ANTONIO CONTE: IL SIENA, LA JUVE E TUTTO IL RESTO…
Antonio Conte rappresenta un importante tassello della storia juventina. A Siena ha mosso i primi passi da allenatore, come vice di De Canio. Due esperienze diverse, lo stesso esaltanti. Sono però ormai cinque anni che ha appeso le scarpette al chiodo e i ricordi più vivi sono quelli vissuti in panchina più che nelle battaglie sul campo. Vicecampione del Mondo nel ’94 e Vicecampione d’Europa nel 2000, per Lippi nutre un profondo rispetto, “è stato lui che ci fa essere ancora Campioni in carica”. A Siena ha lasciato tanti amici e con loro la speranza di poter di nuovo vedere una partita dal basso. Dal bordo del campo e non dalla tribuna, come gli capita quando, volentieri, decide di tornare.
Partiamo dal presente: che partita sarà Juventus-Siena?
“Sulla carta non dovrebbe esserci partita. Una grande squadra affronta in casa il fanalino di coda. Credo che in realtà la sfida potrebbe riservare delle sorprese: il Siena sta attraversando un ottimo periodo e nelle ultime gare ha dimostrato di non meritare l’ultimo posto. Per simpatia mi auguro che possa farcela. Nel calcio guai a dare un risultato per scontato”.
Da avversario: quale giocatore vorrebbe togliere all’una e all’altra squadra?
“Al Siena Maccarone, di sicuro. E’ un giocatore che mi piace tantissimo e non nego che mi sarebbe piaciuto portarlo a Bari quando allenavo lì. Il prezzo però era troppo elevato. Alla Juve è difficile… Già il fatto che non ci siano Chiellini e Buffon è un vantaggio per la Robur…”.
Tra i giovani del Siena c’è qualcuno su cui punterebbe?
“Ho sentito parlare un gran bene di Ekdal. A me piace molto Larrondo: si sta affacciando adesso al campionato italiano, ma ha le qualità giuste. Anche Ghezzal è un giocatore molto interessante”.
Quale, secondo lei, il motivo che ha reso così complicata la stagione di Juve e Siena?
“Non può esserci una sola motivazione. Quando le annate vanno storte è perché una serie di concause fa precipitare la situazione. Secondo me, però, entrambi i club hanno ancora la possibilità di invertire la tendenza: c’è tutto il tempo perché i torinesi riescano a centrare un piazzamento per la Champions e vincere la Uefa e perché il Siena possa salvarsi”.
Cosa si porta dentro della Vecchia Signora e della Robur?
“La carriera da calciatore ormai è sepolta, perché dal momento che ho deciso di iniziare una nuova avventura, con il passato ho dovuto chiudere. Siena rappresenta una tappa fondamentale del mio cammino, perché è da lì, seppur da vice, che ho iniziato la professione di allenatore. Dico sinceramente che mi sarebbe piaciuto rimanere, magari con una promozione a primo. Non è successo, ma mai dire mai nella vita. In società, in squadra, tra i tifosi, ho ancora tanti amici che quando posso torno a salutare. Lo faccio anche adesso, augurando ai senesi tutto il bene possibile”.
Guardando l’attuale classifica, si aspettava di vedere Bari e Atalanta, sue due ex squadre, nella posizione in cui sono?
“Per il Bari sono molto contento: l’ossatura della squadra è la stessa che l’anno scorso ha centrato la promozione. Per quanto riguarda l’Atalanta non credevo che ci fossero così tanti problemi: quando c’ero io, la media era quella della salvezza. Purtroppo però quando ti accorgi che non ci sono i presupposti per poter attuare ciò che vuoi, è giusto farti da parte, anche per tutelare i tuoi interessi”.
Su quale squadra, le ultime tre, devono fare la corsa?
“Con la vittoria di ieri il Catania ha dato alle altre una bella botta psicologica. L’Udinese è in una posizione che non le compete. Ha giocatori di qualità. Ho visto le ultime due gare dei friulani, non sono candidati alla retrocessione. Dico la Lazio: mentalmente è quella che rischia di più, perché non è abituata a dover lottare per la salvezza. Credo che a Roma nessuno si aspettasse una cosa del genere. Se domani non dovessero battere il Bari, per i biancocelesti, sarebbe davvero dura”.
Condivide le scelte di Lippi?
“E’ lui il selezionatore e le sue scelte devono essere condivise. Fosse solo per rispetto della categoria. Dobbiamo fidarci di lui: ci siamo dimenticati troppo presto di ciò che ha fatto. In Italia è così, se non si fa polemica su tutto non siamo contenti”.
Ce la farà l’Italia?
“E’ molto più dura che in Germania. Quattro anni fa la squadra era composta da giocatori nel pieno della maturità. Oggi la squadra è composta da giocatori alle loro ultime apparizioni”.
Ce la farà la Robur?
“Sarà dura, ma ripeto: attenzione alle sorprese”. (Angela Gorellini)
Fonte: Fedelissimo on line