Il passato remoto custodisce la storia, quello prossimo costruisce il futuro

Quando si vivono cocenti delusioni diventa inevitabile voltarsi indietro e cercare nel nostro background la forza per ripartire. Succede nella vita di tutti i giorni e il calcio non fa certo eccezioni.

Il passato,  stabilisce i contorni  esatti della tua dimensione, di quello che hai conquistato, delle tue potenzialità e di quello che sei, definendo al contempo, ambizioni e progetti per un futuro se non migliore, almeno equivalente.

L’errore più grande, però, sarebbe quello di voler riproporre lo stesso modello e lo stesso percorso. Sarebbe un peso insostenibile che alla lunga potrebbe rappresentare un handicap insormontabile.

La nostra storia recente è chiara e trasparente e dimostra che il Siena nella massima serie ci può stare a giusto titolo, dovrà lottare sempre, ma la serie A non è stata una toccata e fuga come è successo per altre realtà, la Robur si è conquistata un pezzetto di territorio nobile, un posto al sole che deve e può ritornare ad essere suo.

Il Grande Sogno è finito, ma ha lasciato il posto a qualcosa di altrettanto importante: la consapevolezza di una crescita e di un consolidamento che pongono la Robur in primo piano nel panorama calcistico nazionale.

Non sono tutte rose e fiori, ancora c’è molto da lavorare per rafforzare le fondamenta, ma come diceva Paolo De Luca, la Lucida Follia ha lasciato il posto alla Splendida realtà e questo, anche se può sembrare un azzardo, nonostante la retrocessione.

Quando nell’ormai lontano campionato 2000-2001 ci affacciammo in serie B, dopo 52 anni, eravamo un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro, una società instabile, senza grandi ambizioni, felici “di fare almeno un anno in serie B”.

Anche oggi saremmo contenti di fare “solo” un anno in serie B, ma solo perché vorremmo ritornare subito in serie A, in quella categoria che, ci piace pensare, abbiamo lasciato in prestito ad altre società solo per pochi mesi.

Questa volta non ricorrendo ad un sogno ( la vita raramente ti concede repliche di situazioni positive) ma attraverso la consapevolezza di avere le potenzialità giuste per imporsi.

Il tifoso che scalpita è un insofferente? No, il tifoso che pressa è solo uno che vuole cancellare alla svelta la delusione di una retrocessione, che si rende conto, anche se ciò non piacerà alla società, al DS e all’allenatore, che il Siena ha a disposizione, in questo momento, più fulminanti di tutti, la forza giusta per creare una potente macchina da guerra.

Qualcuno, ogni tanto, ci invita a ricordare “chi siamo e da dove si viene”: Non è necessario, sappiamo benissimo chi siamo, ma anche chi eravamo, dove siamo oggi e dove siamo stati per tanto tempo. Siamo tifosi di una società che negli ultimi undici anni, più o meno un decimo della sua storia, ha vinto un campionato di C1, uno di serie B e ha onorato la serie A per sette anni.

Il passato remoto custodisce la storia, quello prossimo costruisce il  futuro se, come nel nostro caso, ci sono le giuste basi.

E’ presto per capire con quale squadra il Siena tenterà l’immediato ritorno in serie A, sono troppe le situazioni da affrontare per avere un quadro delineato sul futuro organico.

C’è chi non se la sente di scendere nella serie cadetta, ci sono le comproprietà da risolvere, ci sono ben 58 giocatori, di cui almeno due terzi da piazzare, si devono sostituire adeguatamente i partenti.

Nelle prossime settimane, quante ne mancano al giorno del ritiro, tutto sarà più chiaro, con la speranza che la società e il DS Perinetti riescano, nel frattempo, nell’intento di costruire una rosa all’altezza delle ambizioni della tifoseria e dell’intera città.

E per favore, nessuno giudichi insofferente il tifoso che chiede, sbuffa, si lamenta o punzecchia, non dimentichiamo che parliamo di un innamorato deluso che vuole ritrovare subito l’amore. Che almeno questo che ci sia concesso. (Nicnat)

Fonte: Fedelissimo Online