Esclusiva Fol – Bianchi: “Costretto ad andare via, non ero più felice. Ma Siena è nel cuore”
“Nonostante tutto ho un buon ricordo di Siena. Sono stato veramente bene, sia in città che con i compagni. I ragazzi hanno fatto un ottimo campionato e gli è stata negata la possibilità di giocarsela ai playoff. Mi è dispiaciuto sia andarmene che leggere le notizie di questi giorni. È terribile vedere una città come Siena, dove ci sarebbe tutto per far bene, in questa situazione”. Tommaso Bianchi parla per la prima volta da quando ha lasciato la Robur a gennaio, destinazione San Donato Tavarnelle. “No, non ho firmato clausole di riservatezza come successo a qualcun altro – racconta al Fedelissimo Online – non volevo parlare perché non volevo creare confusione intorno a me e al Siena. Non mi andava di dare troppa importanza ad atteggiamenti di alcune persone”.
Tommaso, partiamo dal tuo addio nella finestra di mercato invernale.
Mi è dispiaciuto, ma dovevo andare via per forza.
Problemi con Pagliuca o con Montanari?
Un po’ tutte e due le cose. Avevo problemi con l’allenatore, che venivano riportati alla società. Non potevo più restare in quella situazione. Andavo al campo e non ero più felice.
Il fattore scatenante risale a quei famosi giorni di dicembre in cui vi fermaste per solidarizzare con lo staff medico?
C’erano problemi con i loro pagamenti, era impossibile fare l’allenamento completo senza i fisioterapisti e il dottore. Così, di comune accordo con l’allenatore, decidemmo di lavorare solo in palestra, senza palla, per evitare contatti. Ma non c’entra nulla con la mia situazione, che era già critica da tempo.
Ti va di entrare nello specifico?
Ad ottobre, due settimane dal rientro dall’infortunio, mi è stato detto se potevo smettere di giocare e dare una mano allo staff. Arrivavo da un anno con 35 partite, mi sentivo carico, ho fatto di tutto per essere a disposizione. Per due mesi mi sono allenato con gli antidolorifici per un edema osseo nella caviglia, pur di essere partecipe e presente. È stata veramente dura cercare di andare avanti. Mi dispiace perché pensavo di poter dare il mio contributo. Non è stato possibile, il calcio è così.
Tante difficoltà anche nel primo anno.
I primi mesi pensavo si potesse costruire qualcosa di importante. Secondo me l’errore è stato mandare via Gilardino. In fondo eravamo quarti o quinti, nonostante le tante problematiche. Una squadra già fatta per la D è stata riassemblata in fretta e furia in 15 giorni prendendo giocatori fermi da mesi. Io stesso ero fuori rosa da quattro mesi a Novara, poi presi il Covid che mi fermò altri trenta giorni. Si è cambiato allenatore, poi è andato via il direttore sportivo e i preparatori, sono arrivati tanti infortuni per l’alternanza tra campo di allenamento e campo di gioco e una preparazione che tanti non avevano fatto. Siamo stati bravi a raggiungere la salvezza in maniera tranquilla.
Hai nominato il Novara, che visse una situazione simile a quella della Robur di adesso.
A giugno 2021 la società per una fideiussione errata non si era iscritta alla C, e fece ricorso al Tar e Consiglio di Stato. Ma almeno lì hanno dato la possibilità di ripartire dalla D con una nuova società.
Il futuro di Tommaso Bianchi?
La cosa che mi premeva era tornare ad allenarmi, a giocare e ad essere felice. Ho firmato col San Donato Tavarnelle per sei mesi ed è un peccato che siamo andati così vicini alla salvezza. Ora sono a casa a Follonica, sto aspettando una sistemazione perché mi sento ancora bene per giocare. Ho 35 anni, da gennaio ho giocato 16 partite più i playout, dimostrando di poter ancora competere in categoria.
Se il Siena ripartisse dalla D?
Sono aperto a tutto. Ripeto, a Siena sono stato bene, è vicino casa, la prenderei in considerazione. L’importante, e condivido le parole di Guberti al vostro sito, è che ci sia pulizia, un progetto serio, la voglia di ripartire da zero con persone che vogliono il bene del Siena.
(Giuseppe Ingrosso)
Fonte: Fol