Disanto: “Siena la piazza dove mi sono sentito più apprezzato. È finita nel peggiore dei modi ma spero sia solo un arrivederci”
“Avrei voluto scrivere qualcosa per racchiudere tutto quello che è successo, ma non basterebbero paginate intere”. Ci teneva in modo particolare che la serata a lui dedicata per la consegna del secondo Fedelissimo d’Oro consecutivo si realizzasse e vedesse la partecipazione del pubblico, per raccogliere l’abbraccio delle persone che in questi due anni lo hanno eletto a proprio beniamino. Per Francesco Disanto, del resto, il percorso in bianconero è stato particolare ma ha segnato un punto importante della sua carriera da calciatore: “Sono arrivato per fare la D, poi ho avuto la fortuna di rimanere. Ero il sesto attaccante e non mi vergogno a dirlo, ma sono uno che non si dà per vinto. Spero e penso di avervi dato ciò che sono io realmente. Parlo anche a nome dei miei compagni quando dico che abbiamo passato un anno che vale per sei, per tutto quello che è successo. La cosa importante – spiega – è che c’è stato un gruppo vero, che a gennaio avrebbe potuto tirare i remi in barca ma non lo ha fatto. È finita nel peggiore dei modi ma porterò sempre nel cuore questa città e sono sicuro che sarà un arrivederci”.
Sono passati già diversi mesi dalla fine del campionato, ma l’entusiasmo per la tua presenza è tangibile.
Mi ha fatto molto piacere. Ero in contatto con Lorenzo, avevamo fissato già da tempo questa serata. Purtroppo per altre vicissitudini non c’è stata l’occasione di venire. È sempre un piacere sentire che la gente è felice di vederti, vuol dire che durante l’anno hai lasciato delle belle emozioni.
Cosa ti porterai dietro di Siena?
In maniera particolare l’avermi fatto ritrovare la Lega Pro. Sono stati due anni difficili, due anni di tanti problemi ma anche di tante soddisfazioni, sia personali che di squadra. Posso solo ringraziare Siena e la gente, che fin dalle prime partite in cui sono subentrato mi ha subito voluto bene.
Si può dire che è la piazza in cui ti sei sentito più apprezzato?
Sì, ho trovato un posto che mi ha fatto veramente stare bene. Sono del parere che se le cose fossero andate in maniera più serena penso che anche la piazza ci sarebbe venuta ancora più dietro. Siena ha bisogno di calore e di serietà.
Dieci gol e sette assist: a livello di numeri è stata la stagione migliore della tua carriera.
Sono molto soddisfatto, poi si può fare sempre di più. Può sembrare la classica frase di circostanza ma è la realtà. Sicuramente sono stati dei gol che insieme al contesto di squadra ci hanno portato a raggiungere un risultato che per altre situazioni non è stato possibile raggiungere.
A metà stagione sembrava fossi ad un passo dall’addio.
A gennaio sarei andato via perché non riuscivo più a stare bene e questo mi faceva ancora più rabbia, perché qui stavo benissimo, sia con le persone che con la piazza. È un grande rammarico dover lasciare adesso, ma spero che sia solo un arrivederci.
Prima ancora che per questa stagione, il rimpianto più grande è che forse c’erano davvero le basi per arrivare in futuro ad ottenere un risultato ancora più significativo. Concordi?
Sì, soprattutto vedendo come eravamo partiti. L’unione di questo gruppo non l’avevo ritrovata da nessun altra parte. L’impressione era quella di essere molto affiatati, non prendevamo mai gol. In altre squadre in cui avevo raggiunto piazzamenti migliori non avevo mai provato queste sensazioni. È un vero peccato per come sia andata a finire.
Cosa attende adesso Disanto? C’è la possibilità di vederti salire un ulteriore gradino?
Sarebbe la soddisfazione più grande e il regalo più bello per me. Dopo due annate difficili, in cui sono consapevole di aver dato tutto, sarebbe il giusto premio. So che non è facile, perché purtroppo il fattore età e l’essere arrivato tardi un po’ mi condannano. Ma come non mi sono dato per vinto prima non lo farò ora. Se non dovesse essere quest’anno, ci riproverò l’anno prossimo.
Qual è stato il momento più bello vissuto in bianconero?
Il gol con la Reggiana. È vero che eravamo ancora all’inizio, ma ritrovarsi in cima alla classifica, battendo la favorita per la vittoria del campionato, che poi ha vinto, è stata una sensazione bellissima.
Quello più brutto?
Non saprei, perché ce ne sono stati tanti quest’anno. Uscire ogni volta da questi momenti era la cosa più difficile di tutte.
Cosa vi ha fatto più male?
La paura del futuro, il non sapere cosa potesse succedere. E poi il mancato rispetto a livello umano. Penso non ci sia niente di più brutto di dire una cosa e poi non mantenerla. Ci rimani doppiamente male.
Anche l’anno precedente era stato complicato, ma forse non fino a questo punto.
Era stata una stagione difficile, con tanti cambi di allenatore, ma se non altro eravamo più consapevoli di come stavano le cose. Quest’anno non sapevamo niente di niente.
Cosa vuoi dire ai tifosi bianconeri?
Gli auguro il meglio perché ho visto gente appassionata, che si vede ha fatto categorie superiori e che ritrovandosi in una categoria minore vuole provare ad uscire. Invece di provare ad uscire però si trova ogni volta ancora più incatenata e soffre ancora di più. Spero che le cose si risolvano e che la Robur possa tornare quanto prima nei palcoscenici in cui è sempre stata.
(Jacopo Fanetti)
Fonte: Fol