CALAIO’: CON LA MAGLIA DELLA ROBUR LA MIA CONSACRAZIONE

Emanuele Calaiò considera i suoi quasi 28 anni, quelli della completa maturità e la seconda stagione con la Robur quella della sua possibile consacrazione. Così, se di primo acchito, l’accostamento può sembrare schizofrenico, la lettura più approfondita delle parole dell’Arciere, non rivela altro che la sua sicurezza ritrovata e la speranza di dimostrare a tutti ciò che sa e vuole essere.

Calaiò, una partita e subito una doppietta: chi ben comincia…
“E’ a metà dell’opera… Speriamo sia davvero così. Siamo partiti bene, ottenendo un grande risultato contro una diretta concorrente nella lotta alla salvezza. Adesso dobbiamo stare molto attenti e dare continuità a quanto di buono fatto. Siamo un buon gruppo, unito e compatto, e anche se se ne sono andati giocatori importanti, i nuovi arrivati, tutti bravi ragazzi, stanno dando il loro contributo”.
La sua è stata una crescita costante: da quando è arrivato a oggi non si è più fermato.
“Quando sono arrivato a Siena non stavo benissimo. I primi mesi ho dovuto carburare. Ho sempre detto che era un problema di forma fisica, atletica, oggi lo confermo. Dal girone di ritorno ho ritrovato la condizione e ho iniziato a segnare. Non ho avuto infortuni e in estate, durante il ritiro, conoscendo già il metodo di lavoro dello staff, ho ripreso da dove avevo lasciato. Sto raccogliendo i frutti del lavoro”.
L’arrivo di nuovi attaccanti quanto l’ha stimolata?
“Già sapevo che con la partenza di Kharja una punta sarebbe arrivata. Paolucci è un buon giocatore, un opportunista in area, sta forse soffrendo fisicamente per la diversa preparazione di Catania. Come è successo a me l’anno scorso. Reginaldo ha già iniziato a dare il suo contributo in gol. Logico: è stimolante per tutti, come la passata stagione fu l’arrivo di Amoruso. Il nostro compito è farci trovare sempre pronti, perché nessuno ha la maglia titolare e il mister sceglie gli uomini settimanalmente in base all’avversario di turno. Per conquistarti il posto devi lavorare”.
Si è parlato tanto di una sua possibile partenza questa estate nel caso Giampaolo non fosse rimasto…
“L’ho letto anche io sulle diverse testate giornalistiche, ma non c’è mai stato niente di vero. A Siena sto bene, lo ripeto all’infinito e anche se Giampaolo se ne fosse andato, sarei rimasto. Dico di più: nell’affare Zuniga, cosa che poi non si è concretizzata, la società voleva addirittura comprare tutto il mio cartellino. Sono ben contento di vestire questa maglia e anche se qualche squadra mi ha cercato la mia ferma volontà era rimanere. Con il mister in panchina a maggior ragione”.
Cosa si aspetta da questa stagione?
“Di giocare con continuità per dimostrare il mio valore. A gennaio compirò 28 anni, sono maturo: spero che quest’anno arrivi la mia consacrazione, quella che rincorro da tanto tempo. Ambisco a qualcosa di più importante”.
Cioè?
“Giocare con continuità, senza pause, trovando la forza di non abbattermi mai. Riuscire a segnare un buon numero di gol, magari arrivare in doppia cifra, per entrare nella categoria degli attaccanti come Acquafresca e Quagliarella il cuo nome è sempre in neretto nella classifica marcatori. Non voglio fermarmi alle solite quattro-cinque reti. Per me stesso e per il bene del Siena”.
Domenica verrà a farvi visita la Roma: che partita sarà?
“Una bella battaglia. I giallorossi arriveranno avvelenati: hanno perso le prime due partite, non stanno benissimo fisicamente, ma dovranno darsi una scossa per riprendere la posizione che compete loro. Con Ranieri avranno trovato nuove motivazioni, oltre a nuovi metodi di lavoro. Sarà una Roma diversa, determinata. Ma noi, lo stesso, per raggiungere la salvezza, dobbiamo superare al meglio anche questo test. Il mister sta preparando benissimo la partita. I nostri avversari non avranno vita facile”.
In che cosa si avvertirà di più il cambio del mister?
“I giocatori che non vedeva Spalletti, vorranno mettersi in mostra per conquistare il nuovo allenatore. Spalletti e Ranieri, poi, sono due tecnici tecnici molto diversi: il primo proponeva un calcio più spumeggiante a livello tattico ed era molto meno pignolo. Il secondo preferisce un calcio più solido e presta la massima attenzione alla tattica”. (Angela Gorellini)

Fonte: Fedelissimo on line