzione e veniamo puniti”.
Cosa fare allora?
“Dobbiamo stare più attenti e cercare di concretizzare le occasioni. Tutte le reti che abbiamo subito, anche contro Monza e Livorno sono nate da disattenzioni. E non dipende dal fatto che giochiamo in casa o fuori. A Pistoia, il gol di Ferrari è arrivato da una rimessa corta del portiere su cui nessuno di noi è intervenuto. Queste cose non devono accadere, d’ora in poi dobbiamo stare attenti anche alle virgole”.
Da cosa può dipendere allora questo rendimento così diverso tra casa e trasferta?
“Al Franchi ci teniamo particolarmente a vincere, vogliamo per forza fare risultato e non ci accontentiamo. La partita con il Pontedera, se l’avessimo giocata fuori, l’avremmo pareggiata”.
Sì, ma è successo anche con il Livorno…
“Appunto: avevamo perso il derby e contro il Pontedera volevamo riscattarci in tutti i modi”.
Con l’Arezzo altra partita in casa ed altro derby particolarmente sentito…
“Lo so, lo so, mi ricordo dall’anno scorso quanto lo sia… Faremo di tutto per vincerlo, per i nostri tifosi, per la Robur, e anche per noi. Per quanto certe sfide abbiamo un sapore particolare, è anche vero che ogni volta, questa squadra, scende in campo per vincere. Non dimentichiamoci che fare bene è un lustro per il Siena, ma lo è anche per i giocatori. Questa stagione potrebbe cambiare la carriera di tanti di noi. Dobbiamo dare tutto, ma senza farci prendere da troppa passione…”.
Quanto si sente cresciuto, Rondanini, rispetto a quando è arrivato?
“Diciamo che il campionato scorso è stata la prima volta, dopo tanto, che non ho avuto grossi guai fisici e la cosa mi ha un po’ destabilizzato. La situazione generale non era semplice e anche il sistema di gioco era diverso da quello che ho sempre utilizzato al Milan. Con Mignani è diverso: nel suo modulo mi trovo alla perfezione, sono uno che preferisce tener palla e far correre gli altri… Credo che chi vede giocare il Siena, quest’anno, si diverte. In campo quindi mi sento più sicuro, riesco a leggere meglio le situazioni, a gestire meglio i momenti. E sto bene”.
Cosa le piace fare fuori dal campo?
“Non ho hobby particolari. Esco, faccio passeggiate, vado a cena fuori con la mia fidanzata, Alessandra. Siena la conosco abbastanza bene ormai e ho stretto anche amicizie. E poi c’è Maya, la mia cagnolina, una Amstaff bellissima. Trascorro tanto tempo con lei, è impegnativa…”.
Cosa le ha dato crescere a fianco di grandi campioni?
“Tanto, sia in campo che fuori. Parlo di Nesta, Pirlo, Gattuso, Inzaghi: fenomeni, non giocatori. Dei professionisti esemplari. Ma no, non ho qualcuno a cui mi ispiro: credo che da tutti, da un campione, come da un giovane, hai tanto da imparare”.
Dove può arrivare la Robur?
“Al primo posto. Noi non ci poniamo obiettivi e andiamo avanti di partita in partita. Possiamo vincere, pareggiare o perdere – che tutti prima o poi perdono, anche il Barcellona – ma diamo sempre l’anima. Consapevoli che possiamo giocarcela con chiunque. Sì, il Livorno è una corazzata, ma mi sembra che nel derby non si sia vista tutta questa differenza… Anzi”. (Angela Gorellini)

Fonte: Fol