Ghirelli: “Robur, proprietà ben intenzionata. Ecco perché va cambiato il format”

Dalla proposta di cambio di format alle partite a mezzogiorno, dalla Var che potrebbe coprire tutta la stagione sportiva (e non solo i playoff) alle seconde squadre: parla a tutto tondo Francesco Ghirelli, presidente di Lega Pro, intervenuto ieri sera a “Al Bar dello Sport”, trasmissione sportiva della Gazzetta di Siena. Di seguito una sintesi delle sue dichiarazioni:

Robur – “Ha vissuto negli ultimi anni un processo sconvolgente, dovuto anche alla crisi del Monte dei Paschi. Mi auguro che questo sia il passaggio definitivo. Dal punto di vista sportivo sta andando bene, la proprietà è ben intenzionata e mi sembra ci siano le condizioni affinchè Siena abbia quello che merita. Parliamo di una città bellissima, una città che amo. Sono contradaiolo della Torre per antichi legami con Artemio Franchi”.

Abodi – “È il miglior ministro che ci potesse capitare, per la competenza, il rigore, la moralità. Conosce il calcio italiano, credo possa dare un contributo significativo”.

Il cambio di format – “Nasce da due riflessioni. C’è un problema fortissimo di rapporto con i giovani, che si riesce a saldare solo durante i playoff. Una delle ultime ricerche sulla generazione Z dice che per i giovani il calcio è noia. L’altra stella polare è che bisogna mettere il calcio in sostenibilità economica. Bisogna introdurre un torneo capace di attrarre il pubblico, perché la fonte principale è il botteghino, e al tempo stesso avere più risorse dagli sponsor e dalle televisioni. Mi auguro che le società comprendano l’importanza di questo percorso. Saremo una lega capace di dare un segnale di innovazione al calcio italiano”.

Perché cambiare già dalla prossima stagione – “A giugno scadono gli attuali diritti con Eleven Sport. Credo ci sia un’enorme potenzialità, stiamo sondando anche il mercato internazionale. In più, scegliendo questa strada, ci assicuriamo di non perdere i playoff. Se la riforma dei campionati togliesse una promozione dalla C alla B, noi a quel punto potremmo mantenere i playoff”.

Riforma dei campionati – “Noi siamo i primi a volerla. Tre anni fa la Lega Pro si è spogliata dei suoi poteri e li ha consegnati a Gravina. Gli altri non l’hanno fatto. Sono sessant’anni che si parla della riforma e l’unica è stata fatta da noi: nel 2014 abbiamo ridotto le società da 90 a 60. Io non ho alcun timore a tagliare, però guardiamo i dati: il calcio italiano perde 1,2 miliardi ogni anno, se tagliamo 30 squadre di C queste incidono 40 milioni. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo disponibili a discutere di 4 o 3 promozioni ma la C deve avere un corrispettivo di risorse che gli consentono di essere sostenibile”.

Partite a mezzogiorno – “Si comincia domenica a Messina, l’invito è di giocare alle 12 o alle 12.30 nei festivi, di certo non il sabato perché la gente lavora. Ma rimarrà facoltativo, la decisione spetta ai club. Non ci fermiamo qui: dobbiamo lavorare sull’efficientamento energetico e nelle prossime settimane presenteremo una proposta”.

La Var – “Tornerà anche quest’anno ai playoff, in forma più estesa. Stiamo lavorando per ampliarla a tutta la stagione, ma c’è un problema di costi, di numero di arbitri e di formazione, perché occorrono sei mesi di formazione per un progetto di questo genere”.

Seconde squadre – “L’esperimento della Juve è positivo, ha costruito tanti giovani calciatori. Verso la fine di novembre faremo un approfondimento per capire dove si può migliorare. Finora ad osteggiare il progetto sono state le multiproprietà, elemento negativo del calcio italiano, e la follia dei prestiti”.

Coppa Italia – “È il segno della miopia del calcio italiano. Questa tipologia di coppa non favorisce partecipazione e incassi tv. Se si gioca Siena-Milan in campo della più debole io guardo la partita e probabilmente vado allo stadio perché c’è Davide contro Golia. Così si perde il fascino e anche la capacità di ragionare a sistema. La A diventerà leader quando farà come Premier e Bundesliga, ampliando le competizioni e dando risorse alle società sottostanti”. (Giuseppe Ingrosso)

Fonte: Fol