“Blues senza casa” – News e approfondimenti sull’Eccellenza toscana a cura di Francesco Benincasa
La “questione stadio” torna a far preoccupare i tifosi della Robur che in settimana, a davvero pochi giorni da quello che poteva essere la fine di un incubo, si sono visti proiettare ulteriormente in avanti la data di “rientro a casa” al Rastrello. Tra le polemiche di Magrini e una situazione del Franchi indecorosa per la città, guardandosi intorno ci accorgiamo che non solo il Siena sta vivendo una situazione “folle”.
Tra le società che stanno lottando per avere fissa dimora troviamo lo Scandicci.
I blues, infatti, hanno visto “perdere” il Turri in estate e adesso si trovano costretti a disputare le partite casalinghe al “Bartolozzi” che, con tutto il rispetto che dobbiamo avere per qualsiasi impianto sportivo che può ospitare una manifestazione, non è degno per una società che fino lo scorso anno (e per gli ultimi 16) ha militato in Serie D.
Procediamo con ordine: da anni a Scandicci tutti sapevano che nell’area del Turri doveva sorgere un “qualcosa di nuovo”. Come sempre accade in queste faccende, tra burocrazia e tempi comodi, la questione era diventata lunga e macchinosa e la società era in attesa.
Poi la svolta, quasi di punto in bianco, arriva l’8 agosto 2022 quando viene deciso che “l’impianto sportivo verrà demolito per lasciare spazio alla nuova scuola Fermi”. Dopo questa notizia, a prendere parola sulla questione fu subito il presidente dei Blues. Fabio Rorandelli mise in allerta tutti dicendo che non costruire un nuovo stadio prima della demolizione del Turri avrebbe messo a serio rischio il futuro della società, frenando la loro ambizione di arrivare nei professionisti. “Il tema stadio non può essere lasciato da parte in una città da oltre 50 mila abitanti che produce il più alto livello di lusso nel mondo, una città che crescerà tanto nei prossimi anni a livello industriale e culturale.”
La situazione non migliora e lo Scandicci lo scorso anno, probabilmente condizionata anche dal problema stadio, retrocede in Eccellenza. A fine stagione la Società viene costretta a lasciare il Turri entro il 30 luglio 2023 e successivamente a trovare una nuova sistemazione.
E qua arriva un nuovo problema. Il Comune, come detto, non ha mai dato un’alternativa valida per un impianto nuovo, individuando in quello di San Giusto una locazione temporanea.
La faccenda cambia e, come da regolamenti comunali, serve dare il via ad una gara per l’assegnazione. Ed è proprio sull’assegnazione della gestione dell’impianto di Signano che nascono nuove perturbazioni. Con una nota ufficiale infatti lo Scandicci Calcio critica l’operato dell’amministrazione comunale, in quanto le società del Ponte Rondinella e dell’Affrico hanno partecipato alla gara per l’assegnazione, cosa legittima per entrambe, ma in totale controsenso in quanto non società fortemente legate del territorio.
“Troviamo curioso il fatto che l’amministrazione nel formulare la gara non abbia voluto dare alcun valore alla storia della società gestrice ed alla territorialità” – aveva sottolineato la società in un lungo messaggo.
Ad agosto 2023, lo Scandicci si aggiudica il bando per la gestione dell’impianto che gestirà per i prossimi 12 anni. Ovviamente, il campo a San Giusto ancora non è pronto per ospitare il campionato nazionale dilettanti e addirittura sembrerebbero esserci ritardi nell’assegnazione dei lavori per il nuovo sintetico.
Così a settembre i Blues si ritrovano al “Bartolozzi” senza però certezze per il loro futuro. “Per il Comune non esistiamo…“Non sappiamo dove giocheremo, sembra che lo stadio per l’amministrazione non esista…” – ha “urlato” il presidente Rorandelli su La Nazione poco meno di 20 giorni fa.
Quella di Scandicci probabilmente passerà alla storia come una delle operazioni urbanistiche più bizzarre: demolire l’unico stadio cittadino omologato per la serie D per trasferirci una scuola che la sede la ha già da anni.
Problemi di stadio assolutamente diversi quelli che legano Siena e Scandicci, ma che alla fine, probabilmente, accomunano tante società, dilettantistiche e non solo, che si vedono costrette a giocare in strutture vecchie o non adatte ai loro progetti di crescita.
(Francesco Benincasa)
Fonte: Fol