Esclusiva Fol – Lanni: “Non avevo più stimoli, ho smesso a cuor leggero. Avevo pensato a metter radici a Siena”
“La decisione vera e propria l’ho presa qualche giorno fa, ma l’avevo in testa già dal 20 giugno. Un conto è iniziare la preparazione con una squadra a metà luglio, e un altro è rimanere vincolato ad un personaggio (Montanari, ndr) e non trovare una strada. La voglia poi ne avevo anche poca, quindi non è stato difficile prendere questa scelta. Che avevo in mente anche dopo Novara, ma poi Siena mi aveva ridato entusiasmo. Tanto che l’anno scorso dissi alla mia compagna che speravo di finire la carriera al Siena, molto più in là col tempo”. Ivan Lanni prova a spiegare, al Fedelissimo Online, il perché del suo addio al calcio, a soli 33 anni, età non poi così avanzata per un portiere.
Una decisione presa a cuor leggero?
Sinceramente non mi pesa. Non ho più gli stimoli. Mi piace il pensiero di costruire qualcos’altro, o cambiare totalmente vita.
Sei stato bloccato al Siena fino al 4 agosto, poi è arrivato lo svincolo. Nessun’offerta che ti ha fatto cambiare idea?
Ci sono state tante chiacchiere, ma di proposte vere una sola, il giorno prima di dire basta. Quella del Bellinzona in Svizzera.
Lascia il calcio un personaggio un po’ fuori dagli schemi: un curriculum “vecchio stile”, una vita dove il pallone non era tutto.
Di partite ne guardavo due o tre all’anno, quelle della Roma ma giusto le più importanti. Amavo follemente il mio ruolo, stare in campo con una maglia diversa mi ha sempre affascinato. Se vedevo qualcosa inerente al calcio, era un video di Buffon o Casillas.
Di Siena cosa ti porterai?
In negativo soltanto le questioni societarie. Se invece si parla di calcio, di compagni, di stadio e di tifosi è stato tutto bellissimo. Non possiamo che parlar bene della città, tanto che stavo cominciando a pensare a cosa fare in futuro qui a Siena, una volta smesso col calcio.
Il periodo più difficile è iniziato dallo scorso dicembre?
Lì abbiamo iniziato a capire che qualcosa non quadrava. Poi è stata una sequenza di cose folli, fatte al contrario.
Il tuo rapporto con Pagliuca?
Tranne il mettermi fuori rosa prima dell’Entella all’andata, per ordine del presidente, non mi ha mai detto nulla. I suoi comportamenti li ha fatti vedere coi più giovani.
Perché fuori rosa?
Con Crescenzi e Silvestri siamo andati a chiedere gentilmente al direttore se sapesse dei nostri stipendi e di quelli dei fisioterapisti e i magazzinieri.
Con chi hai legato di più?
Continuo a sentire Bianchi, Crescenzi, Disanto, Paloschi, Favalli. Dopo la notizia mi hanno scritto tutti, il rapporto di squadra era molto buono. Qualcosa di serio potevamo raggiungerlo, entrambi gli anni avevamo delle rose molto forti. Ma quello che abbiamo vissuto ci ha tolto tanto. Ogni volta che scendevamo dalla macchina per andare agli allenamenti dicevamo: “Chissà cosa succede oggi”. Perché ogni giorno ce n’era una.
Il messaggio che ti ha fatto più piacere?
Quello di Salvini, con cui ho sempre un buonissimo rapporto. È il direttore che mi ha colpito di più, anche se per poco tempo perché poi è stato fatto fuori, anzi “promosso”. Una persona seria, che il gruppo ha sempre apprezzato.
Un saluto in particolare?
A Nicolas Cancarini, un fenomeno a livello di preparazione, una persona fantastica a livello umano. Anche se non vorrebbe che lo citassi in questa intervista, lo faccio ugualmente (ride, ndr).
Adesso che farai?
Dal 1 giugno sono tornato a casa, a Frosinone, ma fino alla scorsa settimana c’erano le valigie pronte per ripartire. Per il momento dobbiamo pensare a dare stabilità a mia figlia di quattro anni.
Il futuro sarà ancora nel calcio?
L’unica cosa che potrei fare è l’allenatore dei portieri, ma non mi sono mosso per prendere il patentino. Potrei fare qualcosa di completamente diverso, oppure restare nello sport e aprire un centro.
Un centro fitness?
No, no. Non voglio dire niente, per scaramanzia.
La scelta di smettere è definitiva? Nemmeno se ti chiama la Roma a fare il terzo?
(Ride, ndr). Non andrei neanche alla Roma. Poi fare la riserva non fa per me. Sono contento di aver chiuso da protagonista, senza andare in panchina.
Hai chiuso tra l’altro da capitano.
Meglio di così…
La parata più bella della carriera?
Grosseto-Cittadella in B, stagione 2012/2013. Quella più bella in bianconero in Grosseto-Siena 0-0 dell’anno scorso.
A Siena era la prima volta che stavi con la famiglia?
No, anche alla fine dell’esperienza ad Ascoli e poi a Novara. Ma a Siena mia figlia era più grande, ha fatto il nido e il primo anno di asilo. Nell’ultimo periodo, quando non c’erano partite, tutte le domeniche andavamo a pranzo in Piazza del Campo. Mi piace il posto, le persone sono tranquille, nessuno ti rompe le scatole. La vedevamo come città giusta per far crescita la bambina. Che ancora oggi mi dice: “Quando torniamo a Siena?”
Magari in futuro vi rivedremo proprio a Siena.
Lo speriamo e immaginiamo.
(Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol