Esclusiva Fol – Crescenzi: “Concludiamo nel modo più decente possibile. Voglio rimanere e fare un campionato di vertice”
“Il mio obiettivo era chiudere la carriera facendo 4-5 anni in B. Invece ho vinto un campionato da capitano e poi sono rimasto fermo cinque mesi. Come si fa a raccontare una cosa del genere?”. Come nel calcio (ma anche nella vita) le cose possano cambiare in un attimo lo può spiegare bene Luca Crescenzi, passato da leader e protagonista della promozione in B del Como a emarginato, fuori rosa. A fine gennaio è ripartito da Siena, “perché ci sono già stato, perché mi piace la città, perché mi auguravo potessimo svoltare”. La svolta non c’è stata, la squadra deve ancora salvarsi, l’umore dell’ambiente è basso, e anche Crescenzi non ha potuto dare un grande contributo. “Nella prima parte di stagione, quando ero fuori dal progetto del Como, non ho mai avuto problemi fisici. A Siena avevo ripreso la condizione, ero riuscito anche a giocare due partite da titolare di fila. Poi è arrivata l’assurda squalifica”.
Due giornate perché, durante Siena-Lucchese, hai “tenuto una condotta antisportiva nei confronti di un calciatore avversario” colpendolo “con i tacchetti all’altezza della caviglia e della tibia con vigoria sproporzionata”.
Un antisportivo nel tentativo di giocare il pallone non l’avevo mai visto in tutta la mia vita. Ma è anche vero che quest’anno le abbiamo viste proprio tutte…
Il giudice sportivo aggiunge che “non si sono verificate conseguenze dannose a carico dell’avversario”.
Già, altrimenti è capace che mi dava 4-5 giornate. Lasciamo perdere.
Come stai adesso fisicamente?
Sto cominciando a stare discretamente. Sono integro, mi sono sempre allenato. Peccato solo che il campionato stia finendo.
Prima della partita col Gubbio Padalino fece capire di essere rimasto sorpreso, in negativo, della tua forma fisica. Disse che erano state date garanzie al tuo arrivo e la situazione in realtà era un’altra.
Al mio arrivo mi sono trovato spiazzato, ho avuto diversi problemi ad adattarmi al terreno dove ci alleniamo. Non ero abituato e nemmeno gli altri, basta vedere qualche infortunio muscolare di troppo. Non so cosa intendesse di preciso il mister. Era un momento difficile per la squadra e probabilmente c’era rimasto male, perché si aspettava da me e da altri un apporto significativo da subito. Anche per me non era una cosa bella stare fuori. Non è che ho avuto lesioni muscolari, si è trattato semplicemente di un periodo di adattamento. Poi sono arrivato e abbiamo giocato 7-8 partite in un mese, non abbiamo avuto il tempo di allenarci insieme.
A due partite dalla fine non resta altro che blindare la salvezza.
I risultati sono quelli che sono. Prima di arrivare ero a conoscenza delle difficoltà, delle sei sconfitte di fila. Pensare di fare due vittorie in questo momento risulta difficile, soprattutto per una questione mentale. Bisogna dare il massimo per noi stessi, per il Siena e per terminare nella maniera più decente possibile. Anche se sappiamo benissimo che rimarrà un’annata sotto le aspettative.
Perché la scelta Siena, a gennaio?
Ho scelto Siena, anziché accettare altre proposte, perché ci sono già stato, perché mi piace la città, perché sapevo che la squadra non stava rispecchiando in campo i veri valori. Mi auguravo che potessimo svoltare. E invece… appena tre partite vinte nel girone di ritorno. Bastava poco di più per fare i playoff.
Da capitano hai vinto la C1 col Como, per poi ritrovarsi fuori dal progetto. Come è possibile?
È molto semplice. Avevo un accordo verbale con la dirigenza. Vinto il campionato ci siamo lasciati con la promessa di firmare un rinnovo, a cifre diverse, a luglio prima del ritiro. Poi la data è stata posticipata a dopo il ritiro, poi ci è stato detto di iniziare l’anno in scadenza e di rinnovare, nel caso, in corso d’opera. Tanti compagni hanno accettato, io l’ho vista come mancanza di rispetto. Venivo da 33 partite, ero capitano, e soprattutto mi era stata data la parola. Ho sbagliato qualcosa a livello di comunicazione, poi mi sono ritrovato le proposte di Palermo, Padova e Entella, ma avevano le liste piene e potevano prendermi solo attraverso uno scambio. Il Como non ha accettato e sono rimasto fuori lista. A quel punto è volata qualche parolina di troppo.
Quanto rammarico c’è? Tornassi indietro cambieresti qualcosa?
Il rammarico è che è il secondo campionato vinto e pensavo, alla mia età, di chiudere la carriera in B. Tornassi indietro gestirei in modo diverso alcuni momenti ma non è semplice quando ti ci ritrovi dentro.
Cosa ti ricordi dei sei mesi a Siena nel 2013, con Mario Beretta?
Fu un’esperienza formativa. Avevo 21 anni, mi trovai molto bene anche se solo per poco tempo. Ho stretto un rapporto con tanti giocatori, da Valiani a Pulzetti. D’Agostino l’ho rincontrato tante volte, Mannini l’ho avuto a Pisa. C’erano Giacomazzi, Dellafiore. Ero chiuso da tanti giocatori più forti ed esperti e per questo andai via a gennaio.
Quello era l’ultimo A.C. Siena, di lì a poco il sistema sarebbe collassato. Adesso sembra un altro mondo.
La dimensione è diversa, i contratti sono diversi, anche se per la C ci sono tanti nomi importanti che hanno fatto la Serie A. Mi auguro che la situazione sia buona, ho scelto Siena per questi mesi ma anche per l’anno prossimo.
L’intenzione quindi è di rimanere?
La mia intenzione è di provare un campionato di vertice qui a Siena. Potevo andare al Renate che è quarto, o in altre squadre che mi hanno cercato, ma non hanno la stessa importanza del Siena. Ogni anno penso che in una serie come questa il Siena debba fare un campionato di alto livello.
(Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol