Esclusiva Fol – Lanni: “Potevo andare in Serie A, ma ha prevalso l’amore. A Siena c’è il sogno di vincere”
Oltre 300 presenze in carriera (di cui la metà in Serie B), un curriculum “vecchio stile” con pochi passaggi di squadre, il pezzetto di cuore lasciato ad Ascoli, dove ha vinto il campionato di serie C, un ritiro surreale a Novara e un grande inizio di stagione con la Robur. Il portiere bianconero Ivan Lanni si racconta, in esclusiva al Fedelissimo Online.
Ivan, come ti stai trovando a Siena e nel Siena?
Al momento non posso che parlare bene. La società è solida e ha entusiasmo, così come la squadra e lo staff.
Perché la Robur?
Ho iniziato il ritiro a Novara pensando già che sarebbe finita in quel modo (con la mancata iscrizione, ndr). Siena è nata tramite una chiamata di Perinetti al mio procuratore. C’erano altre squadre ma la chiamata del direttore è stata quella più decisa. Ti accorgi subito quando uno ti vuole a tutti i costi, rispetto a chi magari chiede informazioni e prende tempo. Appena è arrivato lo svincolo sono partito per Montecatini a firmare il contratto.
Che è successo a Novara?
Io e Bianchi ce lo chiediamo tutti i giorni. Non sappiamo né cosa sia successo né il perché. Ci hanno fatto partire per il ritiro, siamo stati tre settimane rinchiusi a Novarello con un allenatore che dicevano che sarebbe cambiato una volta iscritta la squadra. Ed erano sicuri al 100% dell’iscrizione. Ma uscendo fuori dal contesto, parlando con l’Aic, si capiva che eravamo spacciati.
Eppure il Novara lo avevi scelto “sacrificando” la Serie B.
Fino a settembre 2019 andava tutto bene: avevo svolto il ritiro da titolare, avevo giocato in Coppa Italia e le prime tre giornate. Poi saltai la Juve Stabia per un piccolo problema fisico e mi misero in panchina. Ci sono rimasto due mesi e mezzo. Andavo anche in scadenza. A 29 anni non avevo nessuna voglia di fare panchina, non mi interessava la categoria e volevo solo giocare in un club che avesse un progetto per risalire. In quel momento Novara sembrava la strada più giusta, e abbiamo anche centrato una semifinale playoff. Ma poi è finita male.
Un tuo commento su questo inizio di campionato della Robur?
Il nostro non è un percorso semplice. È vero che la società ha speso, e a livello di nomi ci siamo, però non è scontato conoscerci subito. Per me stiamo facendo un buon campionato. Capisco i mugugni dei tifosi ma non la vedo così tragica. A Fermo non abbiamo concesso tiri in porta salvo il gol preso su piazzato e abbiamo creato, come con la Pistoiese. Con squadre che lottano per salvarsi non è facile, si abbassano dietro la linea della palla. Se fai un gol, e il concetto vale anche per Imola, rischi di fare come le altre partite dove hai vinto 3-0.
“Criticate me, non i giocatori”, ha detto Gilardino alla vigilia della partita con la Fermana.
Davvero? Non lo sapevo. Non leggo giornali, non leggo siti, non leggo nulla. Io non ho notato nessun cambiamento, il mister ha lo stesso entusiasmo e la stessa voglia, anzi forse anche di più.
La squadra è col mister?
(Ride, ndr). Ne ho sentite tante, ma ti posso assicurare che tutta la squadra è col mister.
Hai tenuto la porta imbattuta sei volte su otto, immagino sia motivo di grande soddisfazione.
È un dato che ho ben in testa, fa piacere. È una bella soddisfazione, per me e per tutta la difesa.
Quali sono gli anni che ti sono rimasti nel cuore?
I cinque anni e mezzo ad Ascoli, o forse le prime tre stagioni. Magari potevo fare qualcosa in più ma sono rimasto sempre lì e non mi pento delle scelte.
Intendi che potevi fare carriera?
C’erano delle opportunità, qualcuna anche dalla Serie A, e forse tornando indietro ci penserei meglio. Ma io sono ancora innamorato di Ascoli, figurati a quel tempo in cui giocavo quello che potevo sentire. È stata la piazza che mi ha riportato in B, ci ho vinto il campionato, avevo un rapporto incredibile con i tifosi.
Non mi stupisce allora vedere che nella tua carriera hai cambiato poche squadre.
Il Siena è la quinta, dopo Pisa, Grosseto, Ascoli e Novara. E se il Novara non fosse fallito sarei rimasto lì.
Vuol dire che ci sono ottime possibilità di rimanere a lungo a Siena?
Per rimanere servono le prestazioni, e non sono soltanto io a decidere. Però con la mia famiglia ci troviamo molto bene qui, e non ho problemi a dire che voglio restare.
Contratto biennale?
Due anni più il terzo in caso di qualche opzione oppure la promozione.
La promozione è un affare che riguarda anche il Siena?
Ci sono squadre più pronte di noi, nel senso che hanno almeno un mese di lavoro in più. Costruire la squadra in 20 giorni non è semplice, molti di noi non avevano fatto nemmeno la preparazione in un’altra squadra. Ci vuole tempo per formare il gruppo. Detto questo, il sogno di vincere c’è. Vediamo.
È vero che lo scorso anno a Novara hai parato 5 rigori su 10?
Sì. Ne ho sempre parati un po’, anche se non il 50% come lo scorso anno. Vado tanto a sensazione, però con gli allenatori dei portieri ho sempre studiato i rigoristi. Nei video cerco di capire perché fanno un determinato movimento, se tira sempre nello stesso angolo o se cambia. Su Wyscout ci sono tutte le statistiche dei giocatori, i video, le partite. Mi interessa soprattutto se vanno diretti sul pallone o se guardano il portiere e fanno il cosiddetto passettino.
Se ti capitasse di dover parare un rigore di Jorginho?
Andrei fuori di testa.
Un rigore sbagliato è un errore del tiratore più che una bravura del portiere?
Verissimo. Un rigore tirato bene il portiere non lo prende mai.
Quest’anno, dopo i due rigori parati in Coppa, non è mai capitato.
E speriamo che non debba succedere. Se poi capita, speriamo di pararlo!
(Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol