Ardito: “Servono persone che vogliono il bene della Robur, come vent’anni fa”
Tra i ‘registi’ della serata di domani dedicata ai 20 anni dalla promozione in A c’è Andrea Ardito, che tempo fa ha creato una chat con i vecchi compagni di squadra, per coinvolgerli nell’iniziativa. “Ormai adesso è una consuetudine avere una chat, ma quando abbiamo vinto noi nel 2003 Whatsapp non esisteva nemmeno. Siamo rimasti molto legati come squadra, è stato bello risentire anche chi era più lontano come Pinga, Taddei e Akassou”, spiega l’ex centrocampista bianconero, tra i protagonisti di quell’impresa calcistica.
“Abitavo in Salicotto, vivevo la città ad ogni ora del giorno. La cosa bella di quella stagione è che vedevi tantissima gente che piano piano iniziava a credere in qualcosa di unico, mai successo nella storia, e quell’entusiasmo lo trasmetteva a noi giocatori – ricorda Ardito a “Al Bar dello Sport”, trasmissione sportiva della Gazzetta di Siena – fu la vittoria delle idee, dell’unione delle forze, di un senso di appartenenza che quando si crea può fare cose impensabili. So che il Siena sta passando un momento buio, e spero si possa risolvere tutto. Ma se è necessario un nuovo ciclo, spero ci saranno i presupposti per portare persone che vogliono bene a Siena, che sono attaccate alla maglia e che vogliono far qualcosa di grande per questa società. Questa fu la base di vent’anni fa e questa deve essere la base anche oggi”.
L’anniversario della promozione si è tenuto mercoledì, a vent’anni esatti dalla Notte di Genova, il 24 maggio 2003. “Il Genoa era stato appena preso da Preziosi, che era stato il mio presidente l’anno prima a Como, e per loro era l’ultima spiaggia per salvarsi. Partirono forte, segnarono su calcio d’angolo. Noi eravamo un po’ contratti. Poi subii un brutto fallo a centrocampo, uscii in barella pensando che mi fossi rotto il ginocchio. Quell’episodio fece venir fuori la forza del gruppo. Negli spogliatoi a fine primo tempo ci fu un patto tra di noi, di andarla a vincere e di prenderci la promozione già quella sera”.
Tutto iniziò a Palazzo Pubblico, alla presentazione della squadra, con De Luca che tirò fuori la maglietta della Lucida Follia, dichiarando di voler andare in A. “Non ero presente quel giorno, arrivai il giovedì prima dell’esordio in campionato perché ero a Bologna a giocare l’Intertoto – commenta Ardito – non sapevo dell’obiettivo che aveva in testa il presidente. Quando mi chiamò Ricci voleva fare una squadra competitiva, ma non avevamo in mente l’obiettivo. Piano piano capimmo che oltre all’unità c’erano anche dei valori importanti”. (G.I.)
Fonte: Fol