Altro che il rombo, questo è il momento del quadrato

Le sconfitte con Trastevere e Badesse sono indescrivibili. Bene, adesso che abbiamo trattato l’argomento passiamo ad altro. Di quello che è successo sul campo ne abbiamo già parlato abbastanza, e di certo non positivamente. Colpa di più fattori, sicuramente più psicologici che tecnici. Già, gli ultimi venti giorni sono stati di fuoco tra porte girevoli, scellerate scelte arbitrali e un’astinenza dai tre punti che dura da troppo. Un casino. Anzi, per essere ancora più diretti, un troiaio che poteva essere evitato. Si è passati dall’idilliaca arca di Noè a una torre di Babele in cui l’unica salvezza è una manna dal cielo chiamata mercato. Si, perché le trattative saranno “variabile fondamentale” come diceva Gilardino. Su questo aveva ragione, su altro un po’ meno. Ma pensiamo al presente.

In questi ultimi giorni di annunci, diversi nella forma ma non nella sostanza, ne abbiamo visti e sentiti diversi. Bene, adesso sarebbe ora di passare ai fatti. Quando si dice di “tre rinforzi dalla Serie C”, andrebbe ricordata una piccola e importantissima regola che, di fatto, limita le discese dei calciatori professionisti nei dilettanti e che chi parla (forse anche troppo…) dovrebbe conoscere. Un calciatore tesserato come professionista non può essere tesserato come dilettante prima che siano trascorsi almeno 30 giorni da quando abbia disputato la sua ultima partita come professionista. Tradotto: per un club di Serie D è complicato pescare dai professionisti, ovviamente previa risoluzione, nella sessione invernale. Le eccezioni sono rappresentante da reduci da un infortunio o fuori lista per scelte societarie, giocatori che richiederebbero un periodo di adattamento più lungo. E allora un’alternativa. Perché non guardare alla Serie D? I giocatori di peso, ex professionisti e non, non mancano in nessun ruolo e sicuramente ci sarebbero meno ostacoli, di livello burocratico e non, da superare. Inoltre il mercato chiude il 26 febbraio, non tra pochi giorni. Meglio un giocatore reduce da un mese di stop o uno esperto della categoria? La risposta sembra ovvia.

Un’ultima cosa. Lo spettacolo visto in scena a Badesse è stato penoso e di cattivo gusto, una mancanza di rispetto per tutti. E non mi riferisco a quanto fatto in campo dalla squadra, loro sono le vittime, bensì al rimpallo di voci tra panchina e tribuna. Tra l’altro in lingua straniera. Un problema comunicativo che ha mandato in cortocircuito i bianconeri. Era davvero necessario? Non c’era un altro modo? Credo di si, ma parlare del passato è inutile e dunque pensiamo al presente: la sfida in casa del Montevarchi. Una squadra con un attacco pesante e qualche lacuna dietro, un avversario contro cui più che il “rombo” servirà il quadrato inteso come compattezza, carattere e spirito di sacrificio. La promozione in Serie C è ampiamente alla portata, specie in un girone dove – ammettiamolo – non si vede una reale concorrente e in cui, così come tutti gli anni, molte squadre molleranno la presa nel momento topico. Sui perché basterebbe rifletterci un attimo e pensare in termini economici. Se il Siena vuole davvero andare in Serie C, allora un piccolo consiglio non richiesto: smettete di complicarvi la vita e passate ai fatti.

(Giacomo Principato)

Fonte: Fol