Fontani: “L’antidoto è la passione genuina verso la Robur. Reggeremo l’urto anche stavolta”

“È stato il coronamento di una carriera di sportivo, dal 1970 seguo il Siena e lo sento anche un po’ mio. Sono cresciuto a pane e Robur”. È emozionato Franco Fontani, fondatore ed ex presidente dei Fedelissimi, che martedì ha ricevuto il premio Paolo De Luca dal Siena Club Enrico Chiesa.

Franco, durante la cerimonia hai detto che sei rimasto più affezionato ai primi tempi, a quando andavate in dieci a Forlì e si legavano amicizie con i giocatori, rispetto agli anni della Serie A.

Perché quella era una passione spontanea, primitiva. Il Siena si viveva tutto il giorno, si andava in trasferta in posti sconosciuti, c’erano le lotte per conquistarsi il posto in gradinata coi primi tamburi e fumogeni. La A è stato un coronamento di un sogno, ma i primi tempi mi pareva che il Siena fosse un parente povero che nessuno considera, e poi tutto a un tratto diventa famoso e tutti a salutarlo e fargli festa. Vedevo masse di persone, tutti super tifosi. Qualcuno si inventava aneddoti del passato mai vissuti.

Il Siena di adesso sembra quasi pagare il prezzo della Serie A con costi pesantissimi.

Non è che prima non ci fossero, di momenti difficili. Ma con la passione di qualche senese, come Beneforti o Nannini, si riusciva a sopperire. Non c’erano le crisi come ora.

La Robur sarà esclusa dalla C per la terza volta in nove anni. La tua passione resterà intatta?

Non ho mai smesso di abbonarmi, ho un nipotino che va in curva e ha un grande amore per il Siena. La passione non è cambiata. Si sta male, perché ci si vede considerati come mezzi di scambio, con interessi che non hanno niente a che vedere con lo sport. Questo dispiace, perché siamo qui non si sa ancora di che morte si morirà.

Tu che hai alle spalle tanti anni di polvere, che ti sei fatto gli anticorpi come i Fedelissimi, cosa vuoi dire alle generazioni che sono nate e cresciute con la Robur in Serie A, e che adesso si ritrovano con questo vuoto sportivo?   

C’è un antidoto: guardare ai colori, alla passione sportiva vera e propria, senza rimanere frastornati dalle chiacchiere e dai personaggi, anche in questa città, che hanno altri interessi. Il Siena mi ricorda i tempi di Tambus, che sulla rivista “Il Mangia” aveva scelto lo slogan “Lo comprano in dieci e lo legge tutta Siena”. Ecco, del Siena ne parlano tutti. Lo zoccolo duro di passione non è mai finito e figuriamoci se finirà. Ci vuole un po’ di coraggio, in questi momenti senti gli umori più disparati. Però alla fine ci troviamo tutti lì l’anno dopo. La passione è un grosso deterrente contro la malasorte.

Sarebbe un deterrente anche in caso di categorie ben più basse, che il Siena non ha mai conosciuto nella sua storia?

Qualcosa da perdere ci sarebbe. Ma torno a dire che la gente regge l’urto. L’abbiamo visto l’anno scorso: un numero di abbonamenti che è un fiore all’occhiello per chi ha passato dieci anni di A e si ritrova a giocare contro qualche paesetto. Non credo ci sia pericolo, ma devi avere un minimo di speranza, qualcuno che prenda la società e si impegni a fare bene. La passione per il calcio a Siena è radicata tanto. Questo è un buon viatico per il futuro. Però speriamo che si rimedi anche questa volta con qualche personaggio che non piace troppo ma ti fa andare avanti. E magari, per una volta, speriamo di pescare quello giusto. (Giuseppe Ingrosso)

Fonte: Fol