Il Siena che vogliamo

Ci godiamo il momento, com’è giusto che sia, osservando fino in fondo il nostro credo di essere tifosi duri e puri. Sembra banale, ma non lo è. Intorno al Siena della triade Montanari-Salvini-Pagliuca sta crescendo l’entusiasmo, è tornata la voglia di seguire la squadra, anche in trasferta, perché lo merita. Il tifoso vuole vincere sempre e ovunque, ma sbaglia chi pensa che questo sia l’unico motivo che induce ad affezionarsi ad un gruppo che ci rappresenta sul campo. Vedere tutti impegnati nella lotta, constatare la solidità di un gruppo, l’impegno profuso sempre e comunque sono i motivi trainanti che portano una città a seguire i propri beniamini. Siena non ha mai abbandonato la Robur, nemmeno quando erano due gli allenatori a guidare la squadra, uno in panchina e l’altro in tribuna, né quando ha preso due sonore scoppole su campi che in passato avevano fatto da palcoscenico ad amichevoli estive (e non ce ne vogliano gli amici di Badesse e Sinalunga che seguiamo sempre con interesse) né quando hanno assistito attoniti e sconcertati alle orami tristemente famose sei sconfitte consecutive dell’era Maddaloni.  In questo inizio di stagione la musica è cambiata e tutti noi siamo “obbligati” (dal cuore e dalla fede) a vivere questo momento al massimo, perché è giusto che sia così e, soprattutto, perché dopo un periodo che definire buio è persino riduttivo, finalmente abbiamo una squadra che ci coinvolge e che ci rappresenta al meglio. (Nicnat)

Fonte: FOL