Flippo Damian:”Possiamo lottare per vincere il campionato”.

Ventuno anni e già l’ombra di tre fallimenti alle spalle. Filippo Damian è cresciuto alla svelta, è partito dalla sua Treviso e poi ha toccato i campi di allenamento di Padova e Chievo, che lo ha tesserato fino al 2019. Il primo prestito, al Como, è andato bene in campo (sesto posto) e male fuori, con il club fallito per tutto il campionato tra promesse disattese e misteriosi passaggi societari. Il secondo, invece, sta andando decisamente meglio. Poteva scegliere Alessandria o Cosenza (entrambe in zona playout), invece ha optato per Siena, e ora si gode questo inizio di campionato. Nonostante la frenata finale el’amarezza del derby.

Filippo, partiamo proprio dalla sconfitta col Livorno.
Abbiamo parlato anche il giorno dopo, l’amarezza c’era perché due minuti prima del gol di Vantaggiato abbiamo avuto l’occasione del 2-1.
C’è la consapevolezza di aver fatto una grande partita contro una grande squadra.

Due k.o. in sei giorni e il Livorno è in fuga.
Il Livorno è partito per vincere, ma noi siamo lì e ce la possiamo giocare. Il campionato è lungo, è facile accorciare la classifica. Poi noi abbiamo un calendario difficile ma loro sulla carta di più.

Sbraga ha detto che il Livorno è una grande squadra mentre voi state lavorando per diventarla.
Anche se le aspettative all’inizio erano altre, adesso visti i lavori e i risultati possiamo ambire a diventare una grande squadra e lottare per vincere il campionato. Ci vuole del tempo, ma siamo sulla strada giusta.

Quanto ha pesato l’assenza di Marotta?
Ho un rapporto molto particolare con Alessandro.
E’ il nostro capitano, è stato un peccato perderlo in una delle partite più importanti della stagione.

Tornando al derby, la riassumo così: buon primo tempo (ma perché Campagnacci non ha tirato?), poi il buio dopo il gol loro fino ai cambi, che hanno dato una scossa.
Abbiamo fatto un ottimo primo tempo. Campagnacci ha sentito qualcuno che chiamava la palla e ha scelto per l’altruismo. Preso il gol, così come successo col Monza, abbiamo subito il colpo e questo non deve succedere. E’ un passo di maturità che va fatto. Poi i cambi hanno dato una scossa importante. Io sono entrato e ho fatto bene, mi dispiace solo per quella conclusione uscita di poco. Raggiunto il pari, l’entusiasmo ci ha portato a vincerla, e invece è arrivata la beffa.

Ecco, appunto, parliamo del finale. L’1-1 in fondo accontentava tutti, ma forse dal campo l’impressione era che l’inerzia fosse dalla vostra parte?
Dopo il gol di Sbraga potevamo pensare di accontentarci, questo è vero, ma dal campo la sensazione è che loro ne avevano meno di noi. Comunque non ci siamo comunque buttati avanti, senza una logica. Si vedeva che stavamo meglio e abbiamo provato a giocare, tant’è che questa scelta poteva darci ragione con l’occasione di Emmausso.

Hai giocato 5 partite da titolare nelle prime 7, poi solo tre spezzoni finali. Come mai?
Fisicamente sto bene. Sono partito titolare e penso di avere fatte anche bene, sia da mediano che da mezzala. In mezzo al campo siamo tanti e tutti bravi, c’è molta competizione ed è una cosa positiva. Il mister sta facendo altre scelte ma a lungo andare arriverà di nuovo il momento. Spero presto perché ho una voglia matta di tornare.

Come valuti il tuo impatto con la Robur?
A Siena mi sto trovando veramente bene, sia come città che come ambiente. Vedo molto attaccamento, lo percepiamo. Anche chi c’era l’anno scorso sta vivendo una situazione completamente diversa. Lo staff è organizzato, la società è seria.

Una serietà che, immagino, non hai trovato l’anno scorso.
Per niente. A Como ho vissuto tre-quattro mesi anormali. Con compagni e tifosi mi sono trovato benissimo, non c’era organizzazione ma siamo arrivati ai playoff con un sesto posto. Poi alcune vicende hanno rovinato un anno stupendo.

Cristiani, tuo compagno al Como, ha parlato del primo discorso della signora Essien, che aveva comprato il club all’asta per 237mila euro.
Ci chiese di continuare così. Era contentissima, si presentò al campo e gli organizzarono pure una festa, col Piacenza, con tante persone allo stadio. Poi non si è fatta più sentire. Ha mandato altre persone che non sapevano neanche cosa ci facessero in quel momento. Sicuramente c’è stato qualcuno sotto. Altri interessi di altre persone. Ci abbiamo rimesso tre mesi di stipendio. Io sono giovane, ho il supporto della famiglia, ma c’è chi ci vive col calcio. (Giuseppe Ingrosso)

Fonte: Il Fedelissimo